Amistad - Amistad
Regia: | Steven Spielberg |
Vietato: | No |
Video: | DreamWorks Home Entertainment |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Razzismo e antirazzismo |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | David Franzoni, Steven Zaillian |
Sceneggiatura: | David Franzoni, Steven Zaillian |
Fotografia: | Janusz Kaminski |
Musiche: | John Williams |
Montaggio: | Michael Kahn |
Scenografia: | Rick Carter |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Morgan Freeman (Theodore Joadson), Nigel Hawthorne (Martin Van Buren), Anthony Hopkins (John Quincy Adams), Djimon Hounsou (Cinque), Matthew McConaughey (Roger Baldwin), Razaaq Adoti (Yamba), Harry A. Blackmum (Joseph Story), Chiwetel Ejiofor (James Covey), Peter Firth (Capitano Fitzgerald), Tomas Milian (Calderon), Anna Paquin (Regina Isabella), David Paymer (Segretario di Stato Forsyth), Pete Postlethwaite (Holabird), Stellan Skarsgard (Lewis Tappan) |
Produzione: | Steven Spielberg, Debbie Allen, Colin Wilson |
Distribuzione: | Uip |
Origine: | Usa |
Anno: | 1997 |
Durata:
| 155'
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Trama:
| Nell'estate del 1839, in una notte di tempesta nel mare a largo di Cuba, 53 schiavi africani imbarcati sulla nave spagnola "la Amistad" riescono a liberarsi e, guidati da Cinque, assumono il comando con l'intenzione di fare rotta verso l'Africa. Non essendo tuttavia esperti navigatori, si affidano ai due membri dell'equipaggio sopravvissuti e restano vittime di un inganno. Dopo due mesi, una nave americana li cattura al largo del Connecticut, quindi gli africani vengono incarcerati e processati per l'assassinio dell'equipaggio spagnolo. Il processo comincia in sordina, gli abolizionisti Theodore Joadson e Lewis Tappan affidano la difesa degli schiavi al giovane avvocato Roger Baldwin. A poco a poco però, il caso, nel quale entra in gioco il problema della schiavitù, diventa il simbolo della divisione della Nazione. Il Presidente degli Stati Uniti, Martin Van Buren, schiavista convinto, è deciso a sacrificare gli africani per compiacere gli Stati del sud e la regina di Spagna, nella speranza di essere rieletto. Di opinione opposta è l'ex Presidente John Quincy Adams, ora a ritiro, che Roger riesce a convincere a difendere la causa degli africani. Di fronte alla Corte Suprema, Adams pronuncia un appassionato discorso, al termine del quale viene pronunciato un verdetto di assoluzione.
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Critica 1: | Spielberg sposa una drammaturgia asciutta e composta per raccontare il dramma della schiavitù degli africani nell'America che attende la guerra di Secessione. Una scrittura sobria e impietosa che sovente affonda nel dolore e che ci sembra sorretta da un merito indiscutibile: quello di farci sentire le grida di dolore del momento storico cui il regista fa riferimento. Come già in Schindler's List (e nondimeno in Jurassic Park), in Spielberg ciò che conta veramente è l'immagine, perché rivelatrice dell'unica realtà di cui siamo cinematograficamente sicuri, quella che si offre alla rappresentazione artistica. In questo senso, ci sembra, andrebbe oggi riletta la filmografia di questo cineasta epocale che ha fatto della narrazione "meravigliosa" e "spettacolare" la principale forza motrice di un discorso improntato all'insegna della sopravvivenza dell'uomo e di quella delle immagini. Le opere di Spielberg sono infatti veri e propri laboratori mentali nei quali trova concretizzazione uno psichismo collettivo. Supercampione della moderna cultura di massa che si esprime con le potenzialità espressive del cinema tecnicamente più evoluto, Spielberg ha cercato sempre di modellare al meglio le sue ossessioni su quella imprescindibile dialettica fatta di modernità e standardizzazione che rappresenta la vera linfa di tutto il cinema americano. Il suo cinema non è alla moda, è piuttosto artefice di una moda religiosamente legata agli istinti dell'uomo e alle sue profondità psichiche rimosse. E Amistad è un film centrale per capire Spielberg. Sorprende il controllo dell'autore su di un materiale dolentissimo. Sotto il profilo della misura emotiva, Amistad appare meno enfatico di Schindler's List, anche perché il film sulla schiavitù mette da parte l'elegia ed è davvero, forse per la prima volta, un film filosofico e intellettuale. Nel senso più classico di questi termini. Per un simile aspetto, pertanto, l'opera é stata accolta dai più come un modello pedagogico, un esercizio di nitore assertivo da vedere e rivedere per trarne indicazioni contro i pregiudizi e le lacune della memoria. Ma per lo stesso motivo il film é stato anche riconosciuto come meno efficace, sotto il profilo espressivo, rispetto al film sull'olocausto. Ma Amistad, nella sua compostezza drammatica che non esclude l'immagine di lancinante stolidità, ci mostra un'epoca dell'America che precede quella dei Cancelli del cielo. È il periodo infame dell'uomo nero oggetto d'uso e fungibile per qualunque pattuizione mercenaria. È l'America delle leggi che funzionano "all'incirca". È l'America che crea sogni preconfezionati e destinati soltanto a chi ha i soldi per comprarseli. Un cosa è sicura: Amistad descrive uno scenario occidentale che non è, propriamente, "l'età dell'innocenza". Tutti hanno la colpa dell'omertà e pochi l'onore del gesto di pietà. Lo dice chiaramente il maestro di legge ed ex-presidente Anthony Hopkins rivolgendosi all'accusato Cinque: “A cosa servono i buoni propositi se non sono sorretti dalla benevolenza?” Ci voleva allora il senso di commozione rispettosa e generazionale di Spielberg per restituire tutta la grandezza tragica del dolore di Cinque, lo schiavo ammutinato al quale il tribunale non vuole riconoscere lo statuto di individuo. Proprio attraverso il lungo dibattimento giudiziario con il quale evolve la vicenda di Amistad, il regista può pertanto sfidare i pregiudizi e la cultura americana giocando sul filo diretto di una corrispondenza immediata con i valori e i miti di un'epoca cruciale della storia occidentale. Sulla tribuna processuale, infatti, Spielberg sfida i rituali del comune dissenso proponendo un personaggio che, come un ideale "uomo bianco", ha sofferto il calvario di Cristo mettendo a repentaglio la propria vita per salvare la sua gente. Con l'ottimismo dei personaggi spielberghiani, e senza il masochismo esaltato dei protagonisti scorsesiani, Cinque diventa allora un martire e un eroe, ed è alla fine liberato, come si conviene nel mondo dei fratelli bianchi. Amistad, ne siamo certi, resterà come il film più ideologico e problematico del suo autore. |
Autore critica: | Roberto Lasagna |
Fonte critica | Duel |
Data critica:
| 20/4/1998
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Critica 2: | |
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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