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Samba Traore' - Samba Traore'

Regia:Idrissa Ouedraogo
Vietato:No
Video:Skorpion Entertainment
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Le diversità
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Santiago Amigorena, Jacques Arhex, Idrissa Ouedraogo
Sceneggiatura:Santiago Amigorena, Jacques Arhex, Idrissa Ouedraogo
Fotografia:Pierre Laurent Chenieux, Mathieu Vadepied
Musiche:Falton Cahen, Lamine Konte'
Montaggio:Joelle Dufour
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Moumouni Compaore' (Ali'), Mariam Kaba (Saratou), Abdoulaye Komboudry (Salif), Bakary Sangare' (Samba), Krin Casimir Traore' (Seydou), Hippolyte Wangrawa (Ismael)
Produzione:Les Films De La Plaine Burkina Faso - Waka Film, Suisse - Le Film de la Plaine - Film A 2, Francia
Distribuzione:Libra Film - Coe
Origine:Burkina Faso - Svizzera
Anno:1992
Durata:

85’

Trama:

Simpatico giovane del Burkina Faso, Samba Traorè è grande, grosso, allegro e generoso, è stato a lavorare per molto tempo in città ed è tornato al villaggio natio con grandi idee e molto denaro. Nessuno sa bene come Samba, figlio di Seydou, li abbia fatti. Intanto si dichiara con qualche timidezza a Saratou, a ciò incoraggiato dal fido amico Salif e da sua moglie Binta, una energica grassona. Saratou è bella, vedova e ha un figlio, Alì, di nove anni. Avvengono grandi feste per le nozze, dopo che Ismael, un tipo venuto dalla città per prendersi la donna, è stato duramente respinto da lei e dal neo-candidato. Samba si è fatto costruire una bella casetta; ha addirittura comprato e regalato a tutto il villaggio una mandria di buoi; ha perfino messo su con Salif un rustico bar, fornito di birra e Coca Cola. Ma, alle insistenti richieste di Saratou sull'origine di tanto denaro, Samba si inquieta (quando è stato in città Samba ha rapinato il gestore di un distributore di benzina e la polizia da tempo cerca il colpevole). Mentre accompagna sul carretto (con i suoi genitori, Alì e i migliori amici) Saratou incinta di nove mesi all'ospedale per complicazioni, Samba capisce che in città sarebbe sicuramente individuato. Lascia tutti a mezza strada e si dà alla fuga: la donna partorisce un maschio su di un camioncino di passaggio, mentre Seydou trova nella casa di suo figlio la rivoltella recuperata durante la rapina. Con grande sdegno in tutto il villaggio la casa viene data alle fiamme e ne restano solo i muri. Saratou e la madre non vogliono più fra loro quel ladro e traditore, che vaga fra boschi e pianure. Lo cerca però Alì che gli è affezionato e, trovatolo, gli comunica di essere diventato padre. Allora Samba torna a prendere Saratou e neonato per recarsi altrove. Una camionetta arriva nel villaggio: Samba fugge aiutato da Salif ma un poliziotto ferisce l'amico e il ladro viene arrestato. Saratou, che lo ama ancora, gli promette di aspettarlo.

Critica 1:Samba Traorè privilegia l'ambientazione esterna e la luce del giorno per documentare con un linguaggio essenziale e precisione antropologica le condizioni di chi vive tra capanne, animali e forme di economia primordiale e descrivere emozioni e sentimenti universali, alludendo anche all'eterno conflitto tra città e campagna e alla bontà di fondo di Samba che ha rubato per migliorare la propria vita e quella del villaggio.
Autore critica:Alberto Castellano
Fonte criticaIl Mattino
Data critica:

2/6/94

Critica 2:(…) L'inizio del film evidenzia subito il nuovo percorso di Ouedraogo che trova risorse nei suoi corpi preesistenti (in cui la ricerca sullo spazio, sulla sua orizzontalità da scrutare e da proporre dentro inquadrature espresse da punti di vista "definitivi”, geometrie affascinanti, quadri attraversati da linee che si perdono ai confini dello sguardo, esisteva già tutta, silenziosa o più marcata) per superarli, per rinnovarsi spostando le coordinate appunto della ricerca che si fa, in Samba Traoré, più complessa a partire dalla sua progressiva rarefatta semplicità, da un'idea e da una realizzazione di messa in scena, di set, di rapporti fra le distanze, fra i corpi e la natura e gli elementi (l'acqua, il fuoco, la terra), ripulita da ogni scrittura superflua, da ogni gesto ingombrante. Sta in questo la maturità espressiva di Ouedraogo, nel saper muovere una storia (e i personaggi che la popolano) e i mezzi tecnici necessari a tradurla in immagini con puntuale scansione. E all'interno di essa ribadire i tratti del suo cinema universale («L'unica civiltà che conta è quella dell'immagine»), la sua vitalità diffusa pronta a sfidare, a mettersi in gioco. Così, il piano-sequenza che apre il film lo segna nei suoi tempi e nelle sue azioni ad alta temperatura e visionarietà, si immerge nel suo corpo trasformando quel "prologo" in esplorazione avviata dentro i generi, anche la commedia e il dramma a forti tinte. Mentre filmare lo spazio significa per Ouedraogo farlo con sempre maggiore attenzione a una classicità figurativa, significa aprirlo - tramite carrelli rivelatori/esplorativi, o panoramiche - a sguardi innamorati che sappiano restituirlo modellato nella sua frammentarietà/interezza, non spazio "realista" ma dichiaratamente filtrato dalla finzione, dall'artificio degli obiettivi, delle lenti, anche se un "grado zero" di imprevedibilità, di soffio/respiro di primordiale sfida si insinua rendendo i confini della ricerca ancora più incerti e diffusi e la classicità minata/rafforzata nel suo farsi. E l'incontro (quotidiano) con il sole a depistare troupe, corpi,
tempi previsti. Filmare lo spazio significa dialogare e lottare con esso. Con la sua luce. «Il faut se battre avec le soleil. Il s'agit vraiment d'une course-poursuite entre lui et nous... Il y a des choix à faire spontanément en fonction de la position du soleil» . La luminosità conquista ogni fotogramma, ogni frammento di spazio, viene scoperta e si lascia afferrare appunto dai carrelli, dalle panoramiche essenziali che all'interno dei piani sequenza svelano il set e lo ri-propongono, creano una attrazione (e la ricerca si fa sensualità avvolgente) infinita tra fuori campo e quanto l'inquadratura custodisce. (…)
Ma accanto alle maestranze professioniste ci sono nel film quei corpi, altrettanto e forse più magici, di gente trovata nei villaggi, resi attori/attrici ai quali Ouedraogo, lo ripete, non rinuncerebbe mai. E sono ancora i ragazzi o gli anziani in, intesa profonda con l'obiettivo. E il padre di Samba che in una delle sequenze più luminose compie un gesto decisivo: dopo aver trovato nella nuova casa costruita dal figlio le prove della sua colpevolezza (la valigia con la pistola e con una parte dei soldi) appicca il fuoco, disperato per la scoperta; e con il suo gesto pratico permette a Ouedraogo di filmare un incendio visto da vicino/lontano, riproponendo anche in questa circostanza la profondità teorica nella ricerca di un punto di vista e di una alternanza di campi (medi, lunghi, ravvicinati, fino ai primi piani degli attori) e di rapporti fra corpi e natura continuamente ribadita. (…)
Autore critica:Giuseppe Gariazzo
Fonte critica:Cineforum n. 328
Data critica:

10/1993

Critica 3:Il giovane Samba compie una rapina e torna al villaggio con il bottino. Qui cerca di condurre una vita normale anche se corrono voci sulla sua improvvisa ricchezza. Si sposa e apre un bar ma quando sarà necessario portare la moglie in città per il parto, non avrà il coraggio di tornare sul luogo del delitto. Suo padre capisce tutto e lo punisce incendiandogli la casa e la polizia lo arresta. La moglie saprà attenderlo. L'Africa che Ouedraogo ci racconta in questo suo quarto film sfugge, ancora una volta, agli stereotipi occidentali. È una narrazione per immagini che si richiama alla tradizione orale per riflettere sull'inevitabile conflitto tra città e villaggio.
Autore critica:
Fonte critica:mymovies.it
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

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