Rose e pistole -
Regia: | Carla Apuzzo |
Vietato: | 14 |
Video: | Video DTA |
DVD: | |
Genere: | Commedia |
Tipologia: | La condizione femminile |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Carla Apuzzo, Salvatore Piscicelli, Marco Vajani |
Sceneggiatura: | Carla Apuzzo, Salvatore Piscicelli, Marco Vajani |
Fotografia: | Paolo Ferrari |
Musiche: | Eugenio Colombo |
Montaggio: | Salvatore Piscicelli |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Anna Ammirati, Duccio Giordano, Luigi Petrucci, Cristina Donadio, Lello Serao |
Produzione: | Falco Film |
Distribuzione: | Ab Film |
Origine: | Italia |
Anno: | 1998 |
Durata:
| 81'
|
Trama:
| l film racconta la fuga d'amore di una coppia di ventenni, Rosa (la "Monella" di Tinto Brass, Anna Ammirati) e Angelo (Duccio Giordano), inseguiti dal marito di lei, il macellaio Pappalardo (Lello Serao), e dal suo inespressivo killer Bosnia (Gianni Dal Maso). Ma non solo. Accanto alla loro storia si sviluppano altre vicende che vedono protagonisti le persone loro vicine e che confluiranno poi in un finale risolutivo raccontatoci dalla stessa protagonista. Per il suo primo lungometraggio, la regista ha scelto di giocare sui contrasti, a partire dalla scenografia: la storia, che si svolge interamente nella metropoli napoletana, trova il suo spazio in due cifre stilistiche, una di tipo storico nelle immagini dei Campi Flegrei e l'altra di tipo "veristico" concentrata sulla realtà di Bagnoli, dove i giovani cercano sì i "soldi facili" attraverso lo spaccio e la rapina, ma sognano anche una vita tranquilla e una famiglia.
|
Critica 1: | La sua semplice ma eversiva qualità è quella di non strizzare l'occhio alla masturbatoria liturgia napoletanista e di proporre, al contrario, le note più aggressive e radicali di una propria integrità cinematografica. |
Autore critica: | Valerio Caprara |
Fonte critica | Il Mattino |
Data critica:
|
|
Critica 2: | "Le cose devono cambiare, se no marciscono": non cambiano, sono marce, ma prevale l’energia pugnace della ragazza protagonista Rosa, aiutata da una Rosa più matura (sono le due Rose del titolo). Come nelle favole di bambini in fuga nel bosco attraverso avventure e disavventure, Rose e pistole, commedia nera molto interessante, divertente e riuscita di Carla Apuzzo, racconta una coppia di amanti ventenni che scappa per sottrarsi all’ex marito di lei, un ricco macellaio che ha assunto un killer per uccidere lui. In cerca di soldi per andarsene (“sono difficili, i soldi facili”) lui tenta una rapina, lei prova goffamente a spacciare droga e a tornare a lavorare in una ditta di telefonate oscene in cui era già stata impiegata. Tutti sparano, tutto è in disfacimento, ma la vitalità dei giovani e della passione è più forte della morte. A Napoli, tra i Campi Flegrei e l’archeologia industriale di Bagnoli, senza sociologia e senza politica, s’intrecciano i microconflitti maniacali che hanno sostituito i grandi conflitti ideologici. Un dentista amante della marijuana (è il regista Enrico Caria), un serial killer, due fricchettoni, un ex ladro, un transessuale, sono i protagonisti d’una realtà poco credibile e insieme molto concreta: tutto è inglobato dal caos e guidato dal caso, nel vorace fluire imprevedibile della post-modernità. Il primo film diretto da Carla Apuzzo, napoletana, co-sceneggiatrice e produttrice dei film di Salvatore Piscicelli, non ha nulla a che vedere con le melensaggini opportuniste né con il terribilismo alla moda di tanto cinema italiano: l’andamento serpentino della narrazione scandita da cartelli, i ritmi e il linguaggio personalissimi, la scelta degli ambienti e dei colori primari, la stilizzazione della fotografia, la consapevolezza del cine-passato e del presente, sono il segno d’un talento sicuro. Nel film corale, nero ma niente affatto tetro, gli interpreti benissimo scelti, perlopiù di esperienza teatrale, sono perfetti, ed è straordinario il risultato di Anna Ammirati, che in Monella di Tinto Brass si limitava a ridere, sorridere, mostrare i genitali e il sedere. Rose e pistole è accompagnato da tre esagrammi dell’I Ching: “avversità”, “mordere”, “la famiglia”. |
Autore critica: | Lietta Tornabuoni |
Fonte critica: | La Stampa |
Data critica:
| 24/6/2000
|
Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
|
|
Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | |
Autore libro: | |
|