Vendetta e' mia (La) - Fukushu Suruwa Wareniari
Regia: | Shohei Imamura |
Vietato: | No |
Video: | Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto da un romanzo di Ryuzo Saki |
Sceneggiatura: | Masaru Baba |
Fotografia: | Sinsaku Himeda |
Musiche: | Shinichiro Ikebe |
Montaggio: | Keiichi Uraoka |
Scenografia: | Teruyoshi Satani |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Ken Ogata (Iwao Enokizu), Mayumi Ogawa (Haru Asano), Rentaro Mikuni (Shizuo Enokizu), Mitsuko Baisho (Kazuko Enokizu), Nijiko Kiyokawa (Hisano Asano), Chocho Miyako (Kayo Enokizu) |
Produzione: | Imamura Productions - Shochiku Films Ltd. |
Distribuzione: | Lab80 |
Origine: | Giappone |
Anno: | 1979 |
Durata:
| 129'
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Trama:
| Un giapponese di mezzaetà, truffatore, mitomane e sessulmente disturbato, viene arrestato e condannato a morte dopo aver compiuto una serie di omicidi.
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Critica 1: | Giapponese di mezza età, mitomane, truffatore e cattolico che ha perso la fede, è ricercato dalla polizia per una serie di omicidi. Dopo due ultimi delitti, è arrestato e condannato a morte. Regista dallo sguardo freddo di entomologo, Imamura (1926) traccia qui lo straordinario ritratto di un criminale attraverso il quale scandaglia l'anima miserabile dell'uomo moderno. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandinio – Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | (…) il risultato più straordinario, conseguente alla stagione documentaristica, resta senza dubbio Fukushu Suru Wa Ware Ni Ari (La vendetta è mia, 1979), prima opera di fiction realizzata dal regista dopo un intervallo poco più che decennale. Con uno stile secco e tagliente, da inchiesta giudiziaria, Imamura traccia il ritratto di un feroce omicida che pratica regolarmente la truffa come metodo di sopravvivenza; il film inizia con la sequenza della sua cattura e, in flash back, ne racconta poi le ultime settimane di libertà, ricostruendo, in ulteriori flash back, gli episodi chiave della sua vita. Una figura maschile, nera, completamente assorbita dalla sua scelta di esclusione radicale dalla normale convivenza con i suoi simili. Imamura non cerca spiegazioni, né sociologiche, né psicoanalitiche; non vuole darci una sua verità, fedele al tipo di approccio che da sempre ha avuto nei confronti dei suoi personaggi eccezionali. Accumulando i dati intorno a questo individuo chiuso nella sua ostinata ricerca della trasgressione, non cerca né la giustificazione né la condanna. La società giapponese in cui si muove condivide certo i caratteri di quella rifiutata dai reduci che Imamura è andato a incontrare e a filmare nei suoi tre documentari sul fenomeno dei soldati che non sono mai tornati in patria dopo la guerra (Mikikanhei o Otte/Alla ricerca dei soldati che non hanno fatto ritorno, in tre parti dal 1971 al 1975, e Muhomatsu Kokyo e Kaeru/Muhomatsu torna a casa, 1973), ma non è neppure contro di essa che Imamura vuole puntare un dito accusatore. L'asetticità, per così dire, che i caratterizza questo rendiconto esistenziale, sottolineata dal distacco anche ironico che ogni tanto prende il sopravvento, lo rende ancor più esemplare e, nella sua enigmaticità, raggelante. Forse in un solo momento la m.d.p. di Imamura comunica volontà di riprovazione nei confronti dell'uomo: quando inquadra dall'alto (uno sguardo questo, manifestamente giudicante), perpendicolarmente, l'omicida accanto al corpo della donna innamorata di lui, che egli ha appena ucciso. Ancora una volta la donna si rivela come possibile donatrice di speranza, anche in fondo all'abisso più disperato, e Imamura reagisce così al rifiuto opposto a questa offerta (il film i è ispirato alla storia vera di questo ricercato, catturato nei primi anni '60). Cionondimeno, le ultime immagini del film, sconvolgenti, sono quelle delle ceneri del giustiziato, scagliate dall'alto di una montagna dal padre e dalla vedova, legati da un ambiguo rapporto (ancora il fantasma dell'incesto): queste ceneri che, letteralmente, non vogliono essere dimenticate, resteranno ad ossessionare i due parenti-complici, e con loro tutti quelli che si ritengono depositari della «verità» ratificata dalla morale ufficiale, in Giappone come altrove. |
Autore critica: | Adriano Piccardi, Angelo Signorelli |
Fonte critica: | Cineforum n. 268 |
Data critica:
| 10/1987
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Critica 3: | |
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Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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