Ultima tempesta (L') - Prospero's Books
Regia: | Peter Greenaway |
Vietato: | No |
Video: | Pentavideo, Medusa Video |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Letteratura inglese - 500/600 |
Eta' consigliata: | Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto da "The Tempest" di William Shakespeare |
Sceneggiatura: | Peter Greenaway |
Fotografia: | Sacha Vierny |
Musiche: | Michael Nyman |
Montaggio: | Marina Bodbijl |
Scenografia: | Jan Roelfs, Ben Van Os |
Costumi: | Ellen Lens, Emi Wada |
Effetti: | |
Interpreti: | John Gielgud (Prospero), Michael Clark (Caliban), Michel Blanc (Alonso), Erland Josephson (Ponzalo), Isabelle Pasco (Miranda), Marie Angel (Iris), Tom Bell (Antonio), Pierre Bokma (Francisco), Deborah Conway (Juno), Kenneth Cramham (Sebastian), Ute Lemper (Ceres), Orpheo (Ariel), Michiel Romeyn (Stephano), Paul Russell (Ariel), Mark Rylance (Ferdinand), James Thierree (Ariel), Gerard Thoolen (Adrian), Jim Van Der Woude (Trinculo), Emil Wolk (Ariel) |
Produzione: | Allarts - Cinea - Penta Films - Elsevier - Vendex - Vpro Television - Le Studio Canal+ - Nhk - Camera One - Channel Four Films - Palace Pictures - Penta Films |
Distribuzione: | Penta |
Origine: | Francia - Giappone - Gran Bretagna - Italia - Olanda |
Anno: | 1991 |
Durata:
| 124'
|
Trama:
| Spodestato dal malvagio fratello Antonio, il Duca di Milano, l'anziano Prospero, ha trovato rifugio su di un'isola ove si dedica alle arti magiche. Sono con lui la figlia Miranda e Calibano, tenebrosa e laida creatura, figlia bastarda della strega Sicorax. Servendosi dei suoi poteri, che apprende dallo studio di 24 libri ove tutto lo scibile umano è contenuto, Prospero suscita una tempesta che fa naufragare la nave con a bordo il Re di Napoli, Alonso, il figlio di lui Ferdinando e l'usurpatore Antonio. Smarritosi sull'isola, Ferdinando incontra Miranda e se ne innamora, ma Prospero, per provarlo, lo rende schiavo obbligandolo ad umili servigi. Intanto Ariel, spirito dell'aria liberato a suo tempo da Prospero da un incantesimo di Sicorax, sventa un attentato alla vita di Alonso, e getta Re e seguito in uno stato confusionale ed angoscioso. Frattanto due marinai incontrano Calibano che promette ad uno di loro, Trinculo, il regno di Prospero e Miranda, se lo aiuterà ad uccidere l'incantatore. Infine Prospero libera Ferdinando concedendogli la figlia, perdona al Re restituendogli il figlio, e perdona al fratello imponendogli la restituzione del Ducato. Quanto ad Ariel, egli si è ben guadagnata la libertà, mentre Calibano ed i suoi complici, sconfitti, dovranno rimanere confinati nell'isola come schiavi.
|
Critica 1: | Tenero ed elegante, appena un tantino verboso, il film ci lascia con qualche rimpianto di quell'età in cui non si ha fretta di crescere e sembra sempre di poter rimandare tutto "al prossimo anno". |
Autore critica: | Tullio Kezich |
Fonte critica | Il Corriere della sera |
Data critica:
|
|
Critica 2: | P. Greenaway manipola a suo piacere La tempesta (1611-12) di Shakespeare che anche per lui è la grande tragedia rinascimentale delle illusioni perdute. Senza contare le interpolazioni sui 24 libri che raccolgono tutto lo scibile dell'epoca, nutrendo il potere magico di Prospero, il testo è ridotto a meno di un terzo. Tolto Gielgud che dà voce (quella di Gianni Musy in italiano) a tutti i personaggi, è un film senza attori recitanti, messo in scena come uno spettacolo allegorico di corte, proliferante in immagini e figure che, evocate dalle parole, si compongono, cambiano e si ricompongono. E un film meraviglioso anche nel senso di film sul meraviglioso, il più ricco e visualmente complesso di Greenaway che s'è servito della più sofisticata tecnologia giapponese per l'alta definizione elettronica. In un tripudio ridondante di arte rinascimentale che attraverso il barocco approda a un delirante rococò, ha fatto un'operazione di arte totale dove i mezzi tecnici della pellicola e del nastro elettronico assorbono musica, teatro, danza, pantomima, canto, disegno, scultura, pittura, grafica, animazione, collage, circo. Se non si accettano le regole del suo gioco (gusto per l'eccesso, dilatazione grottesca, dimensione metacinematografica, recitazione antinaturalistica, ecc.), il film si trasforma nella visita di un museo antico di cui s'è perso il catalogo. |
Autore critica: | |
Fonte critica: | Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
|
|
Critica 3: | Prospero 's Books non è certamente il più bel film di Greenaway. Lungo e talmente zeppo di citazioni e riferimenti che neppure dopo svariate visioni si può affermare di averne afferrata una metà, si mantiene ostinatamente distante dalle emozioni dello spettatore. Come succede sempre con Greenaway, il piacere che offre è quasi esclusivamente intellettuale; solo che in Prospero's Books, a differenza degli altri film e degli altri cosidetti «documentari», manca la sfida, la sollecitazione a scoprire quale sia la reale radice dell'intrigo e su quale traccia (enigmistica, artistica o teorica) si sia strutturata la composizione. Infatti, abbiamo già un'idea di cosa sia La tempesta; i suoi numerosissimi segreti sono già tutti nel testo di Shakespeare. In più, Greenaway non sembra avere nessuna intenzione di rileggerlo secondo un'interpretazione alternativa; seguendo i propri gusti, privilegia la tragedia del sangue, macabra e violenta, piuttosto che la storia più lieve e rasserenata del perdono, ma complessivamente rispetta la tradizione. È stato John Gielgud a proporre La tempesta a Greenaway. Con esemplare tempismo drammatico, il vecchio grande ha voluto siglare la propria carriera di interprete: dopo un tour de force massacrante, Prospero, chiede perdono e implora di essere lasciato libero di uscire di scena. L'attore e il personaggio si confondono, abbandonano le loro stregonerie e si ritirano. Forse Gielgud farà altri film, ma certamente nessuno così faticoso e totalizzante, nessuno capace di mettere a nudo l'esibizionismo, i trucchi del mestiere, la crudeltà e l'umanità di un attore.
Se il testo è tutto intessuto dalla presenza e dalla voce di Gielgud, che «dice» tutte le parti (e qui veramente il doppiaggio non è solo traditore, ma sminuisce enormemente il valore del film), le immagini sono il terreno nel quale Greenaway ha spadroneggiato; e non solo per quel tanto di enciclopedico che l'idea stessa dei libri di Prospero implica, ma soprattutto per le possibilità di trucchi, mutazioni, rimescolamenti che l'alta definizione gli ha offerto. Gli schermi si sovrappongono agli schermi; i colori dissolvono vertiginosamente uno nell'altro; i particolari di un'inquadratura o di un movimento di macchina vengono sbalzati all'improvviso al centro di un'inquadratura più grande. Prospero 's Books è un caleidoscopio, probabilmente il primo esempio reale ed efficace di quello che l'alta definizione può fare per il cinema. Perciò, il suo valore fondamentale, il motivo per cui va difeso anche se lo si trova noioso e ripetitivo, è nella sua natura sperimentale. Non è uno dei soliti marchingegni macabri di Greenaway, né una delle sue sornione ricognizioni sui dati «oggettivi» del reale (siano essi i morti della Senna, le mappe di H, le 92 storie delle vittime dell'unknown event). È la verifica di come la messa in immagini di tutto questo possa essere enfatizzata dall'uso dell'alta definizione. Una volta Greenaway ha detto, a proposito di The Falls: «Si potrebbe dire, in modo molto prosaico, che The Falls è una specie di bidone della spazzatura dove ho ficcato tutto quello che non ero riuscito a utilizzare precedentemente. Avendo, come legame, tutto quello che avevo imparato da mio padre in fatto di ornitologia: mitologia e realtà. Tutto si è riversato in questo lunghissimo film picaresco, il cui approccio è descritto fin dai primi minuti. Lo spettatore sa quello che vedrà. Non c'è narrazione, ma piuttosto "accumulazione", come quando si legge un dizionario: l'informazione si somma all'informazione. Mi piace questa forma e mi sono ripromesso di riprenderla, per la televisione, nel 1990, cioè dieci anni dopo la prima versione, e, se sarò ancora al mondo, nell'anno 2000, ne farò un libro, visto che tutti i dizionari devono essere aggiornati».
Ora, non so se sia una pura coincidenza di date o una casuale affinità tra l'enciclopedismo di Prospero (e la sua gelida malevolenza) e quello dell'autore; ma certamente Prospero 's Books assomiglia molto a questo ipotizzato aggiornamento di The Falls. Anche qui lo spettatore sa esattamente cosa aspettarsi (anche se, letteralmente, «quello che vedrà» è dilatato dall'alta definizione a una percezione molto più complessa); e soprattutto, anche qui Greenaway sembra aver riversato, non tanto tutto quello che non era riuscito a mettere nei lavori precedenti, ma tutto quello che, invece, ci aveva messo: le ossessioni piranesiane di The Belly of an Architect, l'acqua che inonda tutti i suoi film, le composizioni e le citazioni pittoriche, i doppi, gli animali, le statue, il fauno di A Draughtman's Contract, la fredda ironia «chirurgica» di A Zed and Two Noughts, l'orrore, la carne, il sangue, il grand-guignol di The Cook, the Thief, His Wife and Her Lover. È proprio questo, visivamente, il film che assomiglia di più a Prospero's Books. Il suo passo più bello è una citazione quasi letterale del lungo, ritmato attraversamento delle cucine di The Cook: dilatato nei tempi, l'interminabile incedere di Prospero verso la tana di Calibano, una passeggiata affollata di personaggi, oggetti, colori e parole, tracciata con un solo movimento di macchina. È una discesa agli inferi che vale tutte le lungaggini del film, nella quale Prospelro, John Gielgud e Greenaway si muovono in perfetta armonia. |
Autore critica: | Emanuela Martini |
Fonte critica: | Cineforum n. 11 |
Data critica:
| 1-2/1992
|
Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Tempesta (La) |
Autore libro: | Shakespeare William |
|