Ragazzi della via Paal (I) - No Greater Glory
Regia: | Frank Borzage |
Vietato: | No |
Video: | Skorpion Entertainment |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Disagio giovanile |
Eta' consigliata: | Scuole elementari; Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dal dal romanzo "I ragazzi della via Paal" di Ferenc Molnar |
Sceneggiatura: | Jo Swerling |
Fotografia: | Joseph August |
Musiche: | Louis Silvers |
Montaggio: | Viola Lawrence |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | George Breakston (Nemecsek), Frankie Darro (Feri Ats), Jackie Searl (Gereb), Jimmie Butler (Boka), Donald Haines (Csonakos), Lois Wilson (la madre di Nemecsek), Christian Rub (il guardiano), Ralph Morgan (il padre di Nemecsek), Egon Brecher (Racz) |
Produzione: | Columbia Pictures - Frank Borzage Productions |
Distribuzione: | Cinemazero |
Origine: | Usa |
Anno: | 1934 |
Durata:
| 78’
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Trama:
| Due bande di ragazzi si contrappongono. Da una parte i “Paul Street Boys”, dall’altra i “Red Shirts”, che cercano di invadere il territorio dei primi, una superficie adibita a deposito di roba vecchia. Boka, capo della prima banda, rifiuta al piccolo Nemecsek la possibilità di diventare “ufficiale” della gang, ma il ragazzo, che vuole dimostrare tutto il suo valore, si offre volontario nell’operazione organizzata per impossessarsi della bandiera dei “Red Shirts”. Durante la vana azione, però, Nemecsek prima cade accidentalmente in un lago, poi è costretto a nascondersi in una pozza per evitare di essere scoperto. Nonostante la febbre, Nemecsek s’impegna nella lotta anche perché Gereb, un membro della sua banda, sta prendendo accordi con Feri Ats, il capo della parte avversa. Questi, però, non desidera vincere la battaglia in virtù di un tradimento e rifiuta l’aiuto. Il giorno della resa dei conti, Nemecsek, seppur gravemente malato, raggiunge il campo di battaglia per difendere la bandiera dei ragazzi di “Paul Street” caduta in mano nemica. Una volta conseguito il suo obiettivo, muore, ponendo fine, di fatto, alla battaglia. Il giorno seguente alcuni bulldozer spianano il territorio dei “Paul Street Boys” per costruirvi un palazzo: la battaglia e il sacrificio di Nemecsek sono stati perfettamente inutili.
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Critica 1: | Dal romanzo (1907) di Ferenc Molnar: storia dolceamara di due gruppi di ragazzi che nella Budapest del primo Novecento si contendono uno spazio libero per i giochi. Uno dei ragazzi, l'unico a non avere i gradi, muore durante una "battaglia". I "soldati" dei due eserciti rivali seguono piangendo la madre che trasporta il piccolo cadavere. Sceneggiato da Jo Swerling e messo in immagini con l'abituale finezza psicologica da Borzage che smorza, ma non soffoca, la vena antimilitarista di Molnar e ne accentua anche troppo quella romantica. Il romanzo fu portato sullo schermo anche in Ungheria nel 1969. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Il conflitto tra bande giovanili messo in scena da Borzage è metafora dell’inutilità della guerra per risolvere le controversie generatesi nel mondo. Trasponendo il celebre romanzo dell’ungherese Ferenc Molnar, il regista americano intendeva rappresentare simbolicamente quei pericolosi fermenti che allignavano in Europa dopo l’avvento al potere dei nazisti, causati anche dalla voglia di rivincita seguita alla prima guerra mondiale. Ciò che I ragazzi della via Paal mostra inequivocabilmente è che non c’è gloria possibile nel morire per difendere la propria bandiera. Nemecsek è il mezzo per dimostrare questa inconfutabile tesi: più piccolo degli altri membri della banda dei “Paul Street Boys”, il ragazzo è l’unico a non possedere il grado di ufficiale. Dovendosi accontentare di essere un semplice soldato, Nemecsek intende mostrare tutto il suo valore per giungere a quel grado cui tanto aspira e che lo metterebbe al pari degli altri ragazzi della banda. Lo muove, oltre al sentimento di forte appartenenza a una fazione, l’ambizione di sovvertire quelle che avverte come rigide dinamiche di gruppo. Tali dinamiche lo costringono a sentirsi una sorta di escluso rispetto al resto della gang, l’unico a non possedere quel riconoscimento che lo farebbe sentire pari agli altri.
Senso di appartenenza e volontà di dimostrare il proprio valore lo inducono a una strenua battaglia personale che lo condurrà alla morte, intesa, in questo caso, come estremo sacrificio per raggiungere un fermo ideale (e non a caso la morte del ragazzo avverrà simbolicamente con la bandiera in mano, come a sottolineare la significativa immolazione per raggiungere il supremo ideale). Ma la morte di Nemecsek ha un sapore alquanto beffardo: il territorio per il quale il ragazzo ha dato la propria vita non rimarrà ai “Paul Street Boys”, perché sarà spianato già il giorno seguente per ospitare un grosso palazzo. Sacrificio inutile, quindi. Oppure gioco che ha preso troppo la mano ed è andato oltre le possibilità di controllo. La simbologia è chiara ed evidente: la guerra – quella dei grandi, naturalmente – è una situazione estrema che sacrifica sull’altare dell’ideale, del senso di appartenenza (a una bandiera, a una patria) migliaia di giovani, la cui morte è quasi sempre inutile, dato che le decisioni finali spettano sempre ad altri. Nemecsek lascia così prematuramente la vita per l’accesso a un grado che non porterà vantaggi di nessun tipo e per un territorio abbandonato che qualcuno aveva già deciso come utilizzare, incurante della sofferenza e del sacrificio altrui. |
Autore critica: | Giampiero Frasca |
Fonte critica: | Aiace Torino |
Data critica:
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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