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Ultimo lupo (l') - Wolf Totem

Regia:Jean-Jacques Annaud
Vietato:No
Video:
DVD:Notorious Pictures
Genere:Avventura
Tipologia:Natura e ambiente
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:dal romanzo di Jiang Rong
Sceneggiatura:Alain Godard, Jean-Jacques Annaud, Lu Wei (III), John Collee
Fotografia:Jean-Marie Dreujou
Musiche:James Horner
Montaggio:Reynald Bertrand
Scenografia:Quan Rongzhe
Costumi:
Effetti:Christian Rajaud, Guo Jianquan
Interpreti:Feng Shao Feng - Chen Zhen, Shawn Dou - Yang Ke, Ankhnyam Ragchaa - Gasma, Yin Zhusheng - Bao Shunghi, Basen Zhabu (Ba Sen Zha Bu) - Biling, Baoyinhexige - Batu
Produzione:La Peikang, Xavier Castano, Jean-Jacques Annaud per China Film Co. Ltd., Repérage, Beijing Foridden City Co. Ltd., Mars Film, Wild Bunch, China Movie Channell, Beijing Phoenix Entertaiment Co. Ltd., China Vision Media Group Limited, Groupe Herodiade, Loull Produziont
Distribuzione:Notorious Pictures
Origine:Cina
Anno:2014
Durata:

118'

Trama:

1969. Chen Zhen, giovane studente di Pechino, viene inviato nel cuore della Mongolia per istruire una tribù di pastori nomadi. In realtà, sarà Chen a imparare vere e proprie lezioni su una regione ostile e infinita, sulla vita in comunità, su libertà e responsabilità, e soprattutto sulla creatura più temuta e venerata delle steppe: il lupo. Sedotto dalla queste creature sacre e dal legame complesso e quasi mistico che i pastori hanno con l'animale, Chen decide di catturare un cucciolo per addomesticarlo. Tuttavia, il governo ha deciso di abbattere gli esemplari di lupo presenti nella regione mettendo a rischio non solo le tradizioni della tribù, ma il futuro stesso di quel territorio.

Critica 1:Dall’Orso all’Ultimo Lupo. Il ritorno al cinema del regista francese Jean Jacques Annaud è ancora una questione animale o ancor meglio di febbrile attenzione per il rapporto tra uomo e natura. Tra 480 tecnici, 200 cavalli, un migliaio di pecore, 25 lupi e una cinquantina di loro addestratori e massaggiatori dislocati sul set nella steppa della Mongolia, Annaud ha portato a termine dopo sette anni di preparazione e lavorazione L’ultimo lupo: il suo ultimo spettacolare lungometraggio d’avventura che lo colloca ancora una volta tra gli autori più coraggiosi e intraprendenti del cinema contemporaneo. (...)
È la storia di Chen Zhen, un giovane studente di Pechino che viene inviato nelle zone interne della Mongolia per insegnare parole e numeri ad una tribù nomade di pastori. A contatto con una realtà diversa dalla sua, Chen scopre di esser quello che ha molto da imparare sul senso di comunità e di libertà, ma specialmente sul lupo, la creatura più riverita della steppa. Sedotto dal legame che i pastori hanno con il lupo e affascinato dall’astuzia e dalla forza dell’animale, Chen trovato un cucciolo decide di addomesticarlo contravvenendo alle direttive del governo centrale cinese di eliminare, a qualunque costo, tutti i lupi della regione.
“Tutto è cominciato quando una delegazione di cinesi è venuta a incontrarmi a Parigi sette anni fa”, ha spiegato Annaud alla stampa internazionale. “Bisogna però considerare che l’impatto del libro di Rong sulla società cinese è stato colossale. Il totem del lupo (in Italia edito da Mondadori ndr) è diventato il successo letterario più importate dopo il Libretto rosso di Mao. I lettori hanno scoperto l’esistenza dei questi luoghi magnifici e puri della Mongolia Interna, che oggi è fortemente minacciata. Nel “giovane istruito” protagonista del libro che s’innamora di un luogo così improbabile ho ritrovato me stesso agli albori della mia carriera. È stato allora che le persone che poi sono diventate i miei produttori e i miei collaboratori, arrivarono nel mio ufficio, a Rue Lincoln a Parigi. Mi proposero di adattare il romanzo per il grande schermo. Gli ricordai che io non ero proprio ‘benvoluto’ dalle autorità cinesi, ma loro dissero “La Cina è cambiata. E poi siamo persone pragmatiche: abbiamo bisogno di lei”. Accettai la loro offerta di andare a Pechino. Arrivato in Cina mi resi conto che i miei film erano molto diffusi in tutto il paese”.(...) “La produzione cinese ha accettato di finanziare la preparazione, accettando il fatto che ci sarebbero voluti tre anni affinché girassimo la prima scena. Bisognava prendere dei cuccioli di lupo, farli crescere all’interno di parchi costruiti appositamente per il loro sviluppo, sotto una sorveglianza costante”, ha specificato Annaud. “Il lupo è un animale molto selvaggio, sempre sul chi va là. Obbedisce solo al suo capo branco, che a sua volta obbedisce all’addestratore solo quando vuole – ha continuato – I grandi attori spesso sono incontrollabili, deconcentrati, affascinanti ed emotivi. A volte invece sono adorabili, come il nostro capo branco, il re Cloudy, a cui ho affidato il ruolo principale. Aveva deciso che ero suo amico, potevo accarezzarlo e ogni mattina mi saltava addosso leccandomi il viso. Un privilegio raro, che mi ha fatto buttare numerose giacche a vento e procurato non pochi graffi”. (...)
“La verginità degli spazi è uno degli elementi fondamentali del film. Lo splendore della steppa è lo scrigno del lupo della Mongolia, il simbolo eroico e selvaggio della vita selvaggia. Massacrando la vita degli altri ci stiamo avvicinando a un epilogo tragico. Io mi affliggo da anni guardando questo lento suicidio che la nostra specie sta perpetuando. Jiang Rong, l’autore del romanzo, è stato testimone dell’ignoranza devastatrice che ha distrutto l’ambiente negli anni ’60, degli errori fatti in Cina su larga scala come purtroppo dappertutto”.
Autore critica:Davide Turrini,
Fonte criticailfattoquotidiano.it
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Critica 2:
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Critica 3:
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Libro da cui e' stato tratto il film
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