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Andrej Rublev - Andrej Rublev

Regia:Andrej Tarkovskij
Vietato:No
Video:General Video, San Paolo Audiovisivi
DVD:
Genere:Biografico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Andrej Konchalovskij, Andrej Tarkovskij
Sceneggiatura:Andrej Konchalovskij, Andrej Tarkovskij
Fotografia:Vadim Jusov
Musiche:Vjaceslav Ovcinnikov
Montaggio:Andrej Tarkovskij, Ljudmila Fejginova, T. Egoryceva, O. Sevkunenko
Scenografia:Evgenij Cernjaev
Costumi:L. Novi, Maya Abar-Baranovskaya
Effetti:V. Sevostjanov
Interpreti:Anatolij Solonitsyn Andrej Rublev, Ivan Lapikov Kirill, Nikolaj Grinko Daniil Il nero, Nikolaj Burljaev Boriska, Irma Raus Tarkovskaja La muta, Nicolaj Sergeev Teofane Il greco, Mikhail Kononov Foma, Jurij Nazarov Il gran Principe, Rolan Bykov Il buffone, Bolot Eisynlaev Il Khan, Stepan Krylov Il fonditore Anzianof, Jurij Nikulin Patrikej, Sos Sarkisjan Il Cristo Russo, Tamara Ogorodnikova La Madonna, Nikolaj Grabbe, B. Matysik, Viktor Titov
Produzione:Mosfilm
Distribuzione:Collettivo dell’Immagine
Origine:Urss
Anno:1966
Durata:

197'

Trama:

Nel prologo del film assistiamo all'impresa di un contadino di nome Efim: sfidando le guardie del principe e l'incredulità degli stessi compagni che l'hanno aiutato, si leva in volo legato ad un rudimentale pallone aerostatico. Quest'ultimo però va via via afflosciandosi, sino a far precipitare il temerario vicino alla riva di un fiume. Un cavallo passa accanto alla salma di Efim. Nel 1400 tre monaci pittori abbandonano il monastero della Trinità e di San Sergio per recarsi a Mosca. Essi sono Andrej Rublev, Kirill e Daniil il Nero. Il primo manifesta le proprie perplessità, ma Kirill difende quella decisione. Un temporale sorprende i tre, che sono costretti a chiedere riparo ad un gruppo di contadini riuniti all'interno di un'isba. Qui si sta esibendo un giullare: quello spettacolo, irriverente verso il potere, colpisce Andrej. Ed anche Kirill, che, non visto, esce per andare a chiamare le guardie. Il buffone viene arrestato, mentre i tre riprendono il loro cammino. Nel 1405, Kirill raggiunge Teofane il Greco. Il celebre e anziano pittore laico è sdraiato su di una panca all'interno della chiesa che sta affrescando. Egli crede che quel visitatore sia Rublev. Kirill rimane deluso; riconosce che il suo giovane compagno è assai bravo, ma sottolinea che "deve maturare". Teofane rimane bene impressionato dalle parole di quello sconosciuto, e lo invita ad andare con lui a lavorare a Mosca. Kirill esita: accetterà solo se Teofane in persona lo verrà a chiamare al monastero di Andronikov. Tempo dopo, il messo giunto al monastero chiama però Andrej. Costui accetta senza prima consultare il compagno di cella Daniil; quando costui glielo fa notare, Andrej gli chiede perdono. Kirill, dal canto suo, convinto di non avere talento, decide di lasciare l'abito monastico. Prima di andarsene, sfoga la propria rabbia: attacca i compagni e li accusa di essere dei mercanti prima che dei religiosi. 1406: Rublev vaga nel bosco assieme a Foma, un suo giovane aiutante. I due trovano Teofane seduto sopra un ceppo. Andrej e Teofane cominciano a discutere in merito alla natura umana: per il secondo, l'uomo è malvagio e ignorante ("Gesù, se ritornasse sulla terra, verrebbe crocifisso di nuovo!"); per Andrej, l'ignoranza e la povertà non sono colpe da imputare al popolo, e incontrare lo sguardo di una persona è come fare la comunione. Il monaco immagina una rappresentazione della salita al Calvario sopra le colline russe innevate. Primavera del 1408: Andrej, Daniil ed altri collaboartori, a bordo di due canoe, attracano alla riva del fiume che stanno percorrendo. La sera è prossima. Foma aiuta Andrej a raccogliere della legna; il monaco si accorge che nel bosco si sta svolgendo un rito pagano, e va a spiare: uomini e donne nudi celebrano la festa dell'amore. Scoperto, Andrej è legato ad un palo, al modo del "suo" Cristo. Una pagana, però, lo libera e, privatasi della pelliccia che ricopre il suo corpo, lo bacia. Andrej, per un attimo, cede, e infine fugge turbato, raggiungendo i compagni. Ripresa la navigazione, il gruppetto assiste all'arrivo delle guardie, che arrestano alcuni pagani. La donna incontrata da Andrej riesce a scappare, nuotando verso la riva opposta del fiume. Durante l'estate, nella cattedrale di Vladimir i lavori per il "Giudizio universale" non procedono: Andrej è bloccato, non riesce a dar forma ad una scena che la tradizione vorrebbe destinata ad atterrire i fedeli. Il Gran Principe in persona giunge a visionare i lavori: gli intagliatori gli comunicano che ora andranno a lavorare per suo fratello gemello. Avviatisi all'interno del bosco, però, vengono raggiunti dalle guardie, che li accecano. Nella cattedrale, Andrej ha un moto di stizza, e imbratta di calce una delle bianche pareti. Una ragazza muta entra nella chiesa e, vista la macchia, piange. Nell'autunno del 1408, il fratello gemello del Gran Principe, alleatosi con i Tartari, saccheggia e brucia Vladimir, approfittando dell'assenza del rivale. Andrej, per salvare la muta, è costretto ad uccidere un soldato russo. Quando le ostilità sono finite e attorno a lui ci sono soltanto morte e desolazione, Andrej, nella cattedrale, vede comparirgli Teofane, morto già da qualche tempo. Alla disperazione del monaco, divenuto assassino tra gli assassini, il Greco contrappone la certezza del perdono divino. Ma Andrej ha deciso, non parlerà né dipingerà più, per espiare il proprio peccato. Nell'inverno del 1412 Andrej è di nuovo nel monastero di Andronikov, assieme alla muta: si dedica alle mansioni più umili, come pulire le botti con pietre roventi. La popolazione sta affrontando una difficile carestia. Arriva un gruppetto di Tartari: la donna, attratta da quei ricchi stranieri, fugge assieme al capo. Nel frattempo, Kirill ha fatto ritorno: dopo aver ottenuto dal superiore di espiare la propria colpa ricopiando quindici volte le Sacre Scritture, rincuora Andrej. 1423. Le guardie del principe sono alla ricerca di un abile fonditore di campane: la peste li ha uccisi tutti, è rimasto soltanto Boriska, un giovanotto che dice di aver ricevuto in eredità dal padre il segreto della perfetta fusione. Le guardie lo prendono con loro: se ha detto il falso, pagherà con la vita. Boriska si dimostra sicuro di sé, è pignolo ed esigente, e tanto i suoi aiutanti quanto gli uomini del principe non possono che assecondare le sue richieste. Andrej segue a distanza tutte le fasi della mastodontica opera. In città si ripresenta il giullare: questi, visto Andrej, gli si scaglia contro, accusandolo di averlo tradito. Kirill si frappone tra i due, offrendo se stesso per salvare il compagno. Il buffone cede. Kirill rivela poi ad Andrej di essere stato lui a denunciare a suo tempo il giullare; confessa anche di aver sempre invidiato il talento di Andrej: ora è però tempo che quest'ultimo ricominci a dipingere, è un grave peccato rifiutare la scintilla divina. Andrej fissa il compagno, ma non parla, fedele al suo voto. E' finalmente giunto il giorno della solenne inaugurazione, al cospetto del Gran Principe e di suoi ospiti italiani. La popolazione è in trepida attesa, i fonditori sono tesissimi. La campana emette il primo, poderoso rintocco: comincia un canto di festa che si diffonde per tutta la terra. Boriska piange, confessa di non conoscere alcun segreto. A consolarlo c'è solo Andrej, che riprende a parlare e invita il ragazzo ad accompagnarlo in giro per la Russia: uno dipingerà icone, l'altro fonderà campane. Sullo schermo compaiono i colori delle icone rubleviane: l'"Entrata in Gerusalemme", la "Natività", il "Cristo in maestà", la "Trasfigurazione", la "Resurrezione di Lazzaro", l'"Annunciazione", il "Battesimo", la "Trinità", l'"Arcangelo Michele". Il "Salvatore". La macchina da presa esplora le icone carrellando zoomando dissolvendo, per dettagli e visioni più ampie. La musica di Ovcinnikov lascia infine spazio al sonoro rombo di un tuono: la pioggia comincia a bagnare un'icona. L'ultima immagine sono quattro cavalli che si ristorano sotto la pioggia, vicino ad un corso d'acqua.

Critica 1:In una Russia messa a ferro e fuoco dalle invasioni asiatiche e sconvolta dalle lotte di potere tra piccoli potentati, il monaco Rublev (1360 ca.-1430), pittore di icone, passa attraverso 9 capitoli (Il volo, Il buffone, Teofane il Greco, La passione secondo Andrej, La festa, Il giudizio universale, La scorreria, Il silenzio, La campana) che compongono un vasto affresco del Medioevo russo. Nel primo è assente, in altri fa da spettatore o "passeggero", nell'ultimo una delle più alte pagine filmiche di epica del lavoro umano è in disparte, testimone silenzioso. E uno dei grandi film degli anni '60 (bloccato per 6 anni dalla censura sovietica e distribuito in Italia solo nel 1975) il capolavoro di Tarkovskij è il più maturo risultato, in campo cinematografico, della cultura del dissenso nell'URSS. Epilogo a colori, 10 minuti di documentario sulla pittura di Rublev: l'autore scompare, rimane l'opera.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film,Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Questo film fu anzitutto un “ caso ” politico-culturale. Realizzato in un triennio (1965-67), fu invitato, prima ancora della presentazione in Unione Sovietica, al festival di Cannes del 1967. Vi giunse soltanto nel 1969: le “resistenze”, mai ufficialmente chiarite, del Goskino ne impedirono più volte l'esportazione. A Cannes, ottenne il premio della FIPRESCI. Tre anni dopo, gennaio 1972, fu proiettato a Mosca. Interpretare le “resistenze” burocratiche degli organi amministrativi del cinema sovietico è impresa inutile. Va solo detto che anche un altro film di Tarkovskij (Zerkalo, Lo specchio, t.l., 1974, che il regista girò dopo il fantascientifico Solaris, Solaris, 1972) incappò nella censura ed ebbe in patria una circolazione ridotta (e nessuna diffusione all'estero). Andrej Rublëv è un florilegio di episodi legati alla vita e ai tempi del pittore (1370-1430, approsimativamente). Nel prologo si descrive un tentativo di volo umano con un pallone di aria calda. L'uomo, che si era levato in alto, perde la vita. Il primo episodio (1400, quando Rublëv ha trent'anni) vede il monaco pittore in cammino sotto la pioggia con due confratelli anch'essi pittori (Kirill e DanjI il nero). Si rifugiano in un'isba e assistono ai lazzi di un buffone che satireggia il potere. Il secondo (1405) presenta il dibattito fra Kirill e il famoso Teofane il Greco, pittore di icone. Sulla piazza antistante la chiesa, infuria la bestialità di alcuni armat contro un gruppo di ribelli. Teofane sembra bene impressionato dalla intelligenza di Kirill. Senonché, qualche tempo dopo, il principe decide di scegliere come collaboratore di Teofane non Kirill ma Rublëv. Kirill, umiliato e furente, abbandona il convento. Il terzo episodio (1406) mostra Teofane e Rublëv che discutono, in un bosco, sul modo migliore di dipingere la Passione di Cristo. Nel quinto (1408) si svolge una festa notturna sulle rive di un fiume (gradualmente il ritmo e la tensione interna del film emergono e lasciano nello spettatore tracce sempre più profonde). Rublëv si avvicina di nascosto allo spiazzo dove si celebra il rito pagano della primavera. Scoperto e legato a un palo, è “tentato” da una ragazza nuda. Il sesto (estate 1408) vede Rublëv e DanjI lavorare intorno a un Giudizio Universale, mentre fuori della chiesa accadono orrendi fatti di sangue. Rublëv rifiuta gli ordini del metropolita, non accetta le indicazioni delle Scritture: non è questo che occorre agli uomini immersi nelle tenebre della disperazione. Una giovane sordomuta dai grandi occhi chiari entra nella chiesa.
Con il settimo episodio (1408, sempre) si apre la seconda parte. I Tartari conquistano la città di Vladimir e spaventosamente infieriscono sugli abitanti. Sono con loro i russi che si sono ribellati al principe. Rublëv è rifugiato nella cattedrale, ma anche lì piombano gli invasori. Andrej, per salvare la sordomuta, uccide un russo. Poi sogna il maestro Teofane e gli dice che non dipingerà più e non pronuncerà più parola, per espiare il delitto. L'ottavo episodio (1412) vede Rublëv nel monastero dove è tornato (e dove giunge Kirill, pentito per la fuga). Arrivano i Tartari. La sordomuta, che aveva seguito Andrej, abbandona tutti e se ne va con loro. Il nono episodio (1423) conduce il crescendo, che si è sviluppato di tappa in tappa (ma fuori da una continuità narrativa, in effetti inesistente), al suo culmine. Il principe cerca dappertutto qualcuno che sappia fondere campane. Si fa avanti il piccolo Boris sostenendo di aver appreso il segreto della fusione dal padre in punto di morte. Rublëv in silenzio lo osserva. Il ragazzo, spavaldo, riesce a fondere (in una sequenza di emozionante vigore e di sottile risonanza simbolica) la campana. Il popolo ascolta commosso i primi rintocchi. Boriška confessa a Rublëv che il padre era morto prima di rivelargli il segreto. Rublëv comprende, come per una illuminazione. Riprenderà a dipingere, e girerà con Boriška per la Russia, recando al popolo la consolazione dell'arte. La vediamo, quest'arte, nell'epilogo che “esplode”, a colori, sullo schermo, dopo quasi tre ore di un denso e contrastato bianco e nero: sono le opere (gli affreschi e le icone), splendenti di ori e di ieratiche immagini, che il pittore ha lasciato alla sua patria. Si ode un tuono e si scorgono alcuni cavalli pascolare sotto la pioggia.
Con questo film complesso e maestoso (in cui sono visibili le tracce dell'insegnamento figurativo dell'ultimo Ejzenštejn e, soprattutto, delle grandi pagine liriche dedicate da Dovzenko all'anima contadina del suo paese), Andrej Tarkovskij (Zavroze, 4 aprile 1932) è andato assai oltre la gracile esperienza del patetico film di guerra (Ivanovo detstvo, L'infanzia di Ivan, 1962) con cui esordì. Ha voluto parlare “dell'impossibilità di creare trascurando i desideri e le speranze del popolo; dell'aspirazione dell'artista a esprimere il suo animo, il suo carattere; della dipendenza del carattere dell'artista dalla situazione storica”. Lo ha fatto con una tale ricchezza di riferimenti (storici, antropologici, ambientali, figurativi) e di simboli (ogni elemento naturale, ogni animale, ogni personaggio, ogni concetto del dialogo ha un valore simbolico) da sfiorare più volte l'ineffabilità del mistero.
Autore critica:Fernaldo Di Giammatteo
Fonte critica:100 film da salvare, Mondadori
Data critica:

1978

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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