Figli di un dio minore - Children of a Lesser God
Regia: | Randa Haines |
Vietato: | No |
Video: | Paramount |
DVD: | Paramount |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Le diversità |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dal lavoro teatrale di Mark Medoff |
Sceneggiatura: | Hesper Anderson, Mark Medoff |
Fotografia: | John Seale |
Musiche: | Michael Convertino |
Montaggio: | Lisa Fruchtman |
Scenografia: | Gene Callahan |
Costumi: | Renee April |
Effetti: | |
Interpreti: | William Hurt (James Leeds), Marlee Matlin (Sarah Norman), Piper Laurie (Signora Norman), Philip Bosco (Dr. Curtis Franklin), Allison Gompf (Lydia), John Cleary (Johnny), Philip Holmes (Glen), Georgia Ann Cline (Cheryl), William D. Byrd (Danny), Frank Carter Jr. (Danny), John Limnidis (William) |
Produzione: | Burt Sugarman Production |
Distribuzione: | Non reperibile in pellicola |
Origine: | Usa |
Anno: | 1986 |
Durata:
| 114'
|
Trama:
| In un Istituto per audiolesi arriva un nuovo insegnante. E' James Leeds, un giovane i cui metodi non piacciono molto sulle prime al direttore. Ma Leeds ha una facile presa sugli assistiti e i primi risultati riabilitativi si vedono presto. Nell'istituto c'è anche Sarah Norman, sordomuta praticamente dalla nascita che, accolta durante l'infanzia, è poi rimasta e si occupa delle pulizie. E' una donna intelligente e bella e Leeds se ne innamora. La madre di lei vive lontana e non ama molto la figlia, poiché la sfortuna di quest'ultima ha determinato, quando era bambina, l'abbandono del marito. Il rapporto tra Sarah e James si fa intenso e lei va a vivere nella casa di lui; ma Sarah ha un carattere non facile ed una personalità eccezionale: essa non cerca la pietà, vuole essere capita per quello che può valere, mentre teme sempre, nell'intimo, di non farcela in nulla. Ad un certo momento essa fugge presso la madre che l'accoglie e conforta, ma il richiamo di Leeds che ha bisogno di lei è troppo forte. E Leeds stesso capirà che, anche con l'amore più grande, gli occorrono umiltà e pazienza e che dovrà rispettare quella persona straordinaria, alla quale in fondo basta il silenzio per amare e per proteggere una fierezza innata.
|
Critica 1: | La Haines viene dalla televisione, e si avverte. Ciò, nonostante, il film è molto sensibile e intenso, anche se si allinea con la tradizione hollywoodiana che esige l'anormalità presentata nel mondo più normale possibile (vedi anche Rain Man). In sostanza, un film che strizza l'occhio al pubblico, ma l'interpretazione è da Oscar (e lei sordomuta autentica, l'ha vinto). |
Autore critica: | Francesco Mininni |
Fonte critica | Magazine italiano tv |
Data critica:
| Critica 2
|
Critica 2: | Storia d'amore dentro una storia di handicap? Il secondo termine non ha senso, è solo paesaggio, colore, un po' di sale. Ben altri sono i film che la storia del cinema ha fatto sugli handicappati. Qui le questioni sfiorate sono tutti falsi problemi, esistono solo come espediente narrativo (fra l'altro subito abbandonati). Che vuole, per esempio, la sordomutina? Con chi ce l'ha? Il suo problema è anche quello degli altri, non è molto gistificata quando fa le bizze: o meglio la giustificazione è nei flebili sviluppi della storia d'amore, negli abbandoni, nei rimproveri («Tu mi vuoi foggiare a tua immagine, non mi vuoi bene per come sono, questa non è una vera unione», dice la fanciulla sfarfallando con le mani a velocità supersonica: e William Hurt, per farci capire, ripete ogni volta quel che ascolta, come quel che dice, suscitando una sensazione di irreale «doppiaggio», di suoni superflui là dove dovrebbe dominare il gesto immerso nel silenzio). Così come la richiesta di lei tendente ad ottenere che il suo compagno le descriva la musica (lui rinuncia ad ascoltare Bach: «Non mi dà gioia perché tu non lo senti», e questa è una bella situazione) è di puro effetto, in quanto lei sente benissimo le vibrazioni, è capace persino di ballare, a tempo di musica.
(…) L'autrice, la regista Randa Haines (nativa di Los Angeles, già allieva dell'Actor's Studio, attiva per la televisione),afferma che il film allarga anzi il dramma specifico: «Nel film la sordità è una metafora. Simboleggia gli ostacoli che impediscono a tante persone di capirsi. In un certo senso siamo tutti sordi a quello che passa per la mente del prossimo». |
Autore critica: | Ermanno Comuzio |
Fonte critica: | Cineforum n. 263 |
Data critica:
| 4/1987
|
Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
|
|
Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | |
Autore libro: | |
|