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Portaborse (Il) -

Regia:Daniele Luchetti
Vietato:No
Video:Bmg Video (Number One)
DVD:La Repubblica - L’Espresso
Genere:Drammatico
Tipologia:Spazio critico
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Franco Bernini, Angelo Pasquini
Sceneggiatura:Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli
Fotografia:Alessandro Pesci
Musiche:Dario Lucantoni
Montaggio:Mirco Garrone
Scenografia:Giancarlo Basili, Leonardo Scarpa
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Silvio Orlando (Luciano Sandulli), Nanni Moretti (Cesare Botero), Giulio Brogi (Francesco Sanna), Angela Finocchiaro (Irene), Anne Roussel (Juliette), Renato Carpentieri (Sartorio), Guido Alberti (Carlo Sperati), Lucio Allocca (Remo Gola), Dario Cantarelli (Carissimi), Graziano Giusti (Sebastiano Tramonti), Antonio Petrocelli (Polline), Gianna Paola Scaffidi (Adriana)
Produzione:Sacher Film - Eidoscope Productions Roma - Banfilm Paris
Distribuzione:Cineteca del Friuli
Origine:Italia
Anno:1991
Durata:

95'

Trama:

Luciano Sandulli è professore di lettere in un liceo del sud: ancor giovane e senza altezzosità, è affabile e bonario con gli studenti, che gli sono affezionati. Abita una vecchia casa dalla splendida architettura, ma in condizioni disastrose, perchè il modesto stipendio non gli consente quel minimo di manutenzione che la renderebbe meno precaria, né tanto meno di provvedere ai necessari restauri. Deve infatti arrotondare le poche entrate, accettando di scrivere libri, articoli e rubriche varie a nome di uno scrittore piuttosto noto, ma al momento in crisi. Forse proprio per la qualità non banale di quegli scritti, Sandulli viene scoperto dal Ministro Cesare Botero, che lo convoca e gli propone di trasferirsi a Roma: dovrà scrivere i discorsi e i vari interventi pubblici del Ministro e le sue dichiarazioni ai giornali e alle varie emittenti. Sandulli esita, anche perchè dissuaso da Irene, la fidanzata, insegnante a Bergamo, ma finisce per accettare. A tutta prima Roma gli piace: trova simpatici i collaboratori del ministro, specie la graziosa Juliette, e confortevole l'alloggio che gli viene assegnato. Ha pure l'impressione che il giovane ministro sappia quello che vuole, e sia determinato a svecchiare, modernizzare, rifondare: questi sono infatti i suoi termini ricorrenti. Così Luciano riesce a svolgere il proprio compito con sincera convinzione, in sintonia col capo e gli diventa ben presto indispensabile. Persino i furtivi "compensi extra" che or l'uno or l'altro dello staff del ministro gli danno a suo nome, pur con riluttanza e imbarazzo vengono da lui accettati. Ma piano piano qualcosa gli si confonde dentro e lo rende incerto e dubbioso: ha libero accesso alle più severe biblioteche e riceve in dono una costosa automobile; è sorpreso dall'inatteso trasferimento a Roma di Irene e addirittura trasecolato alla notizia che la sua vecchia casa fatiscente tanto amata, è dichiarata monumento nazionale e verrà restaurata a spese dello Stato. Ma ciò che più lo sconcerta è scoprire gradatamente furbizie, inganni, trucchi elettorali, comportamenti spregiudicati del capo: il segretario particolare, Polline, viene arrestato per una serie di truffe; il vecchio consigliere Tramonti viene in malo modo estromesso ed umiliato da Botero per cui l'anziano collaboratore viene colto da malore mortale. Botero è stato al centro di brogli elettorali, scandali, compromessi di ogni genere, strumentalizzazioni sfacciate, ricatti, riscossioni di tangenti in cambio di favori, soprusi ed ingiustizie ai danni di parecchie persone. Luciano, nonostante i privilegi di cui gode, è disgustato e fa lega con Francesco Sanna, un irriducibile giornalista che da tempo cerca di incastrare Botero. Scopre che costui per essere eletto, dieci anni prima, ha corrotto varie persone per manomettere le schede elettorali. Poi gli capita di dover coprire la relazione intima del ministro con la bella Juliette, abbandonata semiviva da Botero a pochi metri dal pronto soccorso, perchè lui non deve esporsi. Come compenso, il ministro gli fa avere di soppiatto i temi della maturità per i suoi liceali, per tenerselo buono: è così affezionato ai suoi ragazzi e così li potrà aiutare. Luciano, ormai consapevole del cinismo, della falsità e della spregiudicatezza di Botero gli invia una lettera piena di insulti e con Sanna cerca di impedire che Botero venga rieletto. Tutto è inutile poichè lui viene cacciato dallo staff di Botero, Irene vede revocato il suo trasferimento ed è costretto ad assistere all'ennesimo trionfo del ministro che stravince sugli avversari (con i soliti mezzi) e si fa promotore (ironia suprema!) di una politica aperta e leale. E' la goccia che fa traboccare l'onestà latente di Luciano, che telefona ad uno dei ragazzi la scorrettezza del ministro, con l'ingiunzione di farla sapere agli altri, e gli altri agli altri, a tutti i liceali d'Italia, smascherando il perbenismo cinico del capo. E poi sfascia la bella automobile-dono a colpi di mazza, sforzando l'ira tanto a lungo repressa.

Critica 1:Giovane ministro corruttore cinico, arrogante, dinamico, fintamente colto scopre in un giovane professore di liceo del Sud l'uomo adatto a scrivergli i discorsi e a dargli l'imbeccata per dichiarazioni e interviste. Frutto di un'indignazione etica prima ancora che politica, è un film importante e necessario. C'è uno scrupoloso lavoro di documentazione e di osservazione sulla realtà con una cura attenta nel disegno dei personaggi, senza indulgere in schematismi. Scritto da S. Rulli e S. Petraglia su un soggetto di Bernini e Pasquini che, però, chiesero e ottennero di non firmare.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Coraggioso il tentativo di Luchetti di stigmatizzare un tema vecchio ma sempre attuale come la corruzione politica del nostro paese, utilizzando l'anima candida di un professorino di provincia. Assolutamente perfetto Nanni Moretti nel ruolo dell'odioso ministro Botero: flemmatico, serioso, viscido senza mai essere volgare, arrogante senza volersi sporcare le mani, è lo specchio perfetto di una classe politica che proprio quando usciva il film (1990) stava per essere travolta da noti scandali. Umanissimo (anche troppo) Silvio Orlando nei panni del professore; dalla tentazione di cedere ai favori dei potenti, alla consapevolezza dell'ingiustizia regnante. Un po' troppo integerrimo e incorruttibile per risultare totalmente credibile, ma comunque simbolo di una moralità di cui si sente di sicuro la mancanza . Il pessimismo di fondo che attraversa tutto il film emerge senza ombra di dubbio nella seconda parte e nel (vanamente) liberatorio finale, nel quale Sandulli sfoga tutta la sua rabbia contro un automobile di lusso donatagli dal ministro, simbolo (un po' facilone) della corruzione e del degrado. Una sacrosanta ma troppo indotta indignazione rimane a fine pellicola, unita alla sensazione di scontata ribellione. Ottimo il cast che con Nanni Moretti ottiene anche un David di Donatello (1991).
Autore critica:Marco Bovino
Fonte critica:Film&Chips
Data critica:

30/11/2003

Critica 3:Timido, praticamente imbranato professore di liceo napoletano viene sorprendentemente ingaggiato da un giovane ministro rampante, di connotazione inequivocabilmente craxiana. Il suo ruolo è quello che gli americani definiscono di "ghost writer": l'intellettuale che, dietro le quinte, scrive i discorsi, detta le repliche, suggerisce le vie d'uscita all'uomo al potere. Inizialmente sedotto, più che dalle BMW rosso fiammanti che ben presto gli giungono in omaggio, dalla personalità ambigua del ministro (che Nanni Moretti interpreta con l'abituale finissima mistura di fede ed autoironia) e dall'eccentricità della sua esperienza, finirà ben presto disamorato, e quindi disgustato. Il portaborse, pur apparentemente lontano dalle atmosfere picaresche del primo film di Luchetti, Domani accadra', ripropone alcune costanti che già sembrano accompagnare l'opera del giovane assistente di Moretti in Bianca e La messa è finita. Come in quel caso, è una sorta di utopia che sembra sollecitare il protagonista (e la dinamica che sostiene il film) in una vera e propria fuga in avanti: la fede, scanzonata e grottesca all'inizio, poi vieppiù' seria fino a farsi drammatica, in un itinerario che sempre di più si apparenta ad un calvario. Un seguito di prove, quasi iniziatiche, che i personaggi debbono affrontare per accedere ad un nuovo statuto: sociale, ma soprattutto morale. Quasi che la felicità esistenziale, la convinzione ideologica, la serenità morale non siano raggiungibili se non attraverso il confronto con dei mutamenti, delle prove che ci costringano ad affacciarci alla finestra di una realtà inedita. Così, in un inizio quasi farsesco, il professore idealista e vicino ai suoi allievi scapestrati affronta il cambiamento con un comico, incosciente stupore. Ma, una volta confrontato alla ben nota dimensione romana eccolo ben presto dapprima disincantato, poi chiaramente sdegnato.
È un po', allora, come se le due personalità di Luchetti e Moretti (così difficili, talvolta, da distinguere, tale è il loro rapporto di amicizia e collaborazione) venissero a confondersi: ed il salutare, goloso appetito del primo nel piacere della caratterizzazione, dell'intimità quasi fisica e sensuale con i personaggi, sfocia nel grottesco rigoroso e rabbioso del moralismo morettiano. Il portaborse raggiunge allora l'apice dei suoi pregi, che è paradossalmente anche quello dei suoi limiti: la volontà di essere il più possibile esplicito ed incondizionato nel discorso.
La sincerità, la schiettezza del film ne fanno un'opera di denuncia intelligente e sorprendente, in questo senso innovativa rispetto ad un certo grottesco ambiguo della commedia all'italiana. Ma al tempo stesso, la sua intransigenza, il suo coraggio di buttarsi a testa bassa finiscono per tradirlo: conducendolo verso un certo schematismo, una prevedibilità (la frode elettorale, il personaggio dell'integerrimo funzionario addetto agli elaboratori) che certo non è quella dell'autore di Palombella rossa. E nemmeno del suo giovane e brillante assistente.
Autore critica:Fabio Fumagalli
Fonte critica:rtsi.ch/filmselezione
Data critica:

4/5/1991

Libro da cui e' stato tratto il film
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