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Good bye, Lenin! - Good bye, Lenin!

Regia:Wolfgang Becker
Vietato:No
Video:Elle U
DVD:Elle U
Genere:Drammatico
Tipologia:La memoria del XX secolo
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Wolfgang Becker, Bernd Lichtenberg
Sceneggiatura:Wolfgang Becker, Bernd Lichtenberg
Fotografia:Martin Kukula
Musiche:Yann Tiersen
Montaggio:Peter R. Adam
Scenografia:Daniele Drobny, Lothar Holler
Costumi:Aenne Plaumann
Effetti:Das Werk - Andreas Schellenberg
Interpreti:Daniel Bruhl (Alex), Katrin Sass (Christiane Kerner), Chulpan Khamatova (Lara), Florian Lukas (Denis), Alexander Beyer (Rainer), Burghart Klaussner (Robert Kerner), Maria Simon (Ariane), (Michael Gwisdek (Direttore Klapprath), Jurgen Holtz (Ganske)
Produzione:X-Filme Creative Pool - Wdr - Arte
Distribuzione:Lady Film
Origine:Germania
Anno:2003
Durata:

121'

Trama:

Germania dell'Est, ottobre 1989. La mamma di Alex, attivista per il progresso sociale e il miglioramento della vita nel regime socialista, cade in coma. Si risveglia otto mesi più tardi quando, nel frattempo, è stato abbattuto il muro di Berlino ed è stata abolita la divisione tra la Germania Est e Ovest. Alex non potrebbe essere più felice per il risveglio della madre ma ha un grande problema: deve evitarle lo shock visto che il suo cuore è ancora molto debole. Per non farle scoprire quello che è successo trasforma l'appartamento in cui vivono in una sorta di museo socialista, in cui nulla sembra essere cambiato. Ma ben presto la mamma sente l'esigenza di vedere la televisione e di alzarsi dal letto...

Critica 1:Film-fenomeno. Da tempo Good bye, Lenin! di Wolfgang Becker è il primo nella lista degli incassi cinematografici in Germania, con un successo davvero raro per una commedia tedesca: affronta in chiave comica il tema (o il problema) del comunismo morto che non vuol morire, della Germania orientale che non si rassegna a scomparire nonostante siano passati anni dall'unificazione del Paese, della Repubblica Democratica Tedesca che rimane nel cuore, nelle abitudini, nelle nostalgie dei suoi ex cittadini. Poco prima della caduta del Muro, nell'autunno del 1989, a Berlino Est una signora viene colpita da infarto, entra in coma. Ha un figlio ragazzo, molto legato a lei soprattutto dopo la fuga del padre a Berlino Ovest, avvenuta dieci anni prima. Quando la donna si risveglia dal coma, nell'estate 1990, la città ha già subito cambiamenti notevoli, ma il figlio vuole a ogni costo risparmiarle un trauma. Per timore di spezzarle il cuore, non dice nulla alla madre del Muro e nella stanza dell'ammalata rimette in scena la vita d'un tempo. Però i prodotti più comuni in uso nella Germania orientale sono ormai introvabili, la trasmissione televisiva «Aktuelle Kamera» è sparita da un pezzo, sul muro di fronte campeggia un gran pannello della Coca Cola, e la guarigione procede rapidamente. Un giorno la malata si alza, esce, scopre un mondo totalmente trasformato: per evitarle lo shock al figlio tocca non soltanto creare falsi telegiornali, ma anche ideare una nuova versione degli avvenimenti storici e, con l'aiuto di parenti e vicini di casa, convincere la mamma che Lenin ha veramente vinto. La madre è il personaggio più significativo: senza essere schiettamente comunista, è come tante altre una persona con la vocazione all'obbedienza e all'assistenza, che si troverebbe smarrita sapendo d'aver perduto la oppressione-protezione che il sistema precedente le garantiva. Lo stile di Good bye, Lenin! non ha nulla di speciale, ma la commedia che mescola divertimento e pathos è brillante, ben scritta; ed esprime tanti ragionamenti, sensi di vuoto, critiche e rimpianti di ex comunisti, tanti desideri inappagati, tanti pensieri di tenace rivolta, da risultare irresistibile.
Autore critica:Lietta Tornabuoni
Fonte criticaLa Stampa
Data critica:

10/5/2003

Critica 2:Una pellicola comica e lirica allo stesso tempo, la miscela più difficile e pericolosa da ricreare nel laboratorio cinematografico. Good Bye, Lenin! diverte e commuove, estranea e avvicina ed è tanto credibile quanto più diventa surreale.
Tutti in vita nostra abbiamo raccontato delle bugie, più o meno grosse, più o meno ripetute, ma questo film abbatte alla base il famoso detto popolare che le menzogne hanno le gambe corte.
Il concetto alla base è tanto incredibile quanto assolutamente realistico. Berlino Est, ottobre del 1989. Una donna, orgogliosamente socialista, cade in coma e rimane in questa condizione di semi-vita per otto mesi. Al suo risveglio tutto è cambiato, l'Occidente ha letteralmente invaso la sua città. Il medico parla con Alex, suo figlio, e si raccomanda: qualunque altro shock potrebbe uccidere sua madre. Ma come nascondere lo shock più grande, il più evidente, il più amaro da mandar giù per l'amata mutter? Alex inventa, riavvolge il nastro, chiude il presente proiettato al futuro fuori dalla finestra, fuori da casa sua; nella stanza di sua madre il muro di Berlino non è mai caduto.
Questa situazione, disperatamente folle, da vita a una colossale messa in scena, una enorme bugia che coinvolgerà Alex, la sua famiglia, la sua fidanzata e chiunque si avvicini alla donna forte che ora è confinata in un letto a guardare le quattro pareti che la circondano.
Con questi presupposti poteva nascere una pellicola melodrammatica, un mattone sociale-politico-sentimentale. Invece l'intelligente regista Wolfgang Becker ha deciso di usare l'ironia, prerogativa rara e preziosa.
Good Bye, Lenin! è un film divertente, pieno d'amore, un film che celebra la forza e l'ingegno, che racconta dell'immenso amore di un figlio disposto a fare di tutto perché la madre semplicemente viva, per avere il suo sguardo rassicurante in casa, per continuare a rispettarla in quella maniera che non ha mai annullato la divergenza di opinioni. Un film che è anche un documento storico di come l'Occidente abbia riversato tutto ciò che poteva nella Berlino Est, spazzando via ogni traccia di socialismo come un fiume in piena. L'impossibilità di trovare dei cetriolini di marca tedesca si fa emblema di una colonizzazione economica, un balzo tra passato e presente senza soluzione di continuità, la trasformazione immediata e violenta di una nazione in qualcosa di altro, diverso e lontano, seppure separato da un semplice muro di mattoni.
Ma è l'amore al centro della vicenda: la compassione di tutti e il rispetto per Cristiane, il gioco necessario della recitazione, la ricostruzione di un mondo che dista solo otto mesi, ma che sembra trascorso da oltre vent'anni. È solo per amore di sua madre che Alex mente e spinge altri a mentire.
E la ricostruzione è fedelissima, fino a che Cristiane non esce dal suo letto e scende in casa in pantofole, fino all'inquadratura pazzesca in cui la statua di Lenin, legata a un elicottero in volo, non le passa davanti e sembra porgerle la mano per stringere la sua e dirle: "Grazie, signora Kerner, è stato bello lavorare con lei".
Ma Alex non demorde. Alex è un bugiardo, un adorabile e amorevole mentitore, un ingegnoso raccontaballe colossali. Ci farebbe camminare i treni, come si suol dire, ma di certo quelle sono bugie senza peccato. E insieme al riso, guardando Good Bye, Lenin! spunta anche una lacrimuccia e il cuore si apre.
Autore critica:Federica Aliano
Fonte critica:cinema studio.it
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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