Portiere di notte (Il) -
Regia: | Liliana Cavani |
Vietato: | 14 |
Video: | Deltavideo, Video Club Luce |
DVD: | Repubblica |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | La memoria del XX secolo |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Barbara Alberti, Liliana Cavani, Amedeo Pagani |
Sceneggiatura: | Liliana Cavani, Italo Moscati |
Fotografia: | Alfio Contini |
Musiche: | Daniele Paris |
Montaggio: | Franco Arcalli |
Scenografia: | Nedo Azzimi, Jean-Marie Simon |
Costumi: | Piero Tosi |
Effetti: | |
Interpreti: | Dirk Bogarde (Max), Charlotte Rampling (Lucia Atherton), Philippe Leroy (Klaus), Gabriele Ferzetti (Dottor Hans Vogler), Giuseppe Addobbati (Stumm), Isa Miranda (Contessa Erika Stein), Nino Bignamini (Adolf), Marino Mase' (Maestro Atherton), Amedeo Amodio (Bert il ballerino), Geoffrey Copleston (Kurt), Manfred Freiberger (Dobson), Ugo Cardea (Mario), Hilda Gunther (Greta), Nora Ricci (Frau Holler), Piero Mazzinghi (Oscar), Luigi Antonio Guerra, Carlo Mangano (portiere), Kai S. Seefeld (Jakob), Piero Vida (portiere di giorno) |
Produzione: | Esa De Simone e Robert Gordon Edwards per Lotar - Italnoleggio Cinematografico |
Distribuzione: | Cineteca Nazionale |
Origine: | Italia, Usa |
Anno: | 1974 |
Durata:
| 120’
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Trama:
| Max, già ufficiale delle SS addetto ai campi di sterminio, svolge in un albergo di Vienna (1957) le mansioni di portiere di notte, perchè si vergogna della luce diurna. Non così altri suoi ex colleghi, orgogliosi del loro passato, intenti a reperire e far scomparire documenti e testimoni compromettenti. In albergo giunge Lucia, una ex deportata ebrea, corrotta da Max e ora sposata a un direttore d'orchestra americano. Ossessionato dai ricordi, basta a Max una minima provocazione per reimmergersi nelle rievocazioni di orrori e abiezioni con deviazioni sessuali d'ogni genere. Anche Lucia è coinvolta nei ricordi, dai quali scaturisce e divampa una insana passione. Sapendola ricercata a morte quale teste pericoloso, Max si licenzia e si barrica con lei nel proprio appartamento, dove l'isolamento e l'esaurirsi del cibo provocano risse, sfinimenti e furori erotici. In un tentativo di evasione, vengono abbattuti da Bert, un ballerino omosessuale ex amante di Max.
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Critica 1: | Nel 1957 a Vienna, ex deportata, moglie di un direttore d'orchestra, riconosce nel portiere dell'albergo l'ufficiale delle SS di cui, giovanissima, era diventata l'oggetto sessuale in campo di concentramento, in un tortuoso rapporto sadomasochistico. Al di là del suo successo internazionale di scandalo, il 6 film di L. Cavani ebbe accoglienze critiche disparate: attacchi più o meno moralistici per la sgradevolezza della sua ambigua tematica sul rapporto vittima-carnefice oppure elogi per aver cercato, sulla scia di Visconti, di conciliare il melodramma con un discorso sulle ambiguità della storia. Eccellente direzione degli attori, funzionale fotografia di Alfio Contini, montaggio di Kim Arcalli. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Kataweb Cinema |
Data critica:
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Critica 2: | Il portiere di notte è più che altro un viaggio nel sottosuolo della coscienza alla ricerca del fascismo visto come malattia dell'anima, abisso privato in cui precipita l'uomo nel desiderio recondito di distruzione e di autodistruzione. Ma questa è una concezione astorica che riduce il fascismo a categoria esclusivamente esistenziale ed a perversione dello spirito a concetto assoluto del Male che alligna in ciascuno, come peccato originale.
La conclusione è che il nazismo non muore (i ruoli interpersonali da questo creati possono riproporsi infatti quindici anni dopo, e la tragica fine della coppia risponde più alle regole di una romantica ed infelice storia d'amore che ad una qualche significazione ideologica) non perché continuano a sussistere le condizioni politiche (economiche) per la sua sopravvivenza, ma perché si tratta di una deformazione che è dentro l'uomo, sempre pronta a riemergere. E' interessante poi osservare che la costituzione in coppia di Max e Lucia provoca un'inversione di senso nell'opera, perché istituisce un nucleo che annulla lo scontro tra i personaggi per trasferirlo negli altri nazisti, estranei ai due protagonisti e nemici non più perché nazisti, ma perché contrari al nuovo rapporto, che in tal modo viene recuperato e riscattato, in quanto liberatorio.
La Cavani ha affermato di non aver voluto realizzare un film sul nazismo, ma sulla condizione nazista; in realtà (da qui l'equivocità del film) si tratta della rappresentazione di una condizione data per esclusiva, di cui invece sono presentate solo alcune componenti: il sadismo, il feticismo della divisa, l'estetismo, il narcisismo omosessuale, il misticismo. Tutte categorie, queste, che attengono alla sfera della sessualità e della morale. Certo tutto ciò fa parte del fascismo, ma non lo esaurisce.
Così, una lettura del film come rappresentazione del fascismo e dei meccanismi che ne permettono l'insorgere ed il permanere, risulterebbe estremamente riduttiva, in mancanza di una decisa visione di classe, e nella sovrabbondanza di elementi sovrastrutturali.
Meglio intendere l'opera come discorso sulla ricerca disperata del piacere, sull'atrocità e sull'estasi, e sulla morte che ne costituisce il necessario punto d'arrivo, come afferma Bataille (« ... il significato ultimo dell'erotismo è la morte »).
In questo senso il ruolo della dittatura, tragica festa della violenza e della perversione, è solo quello di costituire il più potente detonatore di una tensione sessuale, il fondo sociale che legittima l'eccesso.
Il fascismo inteso cioè come « macchina del desiderio ». |
Autore critica: | Vittorio Giacci |
Fonte critica: | Cineforum n. 144 |
Data critica:
| 5/1975
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Critica 3: | nel 1957 a Vienna, ex deportata, moglie di un direttore d'orchestra, riconosce nel portiere dell'albergo l'ufficiale delle SS di cui, giovanissima, era diventata l'oggetto sessuale in campo di concentramento, in un tortuoso rapporto sadomasochistico. Al di là del suo successo internazionale di scandalo, il sesto film di L. Cavani ebbe accoglienze critiche disparate: attacchi più o meno moralistici per la sgradevolezza della sua ambigua tematica sul rapporto vittima-carnefice oppure elogi per aver cercato, sulla scia di Visconti, di conciliare il melodramma con un discorso sulle ambiguità della storia. Eccellente direzione degli attori, funzionale fotografia di Alfio Contini, montaggio di Kim Arcalli. |
Autore critica: | |
Fonte critica: | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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