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Accattone -

Regia:Pier Paolo Pasolini
Vietato:14
Video:Cd Videosuono, Ricordi Video, Gruppo Editoriale Bramante, Bmg Video (Parade, Cinecitta')
DVD:
Genere:Drammatico - Sociale
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Pier Paolo Pasolini
Sceneggiatura:Pier Paolo Pasolini
Fotografia:Tonino Delli Colli
Musiche:Brani di Bach
Montaggio:Nino Baragli
Scenografia:Flavio Mogherini
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Interpreti Polidor Becchino, Danilo Alleva Iaio, Adriana Asti Amore, Amerigo Bevilacqua Amico di Cartagine, Franco Bevilacqua Franco, Umberto Bevilacqua Salvatore, Massimo Cacciafeste Cognato di Accattone, Adele Cambria Nannina, Renato Capogna Il Capogna, Mario Castiglione Amico di Cartagine, Mario Cipriani Balilla, Franco Citti Vittorio Cataldi, Accattone, Sergio Citti Cameriere, Silvio Citti Sabino, Silvana Corsini Maddalena, Stefano D'arrigo Giudice Istruttore, Emanuele Di Bari Amico di Accattone, Enrico Fioravanti Agente, Sergio Fioravanti Gennarino, Dino Frondi Amico di Cartagine, Roberto Giovannoni Il Tedesco, Luciano Gonini Piede D'oro, Mario Guerani Il Commissario, Paola Guidi Ascenza, Alfredo Leggi Pupo, il Biondo, Franco Marucci Amerigo, Adriano Mazzelli Cliente di Amore, Adriana Moneta Margheritona, Elsa Morante Lina, una Detenuta, Piero Morgia Pio, Leonardo Muraglia Mommoletto, Tommaso Nuovo Amico di Cartagine, Francesco Orazi Il Burino, Giovanni Orgitano Lo Scucchia, Franca Pasut Stella, Galeazzo Riccardi Il Cipolla, Giuseppe Ristagno Peppe il folle, Enrico Russo Agente, Carlo Sardoni Amico di Accattone, Alberto Scaringella Cartagine, Edgardo Siroli Farlocco, Renato Terra Farlocco
Produzione:Alfredo Bini per la Cino del Duca e Arco Film
Distribuzione:Cineteca Nazionale - Collettivo dell’immagine
Origine:Italia
Anno:1961
Durata:

120'

Trama:

"Accattone" è il soprannome affibbiato ad un giovane che, in una borgata romana, vive senza far nulla, alle spalle di una prostituta, Maddalena. Quando la ragazza finisce in carcere, Accattone si trova a mal partito. Respinto e malmenato dopo un tentativo di riavvicinare la moglie, che vive insieme al figlioletto in casa del padre e del fratello, il giovanotto tenta di sostituire Maddalena con una ragazza di nuova conoscenza: Stella. Costei, incredibilmente ingenua e fidente, non è fatta però per il triste mestiere ed Accattone, che s'è innamorato, decide di trovarsi un lavoro per mantenere se stesso e la ragazza. Un solo giorno di fatiche, lo stronca. Ignaro che la polizia lo tiene d'occhio - Maddalena, gelosa, dal carcere lo ha denunciato per sfruttamento - Accattone tenta allora la via del furto. Insieme con un vecchio ladro fa man bassa sulla merce caricata su un autocarro. Afferrato dai poliziotti, si divincola, sale su una motocicletta e fugge. La sua corsa è breve: subito si schianta contro un muro, uccidendosi.

Critica 1:Il mondo dei "ragazzi di vita" del sottoproletariato romano, dei diseredati, ha trovato nell'opera di Pier Paolo Pasolini [...] i giusti toni di una partecipazione affettiva e di una interpretazione commossa. Siamo lontani dal clima dei film sugli "Sciuscià" e sui "Ladri di biciclette"; qui il rapporto tra l'autore e i suoi personaggi si basa non sull'osservazione di una serie di fenomeni umani e sociali, ma sulla diretta partecipazione a un mondo di vita; e lo stile della rappresentazione deriva direttamente dalla volontà di dar forma visiva e letteraria ad una esperienza reale.
Autore critica:Gianni Rondolino
Fonte criticaFilm 1963,Feltrinelli Editore
Data critica:

1963

Critica 2:Una delle borgate che circondano Roma. Accattone scommette con gli amici che si butta in Tevere dall'alto del Ponte Sant'Angelo dopo aver mangiato. Eccolo a un tavolo sulla riva del fiume, ingozzarsi avidamente. Poi, fattosi il segno della croce, si getta in acqua, sfrontato e canaglia (“ Damo soddisfazione ar popolo ”). Lo avvertono che Maddalena, la prostituta di cui è il protettore, s'è ferita a una gamba. Corre, la maltratta e le impone di andare a “lavorare”, anche in quelle condizioni. Cosa che Maddalena fa, incappando in un gruppo di napoletani, giunti a vendicare un loro amico finito in carcere per una denuncia della donna. La massacrano. Il giorno dopo due agenti vengono a prelevare Accattone al solito bar e lo conducono in Questura. Qui, Maddalena è invitata a identificare chi l'ha picchiata: le fanno sfilare davanti giovani facce da galera (anche quella di Accattone). Senza Maddalena (chiusa in carcere.), Accattone muore di fame. Si vende un anello. Poi va a implorare aiuto da Ascensa, la moglie da cui vive separato. Non ha vergogna. Reagisce solo quando il padre e il fratello della donna lo insultano sanguinosamente. Si butta addosso al cognato. Lottano con furia, nello spiazzo polveroso davanti alla baracca, sotto il sole. Infine, dopo essersi svincolato dalla stretta, Accattone ritrova i suoi amici. Ciondolando, sempre affamati, da un angolo all'altro della borgata, si imbattono in una ragazza bionda che Accattone conosce (l'aveva incontrata andando a cercare la moglie, intenta con altre donne al lavoro intorno a un cumulo di bottiglie vuote da spartire). Sopraggiunge uno meno disperato, con una macchina. Salgono tutti con Stella (la ragazza bionda, triste, remissiva) e vanno in gita. Ormai Accattone le ha messo gli occhi addosso. Povera e male in arnese, Stella ha bisogno anzitutto di essere rivestita. Occorre qualche soldo, e lui se lo procura tornando verso la baracca della moglie. Approfitta dell'assenza della donna e dei parenti, si avvicina a un bambinello che gioca nella polvere (suo figlio), lo abbraccia e gli sfila la catenina dal collo. Così, Stella si può comprare scarpe e vestito, e passeggiare con Accattone per i prati di quella periferia indecente, a braccetto come fossero due fidanzati. Il giorno dopo, Accattone la conduce a ballare su un galleggiante ormeggiato ai muraglioni del Tevere. È un ritrovo di prostitute. Stella è invitata da un lercio individuo. Ha capito che cosa vuole Accattone da lei e subisce. Non vede però che lui soffre, combattuto fra il bisogno dello sfruttamento e la gelosia, perché lo sciagurato si sta innamorando di questa ragazza “pulita” e diversa. Quando la incontra, il giorno dopo, la aggredisce feroce, forse più contro se stesso (contro la maledizione della sua miseria) che contro di lei. La sera, nonostante tutto, la conduce sul viale dove le professioniste sono al lavoro. Stella accetta la sua parte ma non ha la forza di andare sino in fondo.
Un barlume di resipiscenza si affaccia alla mente di Accattone proprio mentre Maddalena in carcere lo denuncia. il destino di Accattone è segnato. Ora la polizia lo tiene d'occhio. Lo segue quando accompagna Stella nella baracca che
prima era di Maddalena, lo segue ancora quando si trova un lavoro (come aiutante di un fabbro) e quando, sfinito dopo la prima dura faticata, rinuncia. Che gli rimane? La notte sogna di essere morto e di assistere al proprio funerale (vede che il becchino gli scava la fossa all'ombra e lo prega di scavare da un'altra parte, dove il sole batte su un paesaggio ridente). Non gli rimane altro che rubare. Parte in caccia, con i due amici più fidati, il Balilla e Cartagine. Girano mezza Roma in cerca di un'occasione che non viene mai. Si ritrovano esausti in un quartiere vicino al Tevere. Tanta è la disperazione che scoppiano a ridere per nulla, come i matti. Finalmente, arriva un furgone che trasporta salami. I tre si precipitano, rubano quel che possono e scappano con il loro carrettino. I poliziotti intervengono. Agguantano Cartagine e il Balilla. Accattone salta su una moto incustodita e fugge. Arriva al ponte sul Tevere, va a sbattere contro un camion. Accorrono gli agenti e gli amici già ammanettati. Accattone, moribondo, li guarda, il volto sereno: “Mo' sto bene”. La musica di Bach sigla, solennemente, il martirio. L'iniziale segno della croce, sul ponte fra le statue degli angeli, ha qui, in chiusura, la sua corrispondenza sonora. La cornice della liturgia chiude.
La ricchezza - tematica e stilistica - di Accattone costituì il fatto nuovo del cinema italiano alla svolta degli anni sessanta. Pier Paolo Pasolini (Bologna, 5 marzo 1922-Roma, 2 novembre 1975) arrivava al cinema da lontano. Vi scoprì, sintomaticamente, il luogo ideale della sua poetica. La manipolazione della materia visiva era ciò cui aveva, forse inconsciamente, teso fin dal principio, dal tempo delle sue raccolte di versi (La meglio gioventú, Le ceneri di Gramsci, L'usignolo della Chiesa cattolica) e dei romanzi sul sottoproletariato di una Roma, per lui friulano di sentimenti e di educazione, estranea, “magica” e orrenda. Presentando il suo primo film, giustificò con naturalezza (quella che deriva dalle cose sapute da sempre) il passaggio dalle avventure letterarie (Ragazzi di vita, Una vita violenta) all'opera cinematografica che ne riprendeva gli spunti e i personaggi: “Un'immagine può avere la stessa forza allusiva di una parola: perché è frutto di una serie di scelte estetiche analoghe. Fa parte, cioè, di una operazione stilistica”.
Lo stile, ossia il superamento della riproduzione mimetica della realtà, che era stato il programma (o, più spesso, il sogno) del cinema neorealistico. Le baracche romane e i suoi abitanti “ preistorici ”, bloccati in un tempo immobile, offrono alla macchina da presa (come prima alla pagina) i segni da comporre in una forma che esprima i fantasmi personali dell'autore, il mondo di una immaginazione “ magmatica ” (il concetto è suo) e decadente. La religiosità di Pasolini trova nella composizione delle immagini (quasi sempre frontali, rigidamente atteggiate, duramente intagliate nei contrasti netti fra sole e ombra) il veicolo per trasferire nell'angoscia e nella “ predestinazione ” dei personaggi il germe della metafora. Il simbolo cristologico di Accattone è la chiave di tutto il cinema pasoliniano, così come la sequenza del sogno contiene già tutte le allucinazioni e le fantasie dei film successivi (da Uccellacci e uccellini a Teorema, a Porcile, a Decameron a Salò o le 120 giornate di Sodoma). Il Cristo venuto a riscattare, con il suo sacrificio, l'umanità dal peccato e dall'errore era stato - in evocazioni allusive - uno dei centri focali della letteratura simbolista fra Ottocento e Novecento. Pasolini lo riprende, tendendolo da una parte fino all'esaltazione mistica (in veste manieristica esplicita) con Il Vangelo secondo Matteo, e dall'altra sino alla personale autoflagellazione.
Autore critica:Fernaldo Di Giammatteo
Fonte critica:100 film da salvare,Mondadori
Data critica:

1978

Critica 3:
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Fonte critica:
Data critica:



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