Scuola è finita (La) -
Regia: | Valerio Jalongo |
Vietato: | No |
Video: | |
DVD: | Cecchi Gori Home Entertainment |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Disagio giovanile, Il mondo della scuola - Giovani |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | |
Sceneggiatura: | Francesca Marciano, Valerio Jalongo, Daniele Luchetti, Alfredo Covelli |
Fotografia: | Stefano Falivene |
Musiche: | Francesco Sàrcina |
Montaggio: | Mirco Garrone |
Scenografia: | Giada Calabria |
Costumi: | Valentina Taviani |
Effetti: | |
Interpreti: | Valeria Golino (Daria Quarenghi), Vincenzo Amato (Aldo Talarico), Fulvio Forti (Alex Donadei), Luciano De Luca (Ciotti), Antonella Ponziani (Serena Donadei), Marcello Mazzarella (Michele), Alfio Sorbello (Yuri), Gianluca Belardi (Enrico), Paola Pace (Preside), Gea Martire (Prof.ssa Rosati) |
Produzione: | Giampiero Romaldi e Tiziana Soudani per Ameuropa International-Amka Films Productions in collaborazione con Frame By Frame in coproduzione con Rai Cinema-Rsi-Radiotelevisione Svizzera-Srg, Ssr-Idée Suisse |
Distribuzione: | Bolero Film |
Origine: | Italia |
Anno: | 2010 |
Durata:
| 85’
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Trama:
| Roma, Istituto Pestalozzi. In una scuola in cui alunni e professori condividono la stessa noia e lo stesso sfinimento, lo studente Alex Donadei distribuisce a pagamento momenti di distrazione sottoforma di pasticche colorate. Alex è poco amato dal corpo docenti e tentare il suo recupero sembra un'impresa quasi impossibile, ma due professori coraggiosi e incuranti delle regole, Daria Quarenghi e Aldo Talarico, decideranno di provarci.
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Critica 1: | Sbagliando tutto, o quasi, anche se per affetto, per generosità, per vivere fino in fondo un mestiere che troppo spesso è una missione. (...) La scuola è finita di Valerio Jalongo è un film duro, sferzante, impietoso, imperfetto, molto insolito e coraggioso per il nostro cinema, anche se non sempre tenuto a briglia stretta. Valeria Golino è l'insegnante dell'Istituto Pestalozzi decisa a difendere a ogni costo quell'allievo brillante e ingovernabile che preferisce impasticcarsi o volare giù dal tetto (restando miracolosamente incolume) piuttosto che coltivare le sue molte doti. Vincenzo Amato è il suo ex-marito e collega nello stesso Istituto, nonché aspirante chitarrista, che scopre l'intelligenza e il talento di quel ragazzo taciturno e a sua volta stringe con lui un legame rischioso, invitandolo a casa e suonando con lui, anche sul tetto della scuola occupata, che nel frattempo diventa un simbolo del degrado e viene cannibalizzata dai media. Mentre lo spiritato Fulvio Forti – una rivelazione – è il giovanissimo Alex che vive nel mito del padre fuggito in Australia (ma avrà una cocente delusione); e intanto spaccia e consuma pasticche colorate (anche con il prof, sissignori). Ma soprattutto si prende una cotta per quella professoressa vulnerabile e sola, come lui. A differenza che in altri film sulla scuola, come La classe di Cantet, qui al centro ci sono gli adulti (più Alex, naturalmente); e sono le loro mancanze, le loro illusioni, le loro sconfitte a ispirare la parte migliore del film. (...) |
Autore critica: | Fabio Ferzetti |
Fonte critica | Il Messaggero |
Data critica:
| 30/10/2010
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Critica 2: | Il primo pensiero va a La classe di Cantet. Ma dura un attimo, giusto il tempo di rendersi conto che il discorso de La scuola è finita si sposta verso altri territori: il teatro di partenza è una degradata scuola pubblica superiore di un degradato quartiere della periferia romana (l'istituto Pestalozzi, che non esiste, ma che è chiamato così in onore dell'omonimo pedagogo), gli attori principali sono Alex (Fulvio Forti) – studente dalla vita familiare disastrata e dal rendimento deprimente – e i due professori Quarenghi (Valeria Golino) e Talarico (Vincenzo Amato), entrambi decisi – con metodi e prospettive differenti – a recuperare, quantomeno umanamente, il ragazzo.
L'intento del film di Valerio Jalongo (...) è di sicuro nobile: fotografare lo stato di completo sfinimento della scuola italiana, inquadrando una situazione limite. I problemi del film nascono però quando a prendere il sopravvento sono le derive esistenziali, a partire dalla situazione sentimentale dei due professori (sposati e prossimi al divorzio) e dai risvolti – seppur solamente accennati – su un ipotetico invaghimento dell'alunno nei confronti della Quarenghi. Per tutto il resto (troppo) c'è la musica, motore portante che scandisce ogni nuovo quadro del racconto (attraverso le esibizioni degli stessi studenti) e che giustifica lo slancio di Talarico – chitarrista amatoriale – nei confronti del ragazzo, in possesso di un talento da coltivare. |
Autore critica: | Cinematografo.it |
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Data critica:
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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