Alphabet City - Alphabet City
Regia: | Amos Poe |
Vietato: | 14 |
Video: | General Video |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Disagio giovanile |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Gregory K. Heller |
Sceneggiatura: | Gregory K. Heller |
Fotografia: | Oliver Wood |
Musiche: | Nike Rodgers |
Montaggio: | Grahame Weinbren |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Jami Certz, Christina Marie Denihan, Daniel Jordano, Zohra Lampert, Tom Mardirosian, Kenny Marino, Raymond Serra, Vincent Spano, Kate Vernon, Micheal Winstow, Amos Poe |
Produzione: | Nord Haccert |
Distribuzione: | Athena |
Origine: | Usa |
Anno: | 1984 |
Durata:
| 96'
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Trama:
| In Alphabet City, uno dei quartieri suburbani di New York, lo spaccio della droga è monopolio di un certo Gino, che si avvale, strada per strada, di vari distributori di medio calibro. Così Johnny fa il buono e cattivo tempo sulla intera strada assegnatagli, dove a sua volta ha amici e piccoli spacciatori. Il clima generale è di oppressione, violenza e miseria. Un giorno, il boss decide di fare incendiare da Johnny un vecchio edificio, allo scopo di incassare il premio dalla società assicuratrice. Ma in quella casa vivono la madre del giovane e la sua giovanissima sorella, per conto suo già ben avviata sui sentieri del vizio. Il ragazzo riesce a far sloggiare, dopo molte resistenze, le due donne ma, poichè a sua volta ha una bella moglie ed una bambina in tenera età, capisce che anche per lui è ormai tempo di smetterla con una vita assurda e delittuosa e di trasferirsi in altri lidi. Egli si dà così da fare per incassare tutto il denaro possibile. Gino, tuttavia, ha subito notato la riluttanza di Johnny ad operare e, intuendo che questi sta per sfuggirgli (e per giunta con un mucchio di quattrini), gli manda due killers per farlo fuori. In fuga, il giovanotto ripara con moglie e figlia nell'ascensore e, durante un tragico saliscendi, uccide i due sicari ma, quando sta per fuggire davvero, si trova davanti, nell'atrio dell'edificio, Gino e la sua rivoltella. Grazie anche al provvidenziale intervento di un amico negro in sella alla moto, Gino cade ucciso e la famigliola parte a razzo verso un avvenire più pulito e libero.
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Critica 1: | (...) Secco, violento e stilizzato come un noir di una volta, non sembra patire troppo neanche i tagli imposti dai produttori. Primo e finora ultimo progetto di largo consumo dell'indipendente Amos Poe, già mito della New Wave. Bella colonna sonora di Nile Rogers, leader degli Chic. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Mereghetti - Dizionario dei film, Baldini&Castoldi |
Data critica:
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Critica 2: | Alphabet City è una “città” di cinquantasei isolati. Si trova nella parte sud-est di Manhattan, il più importante dei cinque borough in cui si divide New York. Prende il nome dalle quattro avenues in cui è suddivisa: A, B, C, D. È abitata in massima parte da immigrati di lingua spagnola. Negli ultimi anni, a causa dei bassi affitti, molti giovani vi si sono trasferiti. Alphabet City è nota in tutto lo stato per ospitare il più grande spaccio di eroina di New York. A causa di questo mercato Alphabetland è terra bruciata: gli edifici crollano e nessuno li ripara, i proprietari bruciano le case per incassare le assicurazioni, i delinquenti e i ricercati vi si rifugiano, la gente ha paura di andarvici. Ma la città dell'alfabeto è anche terra di artisti marginali, pittori di graffitti, breakers dancers, bande di rumoristi e gallerie emergenti.
In quest'area, che al South Bronx ha solo da invidiare il tasso di violenza, Gregory Heller ha ambientato la sua storia che, ora diretta da Amos Poe, costituisce l'intreccio del film AIphabet City. Quando Amos Poe lesse la storia fornitagli da Heller e dai futuri produttori (Andrew Braunsberg, Roberta Friedman, Michael Rosenblatt), certo non si immaginava che questa sarebbe stata la vicenda del suo primo film quasi -hollywoodiano. E invece AIphabet City, oltre un milione di dollari di budget, un mese di riprese, e una pubblicità da major motion picture è ora una realtà. A renderlo possibile e a determinarne il budget relativamente alto (soprattutto se paragonato agli altri film di Poe) ci ha pensato la presenza di Vincent Spano nella parte di Johnny, il protagonista del film. Spano (Over The Edge, Baby Its You, Rumble Fish) è uno dei più promettenti attori del nuovo circuito hollywoodiano e per averlo occorrono ormai cifre da capogiro. Per ottenerlo Poe ha dovuto ricorrere a Francis Ford Coppola, regista di Spano in Rumble Fish, il quale ha fatto da intermediario nelle trattative tra i produttori e l'agente dell'attore. Alla fine con Spano nella parte di Johnny, le musiche di Nile Rodgers (ex leader delle Chic e produttore dell'ultimo David Bowie) e i paesaggi di Alphabet City c'erano almeno tre buone ragioni per far tirare fuori ai produttori della Atlantic di Los Angeles i soldi necessari. Le riprese sono così iniziate, dopo lunghi rinvii, il 13 ottobre e subito è successo qualcosa che ha cambiato il volto al film. Pioggia a catinelle la sera del 13 ottobre e dal momento che la storia del film dura solo una notte (e non c'è tempo per rimandare le riprese), la notte del film diventa una “notte piovosa”. Le strade bagnate di Alphabet City, scarsamente illuminate dai viola rossi e blu coreografati dal direttore della fotografia Oliver Wood, hanno ora un ruolo centrale nel volto del film. Un ruolo reso ovviamente determinante dal fatto che almeno metà del film ha luogo per strada. È facile capire, da quanto detto finora, che le condizioni di ripresa del film sono state alquanto particolari: sempre di notte, in una zona che dopo il tramonto è considerata peggio del cortile di una prigione, la maggior parte del tempo per strada o in edifici, abbandonati e pericolanti, continuamente seguiti da camion carichi d'acqua pronta ad essere versata per strada. Ne sono ovviamente seguite misure di sicurezza piuttosto rigide, con assistenti e sorveglianti reclutati tra la comunità locale e un'estrema attenzione nei rapporti con gli abitanti della zona.
Torniamo alla vicenda del film che prende luogo in una sola notte, come dicevamo, ma una di quelle lunghe, intense, che New York ben conosce. Il protagonista è Johnny, un piccolo boss dello spaccio di droga e della prostituzione. Cresciuto in Alphabet City, diventato uomo di fiducia di una temibile gang di mafiosi, Johnny si è fatto una posizione: ha una lussuosa macchina sportiva (soprannominata Chunga), una schiera di guardaspalle e, a sorpresa, una moglie pittrice e un bambino ancora in fasce. La lunga notte inizia come tutte le altre: la raccolta degli incassi dai ruffiani, la puntata in discoteca e poi il giro di ispezione tra le shooting galleries (gli edifici in cui gli eroinomani si vanno a bucare) di Alphabet City. A questo tran tran quotidiano si uniscono le solite liti tra le puttane (scena poi tagliata in sede di montaggio), i battibecchi con l'amico Lippy (Michael Winslow) e le solite retate della polizia che non becca mai nessuno (una delle scene più riuscite sia in fase di produzione che a film finito, merito soprattutto della troupe guidata dal primo assistente alla regia, Aaron Barski). Ma quella notte qualcosa non funziona: Johnny riceve l'ordine di bruciare l'edificio in cui vive la mamma (Zohra Lompert). La mamma è una decisa donna di casa, con un amante alcolizzato, un figlio spacciatore di droga e una figlia (Jamie Gertz) che fa la squillo di lusso. La madre non vuole sapere di andarsene, soprattutto quando capisce che è Johnny l'incaricato dell'incendio. Johnny convince però la sorella, dopo averla strappata al suo “lavoro”, ad aiutarlo a persuadere la mamma a fuggire prima che l'edificio vada in fiamme. Così facendo Johnny si mette contro tutta la sua gang, che rapidamente decide di farlo fuori. Da quel momento per Johnny è tempo di fuga o, come dicono gli americani, di “hit and run”, colpisci e scappa. Il giovane boss raccoglie tutto il denaro che riesce a racimolare, elimina il fratello del capo che cerca di ostacolargli un pagamento, ammazza di botte l'ex-amico che scopre intento a dar fuoco al palazzo al posto suo e, infine, parte al salvataggio della moglie. Troppo tardi perché i suoi inseguitori sono già nel palazzo. Ci sono voluti quasi tre giorni e tre notti per girare questa complicata scena finale che vede Johnny, la moglie (Kathy Vernon) e il bambino intrappolati dai gangster nell'ascensore del palazzo. Alla fine, quasi sul punto di soccombere, i tre vengono salvati dalla improvvisa apparizione di Lippy, che arriva giusto in tempo per salvargli la pelle. Lippy è probabilmente il personaggio meglio riuscito del film. La sua mimica esplosiva, il suo “berretto da baseball - walkman - tuta da ginnastica” sempre addosso (la divisa dei ragazzi neri dei ghetti), il suo parlare sfottente, costituiscono la migliore caratterizzazione di tutto il film. Meno convincenti Vince Spano e Kathy Vernon, il primo troppo giovane per una parte così intensa (oltretutto probabilmente inadatta), la seconda obbligata a reggere il peso di una sceneggiatura ingrata.
Sono elementi questi che hanno avuto un indubbio ruolo nelle travagliate vicende della pre e post produzione del film. La sceneggiatura è stata più volte cambiata, fino quasi a eliminare gli accenni sociali a Alphabet City e ogni caratterizzazione etnica del personaggio di Johnny (inizialmente concepito come un immigrato di lingua spagnola). Lo stesso vale per il montaggio, che ha determinato la soppressione di numerose scene e di alcuni personaggi precedentemente ritenuti essenziali al dipanarsi della vicenda. (...)
Alphabet City certo mantiene alcune delle caratteristiche del cinema di Poe (l'alternarsi di scene di montaggio velocissimo e di lunghi dialoghi quasi in piano sequenza, l'uso di illuminazioni innaturali), ma risulta in fin dei conti più simile al tipico prodotto hollywoodiano che ai suoi film precedenti. E come un tipico film hollywoodiano a basso budget Alphabet City va giudicato. In questa prospettiva, uno dei punti di forza del film è costituito dalla precipitosa velocità con cui hanno luogo le scene d'azione. In queste scene sembra di assistere ad una costante accelerazione spettacolare, tanto simile allo spirito della metropoli americana in cui il film è ambientato. È un elemento visceralmente newyorkese, incarnato nei suoi abitanti, nei lavori che queste persone fanno, nella musica che ascoltano, nei ritmi delle loro vite, nella cocaina che è la droga più abusata di Manhattan. Alphabet City parla di tutto ciò e lo fa sul posto. Il club in cui Johnny spaccia la sua merce ai ricchi è un reale ritrovo della borghesia culturale newyorkese (l'Area Club). Così come del resto gli edifici diroccati, gli spiazzi coperti di macerie, le case semidistrutte abitate da immigrati portoricani, i fuochi accesi nelle strade, la polizia alla ricerca di delinquenti, non appartengono solo alla finzione sullo schermo, ma hanno costituito il fascino delle quasi tre settimane di riprese notturne tra le strade di Alphabet City, in un delirante gioco di slittamenti tra realtà e finzione. Nessuno dei presenti dimenticherà ad esempio il centinaio di spettatori portoricani da tenere alla larga fino alle quattro del mattino, così come la paura di finire nell'isolato sbagliato dove tutto ciò che un blocco di palazzi più in là era finzione filmica, lì invece diventava terribile disgregazione metropolitana. Ma, un mese dopo la fine delle riprese, arriva la notizia bomba: stanno ripulendo Alphabetland. Spinti dagli interessi dei proprietari dei palazzi e da quelli dei politici in anno di elezioni, centinaia di poliziotti hanno cambiato per sempre il volto della città dell'alfabeto: gli spacciatori sono stati cacciati, i progetti per la ricostruzione sono stati approvati e Alphabet City è diventato a sua insaputa un documento storico. |
Autore critica: | Guido Chiesa |
Fonte critica: | Cineforum n. 234 |
Data critica:
| 5/1984
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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