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Radiofreccia -

Regia:Luciano Ligabue
Vietato:No
Video:Medusa Video
DVD:Medusa
Genere:Drammatico
Tipologia:Disagio giovanile, Mass media
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto dai racconti "Fuori e dentro il borgo" di Luciano Ligabue
Sceneggiatura:Antonio Leotti, Luciano Ligabue
Fotografia:Arnaldo Catinari
Musiche:Luciano Ligabue, Lou Reed
Montaggio:Angelo Nicolini
Scenografia:Stefano Giambanco
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Stefano Accorsi, Luciano Federico, Fulvio Farnetti, Serena Grandi, Francesco Guccini, Manuel Maggioli, Patrizia Piccinini, Enrico Salimbeni, Davide Tavernelli, Roberto Zibetti
Produzione:Fandango
Distribuzione:Medusa
Origine:Italia
Anno:1998
Durata:

112'

Trama:

Davanti al microfono, Bruno informa gli ascoltatori che quello è l'ultimo giorno delle trasmissioni di RadioFreccia. Siamo nel 1993, la radio chiude dopo diciotto anni di attività, e Bruno vuole spiegare perché ha preso quel nome. Torna allora indietro con la memoria al 1975, quando nella piccola provincia, in quella zona incerta tra città e campagna, bastava un trasmettitore da 5 watt per aprire una radio libera. Così il giovane Bruno, nella soffitta di casa, apre Radio Raptus, cioè un microfono, i dischi e la sua voce dentro. Bruno si porta dietro gli amici Tito, Iena, Boris e la radio diventa la loro seconda casa (la prima è il bar del paese). Al punto che quando un altro amico, Freccia, litiga con l'amante della madre e lascia il proprio appartamento, finisce con trasferirsi proprio nella soffitta di Bruno. Così la vita scorre, con i ragazzi che fanno gli operai (solo Bruno studia), vanno in discoteca, partecipano da lontano ai forti mutamenti sociali in corso in Italia. Freccia conosce una ragazza di città, tossicodipendente, e la segue sulla strada della droga, l'affetto degli amici non basta, Freccia si isola, poi torna, sembra voler ricominciare, s'innamora di nuovo, non viene corrisposto, si abbandona ancora alla droga, viene trovato morto in un fosso. E gli amici decidono di ricordarlo, intitolando a lui la radio. Ed ecco ancora Bruno, nel 1993: riferisce su quello che fanno oggi i ragazzi di un tempo, e poi dà il via ad un vecchio intervento di Freccia che diceva quello in cui credeva. Cosi chiude la radio.

Critica 1:Tratto dai racconti di Fuori e dentro il borgo (1997) di Luciano Ligabue, sceneggiato dall'autore-regista con Antonio Leotti. Raro esempio di film italiano di ambiente radiofonico con l'ambizione di rievocare gli anni '70 delle radio private, degli amici al bar, della new wave del rock, della droga, ma con la modesta prospettiva della provincia e un'angolazione paesana da bar dello Sport. Genuino, simpatico, nostalgico ma senza autocompassione, governato con un'apprezzabile discrezione nello sguardo, nel disegno dei personaggi e nella naturalezza della recitazione (specialmente Accorsi, Salimbeni e la sempre brava Piccinini). Colonna sonora costata non poco alla Fandango di Domenico Procacci (Lou Reed, Lynyrd Skynyrd, Creedence Clairwater Revival).
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Lambrusco, pop corn e rock'n'roll. Si vive così nella bassa padana, vicino a Reggio Emilia, specie quando a raccontarne gli umori è la chitarra di Luciano Ligabue. Che adesso prova a suonare note simili con la macchina da presa, tenendo sempre alto l'amplificatore. Non è difficile sintonizzarsi sulle frequenze di Radiofreccia, film che il Liga ha tratto da uno dei racconti del suo "Fuori e dentro il borgo" (Baldini & Castoldi). La stoffa è quella di Ivan (Stefano Accorsi) detto Freccia, uno che negli anni Settanta vive alla grande cazzeggiando con gli amici finché non sceglie di morire giovane, per non diventar mai vecchio. Eroina, overdose, game over. In suo onore una radio libera, ma libera veramente. Ligabue sfrutta un immaginario che entra facilmente negli occhi e nel cuore dello spettatore: scorribande, gnocca, gnocco e alta fedeltà. Le mitologie passano di bocca in bocca e lasciano il segno, tra echi dei riff di Keith Richards e rimpianti per l'Inter che fu. Facile facile, sì. Ma non banale. Perché questo Radiofreccia è più fresco e autentico della stragrande maggioranza dei film italiani usciti da Venezia. Demolisce il mito della provincia "dei valori" scatenando un horror vacui esistenziale che ognuno cerca di esorcizzare come può. In quegli anni di piombo Freccia, per esempio, lascia presto perdere il rock'n'roll e sceglie la droga. Una iniezione "rivoluzionaria" di brown sugar per lacerare i confini del piccolo mondo antico di guareschiana memoria. E qui Ligabue evita la stecca e colpisce nel segno, se è vero che nell'Italia del 2000 si invoca ancora la censura di fronte a un buco in presa diretta. A parte qualche ingenuità (quella biglia simbolo di innocenza perduta...), qualche lungaggine e qualche interprete non propriamente all'altezza, Radiofreccia è un esordio interessante. Merito anche del cast tecnico: il Liga è bravo a raccontare di certe notti con la chitarra e con la band ma certo si intende poco di inquadrature e piani-sequenza. Almeno ha l'umiltà di affidarsi a un co-regista (Antonello Grimaldi) e a un direttore della fotografia non alle prime armi (Arnaldo Catinari). Un film leggero dunque, ma nel vestito migliore.
Autore critica:Mauro Gervasini
Fonte critica:Film TV
Data critica:

27/10/1998

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:Fuori e dentro il borgo (Racconti)
Autore libro:Ligabue Luciano

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