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Mimė metallurgico ferito nell'onore -

Regia:Lina Wertmüller
Vietato:No
Video:Multivision, Golden Video, Nuova Eri, Videopiu' Entertainment (Collection)
DVD:
Genere:Drammatico - Sociale
Tipologia:Il lavoro
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Lina Wertmüller
Sceneggiatura:Lina Wertmüller
Fotografia:Dario Di Palma
Musiche:Piero Piccioni
Montaggio:Franco Fraticelli
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Agostina Belli, Luigi Diberti, Turi Ferro , Elena Fiore, Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Tuccio Musumeci, Ignazio Pappalardo
Produzione:
Distribuzione:Collettivo dell'Immagine - Cineteca Nazionale
Origine:Italia
Anno:1972
Durata:

121'

Trama:

Mimė, per le sue idee politiche di sinistra, viene licenziato e si vede costretto a separarsi dalla giovane moglie Rosaria per partire alla volta di Torino in cerca di fortuna; qui viene accolto dall'Associazione Fratelli Siciliani, che gli trova lavoro come edile e gli offre alloggio. Ben presto Mimė si rende conto che la pseudo-organizzazione assistenziale altro non č che una propaggine mafiosa creata per coprire una serie di attivitā illecite. Riesce a farsi sistemare dai potenti fuorilegge in un'industria metallurgica. Allaccia una relazione con una ragazza lombarda, Fiore, dalla quale ha un figlio. Trasferito nella natia Catania, Mimė si barcamena tra l'amante e la moglie, la quale gli confessa di attendere un figlio da un brigadiere della Finanza. Mimė vendica l'affronto seducendo la moglie del brigadiere, Amalia. Allorché Mimė rivela beffardamente al brigadiere di essere responsabile della prossima maternitā di Amalia, un sicario mafioso, nell'intento di proteggerlo dalle reazioni del brigadiere, uccide quest'ultimo. Mimė viene ben presto scarcerato grazie all'influenza della mafia: all'uscita trova Rosalia e Fiore con i rispettivi figli, cui d'ora innanzi dovrā badare. Divenuto galoppino elettorale di un noto esponente mafioso, Mimė sarā abbandonato da Fiore - l'unica donna che egli veramente ami -, disgustata dalla trasformazione ideologica subita da Mimė.

Critica 1:Carmelo Mardocheo (G. Giannini), operaio siciliano, emigra con la moglie (A. Belli) a Torino, si fa l'amante (M. Melato) e, ingiustamente accusato dell'omicidio di un brigadiere, diventa un accolito della mafia. La metamorfosi di Mimė da sottoccupato del Sud a operaio evoluto del Nord č apparente "e nella mobilitā dell'aggettivo 'apparente' l'autrice coglie tutto il potenziale comico e drammatico del personaggio" (Tullio Kezich). Commedia col motore a turbo, straripante di invenzioni, effetti, effettacci in cui L. Wertmüller mise a punto il suo agitato stile grottesco e Giannini il suo personaggio di balordaggine stordita che poi avrebbe ripetuto anche troppo spesso, in coppia con la duttile Melato e con altre pių belle e meno brave attrici. Grande successo.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:C'č dentro tanto, in Mimė, troppo. La Wertmüller dice che si tratta di un film politico, in quanto č una “parabola del falso progresso”. E' vero che si tratta di una parabola, quella tracciata dal “boomerang” che torna al punto da cui parte (quando non raggiunge il bersaglio). Per lo meno per quanto riguarda la sorte (esemplare) del protagonista.
Tipico elemento in bilico tra l'arretratezza di un costume isolano dominato dall'ignoranza e dalle paure ataviche, e il miraggio di un comportamento basato sulla salvaguardia della propria dignitā offerto da una societā “evoluta”, Mimė č un siciliano sensibile alle condizioni esistenziali in cui si muove e tenta di riscattarsene. Vede lucidamente da che parte sta la sopraffazione, che sfrutta l'ignoranza ancestrale delle popolazioni, ed č questo suo senso impotente della giustizia - pių che il desiderio di migliorare il suo tenore di vita - a spingerlo alla rivolta individuale, cioč a quel tipo di rivolta che č la fuga, il cambiamento di registro. Eccolo dunque al Nord, in uno dei vertici dei triangolo industriale: ma qui deve fare ancora i conti con la lebbra da cui ha creduto di guarire semplicemente prendendo un treno.
La mafia, nel Nord, si č mimetizzata, ma Mimė la conosce bene (la Wertmüller ha addirittura configurato il fenomeno attribuendogli dei segni esteriori di riconoscimento: i tre nei che tutti gli appartenenti alla “famiglia” portano sulla guancia destra. E Mimė, questi nei, li vede sulla faccia di capoccia, sindacalisti, magistrati ... ). Insomma le forze di quel potere sotterraneo che l'hanno spinto a cambiare aria se le ritrova davanti sotto altre forme e in maniera pių subdola e pericolosa; qui, anzi, queste forze sembrano a poco a poco investire addirittura l'ufficialitā delle strutture, il potere costituito. Mimė, che si illude di essersi “civilizzato” quando č diventato un “metallurgico” efficiente rotella del grande Nord industriale, preparato a questo tipo di pressione, e soccombe su tutti i fronti. Nell'ultima inquadratura lo vediamo, abbandonato dalla sua donna e dall'amico progressista, mentre sta facendo propaganda politica per far eleggere il capo-mafia (lo stesso contro il quale in passato aveva cercato di opporsi): in “campo lunghissimo” eccolo rincorrere inutilmente il camioncino dei due testimoni del suo passato “adulto” che si allontana sempre di pių, e poi fermarsi, piccolo e nero in mezzo ad una grande salina bianca, silenzioso nel vento che soffia, dopo che anche le note dell’inno “Fratelli d'Italia” si sono estinte (nella colonna tutte le volte che entrano in ballo i mafiosi – i “fratelli siciliani” - ironicamente si cita “Fratelli d’Italia”). Insomma Mimė resta solo, abbandonato e dannato, a piagnucolare su se stesso, paradigma vivente di una sconfitta, ricaduto nella barbarie dopo l'illusione del volo “progressista”.
Che significato dare a questa sconfitta? Vi si puō attribuire il senso di una condanna non soltanto verso la mafia, ma verso tutta una mentalitā prevaricatrice che basa il potere sull'abuso, e che annichilisce gli individui svuotando di forze anche quelli che hanno una testa e una coscienza. Una sconfitta, dunque, che serve per additare allo spettatore metodi e idee delle forze retrive della nazione, e configurarne, in nome dei valori democratici, la condanna. (…)
Autore critica:Ermanno Comuzio
Fonte critica:Cineforum n. 115-116
Data critica:

7-8/1972

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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