Piccole donne - Little Woman
Regia: | Gillian Armstrong |
Vietato: | No |
Video: | Columbia Tristar Home Video (Winners) |
DVD: | |
Genere: | Commedia |
Tipologia: | La condizione femminile, Letteratura americana - 800 |
Eta' consigliata: | Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dal romanzo omonimo di Louise May Alcott |
Sceneggiatura: | Robin Swicord |
Fotografia: | Geoffrey Simpson |
Musiche: | Thomas Newman |
Montaggio: | Nicholas Beauman |
Scenografia: | Jan Roelf |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Winona Ryder, Susan Sarandon, Trini Alvarado, Samantha Mathis, Claire Danes, Christian Bale, Gabriel Byrne, Kirsten Dunst, Christine Lippa, John Neville, Alan Robertson, Marco Roy, Eric Stoltz, Mary Wickes |
Produzione: | Denise Di Novi |
Distribuzione: | Columbia |
Origine: | Usa |
Anno: | 1994 |
Durata:
| 115'
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Trama:
| Nel 1861, richiamato alle armi nel corso della guerra di secessione americana, il signor March affida la famiglia alla moglie Marmee, donna forte ed efficiente, tutta dedita alle quattro sue figlie: Jo, Meg, Beth ed Amy. Costoro, profondamente unite tra loro ma assai diverse nel carattere, vivono a Concord, Massachusetts, in una graziosa villetta e passano il tempo aiutando in casa, ricamando, leggendo. Meg è la maggiore, assennata e gentile; Jo è la più viva e autonoma, di grande intelligenza (con qualche idea di femminismo) e determinata nel voler diventare una scrittrice; Beth è la più dolce e riservata, forse perché da tempo malata; quanto alla dodicenne Amy, la sua adolescenza la fa sbarazzina e più superficiale. Dopo qualche anno il padre è sempre lontano: c'è un po' di ristrettezza in casa (ma le ragazze, sull'esempio della madre, non mancano mai di aiutare alcuni sfortunati in angustie).
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Critica 1: | Questa, per ora, ultima versione del romanzo, ha avuto anche il cast tecnico, oltre a quello artistico, quasi tutto femminile e per l'adattamento si è avvalsa di studi recenti sull'autrice del romanzo che ne hanno messo in luce il tono femminista. La regista australiana ha posto l'accento anche sul paesaggio e sul rapporto con la natura mentre i film precedenti erano girati quasi per intero in interni. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Nell’ennesima trasposizione (la settima) del romanzo di Louisa May Alcott, la regista australiana Gillian Armstrong decide di utilizzare particolari, episodi e idee ricavati dalla biografia della scrittrice per acuire il tono di acceso femminismo e di critica sociale del contesto storico in cui la storia è ambientata. Massachusetts, durante la guerra di secessione. Un padre lontano, al fronte; quattro figlie, ognuna con la rispettiva e differente personalità, si stringono intorno a una madre ferma ma dolce, duttile ma volitiva. Inevitabile che anche in una situazione di tale incompletezza diventi fondamentale il nucleo della famiglia, ambito in cui le quattro ragazze, con le loro paure, giovanili entusiasmi, superficiali screzi e comprensibili aspirazioni, si sentono protette e apprezzate in un contesto che, al di fuori della loro abitazione, si conosce come difficile perché in stato di guerra. Ciononostante, quella auspicata dall’energica madre Marmee non è una chiusura verso l’interno del proprio nido domestico, bensì è un’apertura sofferta ma coraggiosa verso l’esterno rappresentato da coloro che non hanno gli stessi mezzi di sostentamento (seppur limitati) della famiglia March.
Così, attraverso questa linea diretta tra interno protettivo ed esterno cui aprirsi necessariamente per conoscere il mondo, le sorelle crescono e vengono educate ai principi della sensibilità (Beth che si ammala e muore per essere stata contagiata da un bambino con una grave forma di scarlattina), della tolleranza (ai coniugi March, nel passato, era stata fatta chiudere una scuola da loro stessi fondata perché permetteva la frequenza ai bambini di colore), della ragionevolezza (la piccola Amy viene ritirata dalla scuola dopo che il suo maestro ha tentato di educarla battendola sul palmo della mano) e del doveroso rispetto dei diritti sociali.
In quest’ultima sfera è Jo che prende il testimone e si pone come degna continuatrice dell’esempio dei genitori: dotata di una sensibilità poetica che non sempre trova lo spiraglio giusto dell’anima per manifestarsi adeguatamente, Jo è molto attenta al ruolo della donna e alle differenze di genere all’interno della società e per questo non si esime dall’entrare in contrasto con ambienti e circoli esclusivamente maschili. L’esterno di Jo è rappresentato da New York, la grande città che le apre uno scenario nuovo rispetto alla placida calma e al susseguirsi immutato delle stagioni (motivo sul quale Armstrong insiste ripetutamente) in quel di Concord, suo paese natale. New York è il luogo in cui le sue lecite aspirazioni di scrittura possono farsi realtà (e riusciranno a diventare tali solo quando abbandonerà l’ispirazione astratta per rivolgersi all’intimo della propria formazione, per una linea diretta sempre valida tra educazione giovanile ed esperienze nel mondo), ma è anche il luogo in cui l’atmosfera ovattata di Concord si liquefa sulla base di nuove e ruvide concezioni (appena giunta in città, un uomo l’accoglie con un occhiolino). L’esterno di Jo diventa così fondamentale per riconoscere il valore del proprio focolare sulla base di un’esperienza fondante e arricchente per la sua personalità emotiva e letteraria. |
Autore critica: | Gianpiero Frasca |
Fonte critica: | Aiace Torino |
Data critica:
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Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Piccole donne |
Autore libro: | Alcott Louise May |
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