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Come eravamo - Way we were (The)

Regia:Sydney Pollack
Vietato:No
Video:Columbia Tristar Home Video
DVD:
Genere:Commedia
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Arthur Laurents
Sceneggiatura:Arthur Laurents, David Rayfiel
Fotografia:Harry Stradling
Musiche:Marvin Hamlisch
Montaggio:John F. Burnett, Margaret Hamlisch
Scenografia:Stephen B. Grimes
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Barbra Streisand (Kathie), Robert Redford (Hubbel), Lois Chiles (Carol Ann), Bradford Dillman (Gigi), Herb Edelman (Bill Verso), Diana Ewing (Vicki Bissinger), Murray Hamilton (Brooks Carpentier), Marcia Mae Jones (Peggy Vanderbilt), Sally Kirkland (Pony Dunbar), Viveca Lindfors( Paula Reisner), Allyn Mclerie (Rhea Edwards), Patrick O'Neal (George Bissinger)
Produzione:Ray Stark per Columbia Pictures Corporation - Rastar Productions
Distribuzione:Columbia – Cineteca dell’Aquila – Collettivo dell’Immagine - Zari
Origine:Usa
Anno:1973
Durata:

120'

Trama:

La vicenda del film si svolge al tempo dell'ultima presidenza di Roosvelt, negli Stati Uniti. Non sono tuttavia i fatti che interessano ma la psicologia dei due protagonisti: Katie, una giovane propagandista, convinta delle sue idee politiche, all'inizio del film in favore del comunismo e alla fine contro la bomba atomica; Hubbel, un giovane americano, benestante, che si è arruolato in marina ed è uno scrittore promettente, sicuro del successo, anche per gli incoraggiamenti di Katie. I due giovani, che si sono innamorati, convivono insieme, hanno una bambina e poi... si separano, avendo riconosciuto la loro incompatibilità psicologica.

Critica 1:Dal romanzo di Arthur Laurents: l'itinerario di una coppia attraverso quindici anni di storia americana dal 1937 ai primi anni '50: guerra di Spagna, Pearl Harbor, la morte di Roosevelt, la "caccia alle streghe" anticomunista e, nel breve epilogo, la campagna contro le armi nucleari. Un film americano che ha per protagonista una comunista e dove si parla esplicitamente dei Dieci di Hollywood. Non sempre le intenzioni della sceneggiatura (dello stesso A. Laurents) coincidono con quelle del regista: squilibri, prolissità, stridori. Caso raro di un film hollywoodiano dove i problemi di una coppia hanno una radice politica. Due Oscar: musiche di Marvin Hamlisch e canzone (del titolo). Difficile alchimia tra R. Redford e B. Streisand: lui sembra che non reciti, lei recita troppo.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Barbra Streisand e Robert Redford, una sfida tra amore e politica. Il tempo ha scavato rughe profonde in Come eravamo, ciò nonostante si deve al carisma di Barbra Streisand e alla memorabile canzone guida scritta da Marvin Hamlisch e dai coniugi Bergman se questo film resta ancorato nella memoria del grande pubblico. Diretto da Sydney Pollack, Come eravamo rivelava – sin dal titolo – la chiara intenzione di rappresentare, attraverso la storia di una coppia di giovani americani, l’esistenza di una generazione contesa tra i sogni dell’impegno politico e quelli della ricerca di un benessere faticosamente riottenuto dopo una profonda crisi economica. Siamo nella seconda metà degli anni trenta e l’America guarda con disgustato distacco al sorgere delle dittature europee. La Guerra civile spagnola incombe con i suoi morti e per l’energica attivista comunista Katie Morosky (Barbra Streisand) le cose sembrano chiare come il sole: Hitler e Mussolini minacciano il mondo e l’Unione Sovietica è la luce della pace. La verità del gulag è ancora lontana e, in quell’America ottimista e benestante, ci si illude che non ci sia troppa differenza tra Roosevelt e Stalin. Con un po’ più di cinismo e di sano distacco vive invece l’atletico Hubbell Gardiner (Robert Redford): perché condizionare tutta la propria vita con la politica? Ad unirli, solo l’amore per la scrittura. Così diversi e magicamente attratti, i due vivranno un’intensa storia d’amore. Hubbell venderà le proprie storie ad Hollywood e questo – unito al fatto che nella Mecca del cinema sono tempi di maccartismo – creerà una frattura con Katie, per nulla disposta a scendere a compromessi. La Streisand si butta anima e corpo in una storia fatta su misura per lei, e anche la scelta di Robert Redford (fino all’ultimo titubante, tanto che si pensava di dare la parte a Ryan O’Neal) si rivela azzeccata (…)
Autore critica:
Fonte critica:DVD.it
Data critica:



Critica 3:Quando di un uomo si predica il termine « ragazzo », si sa che si vuole alludere a una personalità ancora immatura. Per dimostrare l'assunto, relativo al comportamento di Hubbel, e caricarlo di significati altri (e ben più allarmanti), Pollack ha utilizzato il parametro della storia, cioè il criterio della responsabilità personale di
fronte agli eventi d'interesse generale che, tutti coinvolgendo, implicano una scelta pratica: così nel caso della lotta al nazifascismo e al maccartismo, come nell'opposizione al riarmo atomico. Si capisce che tale impostazione non intende valicare, dopo tutto, la sfera del privato, e giungere a mettere in discussione la gestione del potere da parte di Truman, ma, semplicemente, servirsi di tali avvenimenti per politicizzare una «love story». D'altra parte, l'uso della storia, in funzione di una relazione privata, non s'esaurisce nella precisione cronachistica della stessa, ma, e appunto, vuole coscientemente risolversi, attraverso la dicotomizzazione che la sottende, in una generalizzazione etica di una generazione a contatto con un centro di potere. Se si considera che i due piani di lettura - la storia d'amore e la metafora della fine del sogno di fanciullezza della nazione americana - si strutturano con un puntiglioso e ironico riferimento a tutta una tradizione del cinema di quegli anni - da Il ponte di Waterloo a I migliori anni della nostra vita - si capisce che, con il superamento delle regole del melodramma, si apre la strada, nel film, una concezione della vita che non è affatto consolatoria e patetica e neppure storicamente assolutoria, ma intrisa di radicale scetticismo (…), anzi, del cinismo più esasperato. Non a caso, e in profondità, il tema è posto dalla prima composizione letteraria di Hubbel che, parlando di sé, scrive: «Egli era come la nazione nella quale viveva, aveva tutto troppo facilmente», per cui era «pigro» e «cinico». Dal conflitto, tra il rigore dia Katie e la fatuità e la facilità della personalità di Hubbel, consegue la scelta di una impattuibile fedeltà ai propri principi della militante «comunista» e l'adeguazione, totale dello sceneggiatore alle imposizioni del regime e alle sirene dei «caldi californiani». Ma, di entrambe le vicende, il sintomo definitivo che Pollack ci comunica si riassume nell'abbraccio di due sconfitte. È vero che rende onore a Katie è alla sua ostinazione («tu non molli mai»), ma l'assunzione reale di prospettiva concerne «l'America dei belli», per i quali la storia non è mai esistita, nella consapevolezza che «niente cambierà mai» : «i dieci di Hollywood ora sono degli eroi ma, quando usciranno di prigione disoccupati, accetteranno le proposte di un produttore fascista». Su questa i dichiarazione, del fascismo negli Usa, che è insieme un'accettazione della propria impotenza, il cinema americano ha costruito il suo splendido edificio. (…)
Autore critica:Alberto Cattini
Fonte critica:Cinema e Cinema n. 2
Data critica:

1-3/1975

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

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