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Tess -

Regia:Roman Polanski
Vietato:No
Video:Domovideo
DVD:Cvc
Genere:Drammatico
Tipologia:Letteratura inglese - 800
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto dal romanzo di Thomas Hardy "Tess Of The D'Urbervilles"
Sceneggiatura:Gerard Brach, John Brownjohn, Roman Polanski
Fotografia:Ghislain Cloquet, Geoffrey Unsworth
Musiche:Philippe Sarde
Montaggio:Alastair McIntyre
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Geraldine Arzul, Peter Benson, John Bett (Clare), Jeanne Bires (ragazza nel prato), Tom Chadbon (Cuthbert Clare), Tony Church (il pastore Tringham), John Collin (John Durbeyfield), Lesley Dunlop, Brigin Erin (ragazza nel prato), Maryline Even, Peter Firth (Angel Clare), Nastassja Kinski (Tess), Leigh Lawson (Alec D'Urberville), Rosemary Martin (Mme Durbeyfield), Ben Reeks (Fanciulli), Jack Stepbens (bevitore nella Taver), Stephane Treille, Elodie Warnod.
Produzione:Renn Pr Burril Pr - Concorso della Sfp/Claube Berri
Distribuzione:Cineteca del Friuli – Collettivo dell’Immagine
Origine:Francia - Gran Bretagna
Anno:1979
Durata:

185’

Trama:

Umile ragazza inglese di campagna, figlia del povero Jack Durbeyfield, Tess viene informata, un giorno, che suo padre potrebbe essere il discendente della famosa casata dei D'Urberville. Spedita dai genitori a conoscere i presunti parenti, viene sedotta da giovane e ricco Alec Stoke, la cui madre è diventata una D'Urberville comprandosi il cognome dagli antenati di Jack. Rimasta incinta Tess torna dai suoi, ma il figlioletto le muore ancora in fasce. Va a lavorare come mungitrice in una fattoria, vi conosce il giovane Angel Clare, figlio di un Pastore, se ne innamora e lo sposa. La notte delle nozze gli confessa il suo passato, Angel la ripudia e parte per il Brasile. Dopo essersi spezzata la schiena sgobbando nei campi, sfinita dalla miseria propria e della sua famiglia, Tess si rassegna a diventare la mantenuta di Alec. Angel, pentito, torna da lei, che prima gli si nega, poi, pugnalato a morte Alec, fugge con lui, che tenta di porla in salvo. La polizia li scopre e per Tess non c'è ormai che il capestro.

Critica 1:Inghilterra, alla fine dell'Ottocento. Appassionata storia d'amore in forma di ritratto in piedi di una ragazza di campagna che cerca di dimostrare le sue nobili origini, ma finisce per ritrovarsi con un figlio illegittimo. Si ribella, uccide, è punita. Dal romanzo “Tess dei D'Ubervilles” (1891) di Thomas Hardy. Tre temi centrali: natura, amore e destino. Lungo ma non prolisso. Troppo decorativo, sebbene squisito, nell'ultima parte trova la sua giusta combustione drammatica. Manca di sensualità e di slanci lirici. 3 Oscar (fotografia, scene, costumi).
Autore critica:Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Fonte critica
Data critica:



Critica 2:(…) II guaio di Tess è che lo spettatore non arriva mai a conquistare un suo spazio, nulla del film riesce a toccarlo, nessuna identificazione (tantomeno con Nastassia Kinski) riesce a strapparlo da una contemplazione che, se può dirsi compiaciuta, non si potrà in nessun modo definire erotica. Nessuna crepa, nessuna lacerazione si apre al gioco degli sguardi, nessun tradimento stravolge la fiction, ma tutto viene concesso e allo stesso titolo, senza uno scarto, senza uno scatto di inventiva registica. Tutto, sulla superficie magica del Panavision e nello splendore del Dolby System, scorre orizzontalmente da un prologo fino ad una docile fine sulla cui tragicità avremmo potuto giurare. (…)
Anche Tess, da questo punto di vista, può essere descritto come la storia di Tess Durbeyfield che scopre di chiamarsi d'Urberville e da questa scoperta riceve la condanna a non potersi mai chiamare Clare, per rimanere decurtata fino al martirio di un cognome e di un'identità che neppure nel titolo del film le può essere concessa. Sono evidenti, in questo senso, gli sforzi di Angel nella ricerca di Tess la quale non è ancora la signora Clare, ma non è più la giovane Durbeyfield e nell'attesa ha ceduto al cognome del più forte accettando di essere la signora d'Urberville (cfr. le domande di Angel ai funzionari delle poste di Sandbourne). (…)
A onor del vero e del polacco, un paio di cose non appaiono definitivamente insulse. La lettera che Tess scrive ad Angel per confessargli la sua colpa rimane sotto il tappeto e s'impiglia, grazie al cielo, in una piega narrativa che, nel panorama del film, si profila come una lieve altura nel mezzo di un interminato deserto. Infine il sangue che sporca i denti di Alec e che è solo l'auspicio di quello che colerà dal parquet per allargarsi sulla tappezzeria del soffitto. È il momento cruciale dell'assassinio che ci viene fortunatamente risparmiato, così che non tutto venga rivelato sempre e a chiare lettere. Oltre a questo, due ringraziamenti sono ancora dovuti, di cui uno alla memoria. È un peccato che dopo 20001 Odissea nello spazio, Geoffrey Unsworth abbia dovuto trovare la morte in questo film; questa non è certamente la sua prova più esaltante, spronato a giocare con la perfezione, Unsworth finisce freddamente per vincere la partita e a raggiungerla, la perfezione, anche se non è una grande vittoria. Il secondo va a Ghislain Cloquet il quale deve essere un uomo molto paziente sia perché ha lavorato più volte con quel perfezionista incallito che è Robert Bresson (Au hazard Balthazar, Mouchette, Così bella, così dolce, ma è sua anche la fotografia dell'alleniano Love and Death) sia perchè riprendere a metà un film così curato dal punto di vista cromatico, porrebbe svariati e densi problemi anche al più consumato degli operatori. Eppure Cloquet riesce nell'impresa quasi miracolosa di adeguarsi al già girato, quasi facendo scomparire il proprio nome di fronte all'ultima opera di Unsworth. (…)
Autore critica:Gualtiero De Marinis
Fonte critica:Cineforum n. 193
Data critica:

4/1980

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:Tess dei D'Urbervilles
Autore libro:Hardy Thomas

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