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Tilai - La legge - Tilai

Regia:Idrissa Ouedraogo
Vietato:No
Video:Columbia Tristar Home Video
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:La condizione femminile
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Idrissa Ouedraogo
Sceneggiatura:Idrissa Ouedraogo
Fotografia:Pierre Laurent Chenieux, Jean Monsigny
Musiche:Abdullah Ibrahim
Montaggio:Luc Barnier
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Mariam Barry (Bore), Roukietou Barry (Kuilga), Ina Cisse' (Nogma), Mamadou Ganame (Ganame), Assane Ouedraogo (Kougri), Mariam Ouedraogo (Koudpoko), Moumouni Ouedraogo (Tenga), Rasmane Ouedraogo (Saga), Seydou Ouedraogo (Nomenaba), Sibidou Sibide (Poko), Kogre Warma (Maiga)
Produzione:Waka Films (Svizzera) - Rhea Films (Francia) - Les Film de l'Avenir (Burkina Faso)
Distribuzione: Lucky Red - Coe
Origine:Burkina Faso - Francia - Svizzera
Anno:1990
Durata:

83’

Trama:

In un piccolo villaggio del Burkina Faso, ancora retto dalle dure leggi tribali, torna Saga, un uomo ancora giovane che è stato assente due anni, per ritrovare la propria fidanzata, Nogma. Costei, nel frattempo, è stata costretta a diventare la seconda moglie del padre di lui e ora i due giovani, che si amano ancora, sono separati per sempre, perchè, secondo la legge, un rapporto fra loro sarebbe, oltre che adultero, anche incestuoso. Saga, che si sente tradito da tutti, non vuole accettare questa situazione, come il padre gli ordina, e si costruisce, con l'aiuto del fratello minore, Kougri, una capanna poco lontana dal villaggio, dove presto Nogma, con l'aiuto della sorella Kuilga, va a raggiungerlo di nascosto: i due si amano, finchè vengono scoperti. L'incestuoso Saga viene condannato a morte, secondo la legge, e suo fratello viene scelto dalla sorte per ucciderlo. Ma Kougri, incapace di uccidere Saga, finge di averlo fatto e lo lascia fuggire, col patto che egli non ritorni più al villaggio, dove sarà creduto morto da tutti. Saga va a vivere con una zia che lo ama molto, mentre Nogma è scacciata dal padre, che si impicca, perchè disonorato da lei. Intanto Kougri, pur tormentato dal rimorso di non aver ucciso Saga, avverte Nogma che il suo amato è vivo: la donna lo raggiunge presso la compiacente zia, alla quale viene presentata come moglie del nipote. I due innamorati trascorrono un periodo felice allietato dalla gravidanza di Nogma. Avvertito che sua madre è morente, Saga, senza pensare alle conseguenze, parte per rivederla, inseguito da Nogma, distanziata a motivo della gravidanza. Saga arriva al proprio villaggio nel momento in cui si volge il funerale della genitrice. La sua presenza disonora Kougri davanti a tutti, e questi è perciò costretto ad uccidere subito il fratello, dopo averlo rimproverato di aver mancato al patto di non tornare mai. Mentre Saga giace sul cadavere della madre, anche Nogma giunge al villaggio e Kougri, vedendola di lontano, la evita. Certo anche per lei ci sarà una dura punizione.

Critica 1:Dopo due anni di assenza Saga (R. Ouedraogo) torna al suo villaggio e apprende che Nogma (I. Cissé), sua fidanzata, è stata costretta a diventare la seconda moglie di suo padre. I due sono ancora innamorati. Per i costumi del villaggio (tilai = legge) è un incesto. Saga deve morire per mano di uno del villaggio, estratto a sorte. Tocca a suo fratello Kougri (A. Ouedraogo) che lo lascia fuggire con la matrigna. Epilogo tragico. Terzo film di I. Ouedraogo (1954) in apprezzabile equilibrio tra azione e psicologia, narrazione e descrizione. Il tema di fondo la lotta dell'individuo per la propria libertà contro le regole della società nasce dal racconto, non gli è imposto dall'esterno. Gran premio della giuria a Cannes 1990.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Siamo in una piccola comunità africana e assistiamo al ritorno dopo lungo tempo di Saga; l'uomo ha lasciato la fidanzata andandosene e ora viene a scoprire che suo padre ne ha fatto la sua seconda moglie. Deluso si isola, ma il fuoco rinasce e i due si incontrano di nascosto. A questo punto la tragedia si compie: il padre di Saga, sentendosi disonorato, si uccide: è la legge del villaggio. Recitato bene e diretto con sobrietà il film è un buon esempio di come il cinema africano ancora sconosciuto in occidente si sia in questi anni arricchito tecnicamente e artisticamente. Ha vinto il Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes.
Autore critica:
Fonte critica:provincia.venezia.it
Data critica:



Critica 3:Come nel precedente Yaaba, il cinema di Ouedraogo s'impone per la sua semplicità, la sua purezza d'ispirazione e d'espressione: un cinema che sembra ormai fuori dalla portata, per gli itinerari intellettuali che lo condizionano, del cinema dell'Occidente.
La legge in questione è quella ancestrale che invita alla poligamia ma non all'incesto. E la storia d'amore del protagonista, che fugge con la più giovane delle mogli del proprio genitore, non può sfuggire ai pregiudizi ancestrali che la fanno concludere in un'assurda tragedia. Ouedraogo non è Cissé: non si rifugia nella magia (altra arma nelle mani della fantasia africana) per raccontare la sua storia. Ma nella stilizzazione del racconto, nella scansione dello spazio, nella semplificazione dell'aneddoto e della progressione drammatica. Non da ultimo, nella grazia delicata dei comportamenti finimente osservati. E nell'humour implacabile: come in quella battuta memorabile nella quale gli inseguitori degli amanti nella savana interrogano un passante: "Scusate, non avete visto passare un nero molto alto?"
Questa trasgressione che il destino si premura di giustiziare poteva assurgere ai toni sublimi, ed accademici, della tragedia greca cara alla nostra civiltà. Se mantiene quelli della favola quotidiana, dell'intreccio da commedia dell'arte primitiva è perchà la scrittura di Ouedraogo la riconduce continuamente alla sua essenzialità stilistica. Come in Yaaba, la rappresentazione non conduce alla contemplazione, al Mito o al simbolo: ma rimane costantemente aderente all'uomo ed al suo ambiente, quasi etnograficamente, alla maniera di Flaherty o di Murnau. Anche se nella vicenda la trasgressione fallisce, la rappresentazione, nel film, si afferma come il contrario della sottomissione. Ed i protagonisti, nel loro rifiuto come nella loro accettazione dei costumi secolari, affermano la loro partecipazione ad un mondo contemporaneo e moderno, che il tono anti-celebrativo della visione registica costantemente reclama.
L'Africa, ci dice Ouedraogo che aveva intitolato il suo primo film La scelta, è ormai padrona del proprio destino. Affrancata dall'alibi della tradizione, nell'epoca in cui è ognuno è confrontato alle proprie scelte.
Autore critica:Fabio Fumagalli
Fonte critica:rtsi.ch/filmselezione
Data critica:

28/6/1990

Libro da cui e' stato tratto il film
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Autore libro:

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