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Straordinario viaggio di T.S. Spivet (Lo) - Extravagant voyage du jeune et prodigieux Spivet (Le)

Regia:Jean-Pierre Jeunet
Vietato:No
Video:
DVD:Non ancora reperibile in dvd
Genere:Avventura
Tipologia:Diventare grandi, Giovani in famiglia
Eta' consigliata:Scuole elementari; Scuole medie inferiori
Soggetto:dal romanzo di Reif Larsen
Sceneggiatura:Guillaume Laurant, Jean-Pierre Jeunet
Fotografia:Thomas Hardmeier
Musiche:Denis Sanacore
Montaggio:Hervé Schneid
Scenografia:Aline Bonetto
Costumi:Madeline Fontaine
Effetti:
Interpreti:Helena Bonham Carter - Dott.ssa Clair, Judy Davis - Signorina Jibsen, Callum Keith Rennie - Padre, Kyle Catlett - T.S. Spivet, Niamh Wilson - Gracie, Jakob Davies - Layton, Rick Mercer - Roy, Dominique Pinon - Due Nuvole, Julian Richings - Ricky, Richard Jutras - Sig. Stenpock, Susan Glover - Cathy, James Bradford - Presidente dello Smithsonian, Roald Smeets - Pierre G, Lisa Bronwyn Moore - Judy, Dawn Ford - Marge, Robert Maillet
Produzione:Jean-Pierre Jeunet, Frédéric Brillion, Gilles Legrand Per Epithète Films, Tapioca Films, Filmarto, in coproduzione con Gaumont, France 2 Cinema
Distribuzione:Microcinema
Origine:Canada-Francia
Anno:2014
Durata:

105'

Trama:



Critica 1:(...) come nell'altro film di Jean-Pierre Jeunet «Il favoloso mondo di Amélie» visto qualche tempo fa, il clima è sempre quello molto intenzionalmente ottimista dei film di Frank Capra e tutto andrà per il meglio. Questa volta, pur con lo stesso sceneggiatore, Guillame Laurent, forse per una più modesta risonanza del romanzo cui ci si è ispirati di Relf Leisen, il risultato non è altrettanto brillante. La prima parte del viaggio di T.S., dato anche il continuo susseguirsi di cornici americane, non è molto diversa da quella dei consueti «road movies» visti da anni, senza però molti colori e quasi nessuna sorpresa; mentre la prevedibile, felice conclusione a Washington, se non fosse per quell'incubo di T.S. di aver causato la morte del suo gemello, sarebbe del tutto priva di significativi risvolti psicologici e, forse, si limiterebbe a dare semplicemente spazio all'immancabile lieto fine. Ad ogni modo certe pagine hanno una loro commovente sincerità e il piccolo attore che dà vita a T.S., l'americano Kyle Cattlett, quasi un divo della televisione al suo Paese, pur non potendo dirsi molto simpatico, ha tratti fini, espressioni convincenti, anche se non avrà lo stesso successo che Audrey Tatou si conquistò dopo «Il favoloso mondo di Amelie». Attorno a lui vari divi, dall'inglese Helena Bonham Carter all'australiana Judy Davis. Ma Kyle Cattlett ruba loro di continuo la scena.
Autore critica:Gian Luigi Rondi
Fonte critica Il Tempo
Data critica:

28/5/2015

Critica 2:Per convincere il regista Jean-Pierre Jeunet (...) a sceglierlo come protagonista (...) il giovanissimo Kyle Catlett, 9 anni all'età del provino, ha illustrato le sue innumerevoli capacità: «So piangere a comando - ha spiegato durante un colloquio su Skype con Jeunet -, sono forte, sono un duro, sono il campione del mondo di arti marziali nella categoria bambini sotto i 7 anni». Il ruolo, a quel punto, non poteva che essere suo. Nessuno avrebbe potuto interpretare meglio il personaggio di un ragazzino animato da inesauribili curiosità e capacità d'osservazione, una specie di minuscolo Leonardo da Vinci, pronto ad affrontare qualunque ostacolo pur di ricevere il premio che gli è stato attribuito (...) T.S. Spivet è la versione infantile dell'Amelie di Audrey Tautou. Come lei è uno di quei piccoli esseri che, a colpi di innocenza, fantasia e determinazione, riescono ad avere la meglio in un mondo di persone bizzarre, incoerenti, egocentriche.
Autore critica:Fulvia Caprara
Fonte critica:La Stampa
Data critica:

28/5/2015

Critica 3:Ispirato al libro Le mappe dei miei sogni dello scrittore statunitense Reif Larsen, il film tenta di riprodurne la confezione, grazie anche all'ausilio del 3D: se il romanzo si compone di mappe e disegni che illustrano la passione inventiva del piccolo protagonista, il film apre i tre capitoli che lo costituiscono con le pagine di un libro pop-up aventi la funzione di piani d'ambientazione. L'intera pellicola, poi, è farcita di fantasmagoriche soluzioni à la Amélie Poulain.
Il piccolo protagonista sembra infatti la versione infantile dell'Amélie interpretata da Audrey Tatou nel precedente film di Jean-Pierre Jeunet. Come lei, T.S. è dotato di quella determinazione frammista a innocenza che permette di conseguire i propri bizzarri obiettivi in un mondo altrettanto bizzarro. In questo caso raggiungere dal Montana la prestigiosa sede dello Smithsonian Institution, a Washington, per ritirare un premio assegnato all'invenzione dell'anno, che nessuno sa realizzata da un bambino di dieci anni. Il piccolo eroe vive così un rutilante e fiabesco road movie, in direzione ostinata e contraria, da ovest a est, avendo come meta ultima il superamento delle proprie paure più grandi.
Un altro, sembra farci intendere Jeunet, è il traguardo che deve raggiungere il piccolo protagonista: elaborare un lutto su cui è calato il silenzio nella sua sgangherata famiglia, la morte del fratellino gemello, in un incidente di cui T. S. si sente silenziosamente responsabile. Forse solo i momenti in cui T. S. si trova di fronte al fratello Layton (che si tratti dei loro giochi in flashback o di proiezioni della mente bambina che fatica a tracciare i confini fra la realtà e il proprio mondo emotivo) restituiscono paradossalmente la vena più vera, quella malinconica, dell'infanzia. (...)
Autore critica:Manuela Russo
Fonte critica:cineforum.it
Data critica:



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