Angelo azzurro (L') - Der blaue engel
Regia: | Josef Von Sternberg |
Vietato: | No |
Video: | Avo Film, Ricordi Video, Nuova Eri, Cde Home Video |
DVD: | Ermitage |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Letterature altre - 900, Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Heinrich Mann |
Sceneggiatura: | Carl Zuckmayer, Karl Vollmoller, Heinrich Mann, Robert Liebmann |
Fotografia: | Gunther Rittau |
Musiche: | Frederick Hollander |
Montaggio: | Sam Winston |
Scenografia: | Otto Hunte |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Emil Jannings Professor Unrat, Marlene Dietrich Lola Lola, Kurt Gerron Kiepert, Il prestigiatore,
Hans Albers Mazeppa, Reinhold Bernt Il clown, Eduard Von Winterstein Il preside, Carl Balhaus Ertzum, Studente, Robert Klein-Lork Goldstaub, Studente, Rolf Muller Angst, Studente, Roland Varno Lohmann, Studente, Wilhelm Diegelmann Capitano, Gerhard Bienert Poliziotto, Ilse Furstenberg Domestica di Unrat, Hans Roth Guardiano, Rosa Valetti Guste, Moglie del prestigiatore, Charles Puffy Locandiere |
Produzione: | Erich Pommer per la Ufa |
Distribuzione: | Cineteca Nazionale - Cineteca Griffith |
Origine: | Usa - Germania |
Anno: | 1930 |
Durata:
| 109'
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Trama:
| Un professore di liceo, il prof. Unrat, viene a sapere che i suoi allievi frequentano un locale equivoco, l'"Angelo Azzurro", dove si esibisce una compagnia d'artisti di varietà, tra cui c'è la giovane e procace ballerina, Lola. Una sera il prof. Unrat si reca nel locale per sorprendere gli studenti ma per una serie di circostanze finisce nel camerino di Lola. Innamorato della bella ballerina, torna a farle visita più volte e infine la sposa. Lasciata la cattedra per seguire la moglie, in poco tempo finisce i suoi risparmi ed è costretto ad adempiere le mansioni più umilianti all'interno della compagnia. Quando gli viene comunicato che la compagnia ha ottenuto un'ottima scrittura nella cittadina dove insegnava, in un primo momento rifiuta di presentarsi al pubblico, ma poi deve cedere alla volontà tirannica della moglie. Si presenta così sul palco, vestito da pagliaccio, come assistente del prestigiatore che ad un certo punto, tra gli schiamazzi del pubblico, gli impone d'imitare il verso del gallo. Unrat si rifiuta e in un accesso d'improvvisa follia, lascia la scena e assale la moglie tentando di strozzarla. Impeditone, corre barcollando verso la sua antica scuola, e una volta entrato nell'aula, cade riverso sulla cattedra e muore.
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Critica 1: | Dal romanzo Il professor Unrat (1905) di Heinrich Mann: un anziano insegnante s'invaghisce della sciantosa Lola-Lola che si esibisce a Der blaue Angel e, dopo averla sposata, scende la scala dell'abiezione. Capolavoro del primo cinema tedesco sonoro, trasformò in star una poco nota cantante e attrice (che aveva già partecipato a 17 film dal 1923), arricchì l'immaginario collettivo di un nuovo mito di donna fatale, non lontano dalla Lulu di Wedekind, segnò l'inizio del sodalizio Sternberg-Dietrich, durato altri 7 film a Hollywood. Il turgido istrionismo masochistico di Jannings s'oppone alla pura "apparenza" quasi grafica della Dietrich. Le memorabili canzoni sono di Frederick Hollander. Esiste una contemporanea versione inglese. Rifatto a Hollywood nel '59 |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Heinrich Mann (1871-1950) era stato esplicito sin dal titolo. Il suo romanzo, pubblicato nel 1905, si intitolava Il professor Unrat ovvero la caduta di un tiranno. Nulla avrebbe ripugnato di più, allo scrittore che nel 1916 portò a termine una spietata requisitoria contro la Germania guglielmina (Der Untertan: il suddito), di una storia truccata o allusiva.
Sternberg fece finta di non capire. Chiamato in Germania da Erich Pommer per dirigere il suo primo film sonoro (e per contribuire autorevolmente, lui regista di raffinato stile, alle fortune culturali della U.F.A.), mise da parte ogni intento sociologico, semplificò l'orditura della storia manniana, ne spostò la collocazione ai tempi moderni (la Germania imperiale di fine Ottocento non la conosceva affatto, né gli interessava) e ne estrasse una dolente riflessione sul destino umano. Come tutti gli intellettuali “irregolari”, avvezzi a immergere le mani nella sottocultura del feuilleton per soddisfare le esigenze dell'industria cinema-tografica, egli aveva la tendenza a generalizzare: si sentiva più vicino a una idea astratta dell'uomo che non alle materiali trame della storia. The Docks of New York era imbevuto di sentimenta-lismo e di luoghi comuni: sarebbe riuscito una ennesima variante della “irrealtà” melodrammatica se il regista non avesse saputo sconvolgerne i meccanismi narrativi e fare di essi il pretesto per una indagine sulla magia del linguaggio cinematografico.
Der blaue Engel resta nell'universo “magico” della illusione. Gli ambienti del film - interni ed esterni - sono tutti costruiti in studio. Le atmosfere (di angoscia, di sarcasmo, di disperazione) sono il prodotto di una preziosa illuminazione (le scene, le quinte e la sala del cabaret; la camera di Lola-Lola; le vie notturne della città; l'aula del liceo) e di un uso attento e suggestivo del suono (le canzoni di Lola-Lola, soprattutto “Ich bin von Kopf bis Fuss auf Liebe eingestellt”; i rintocchi ricorrenti del campanile; i versi deI gallo e della gallina al pranzo di nozze; il chicchirichí finale). Inoltre, la presenza sconvolgente (nel doppio senso narrativo e simbolico) della donna, incarnazione stupenda ma inespressiva (archetipo più che essere umano) del Male, si consuma tutta in atteggiamenti codificati rigidamente (la seduzione, la perfidia, l'indifferenza, la provocazione) e ignora la psicologia. I personaggi sono pupazzi del “teatrino” della vita, e gli ambienti in cui il dramma rituale-melodrammatico si svolge sono un vero teatro (il cabaret) ma di infimo ordine, come si addice a una storia di underworld, di vita degradata.
Certo, si narra anche nel film della caduta di un tiranno, ma quanto è miseranda e degna di compassione la caduta, e quanto era contestata (ossia, palesemente inefficace) la tirannia. Il professor Rath scopre che i suoi allievi frequentano "L'angelo azzurro", un locale del porto (di nuovo un porto, come in The Docks of New York: il luogo deputato dell'avventura e della depravazione) dove si esibisce la provocante Lola-Lola. Va al cabaret per riportare i ragazzi sulla via dell'onestà ma cade facilmente vittima del fascino della cantante. Perde la testa (il professore vive solo, non conosce donna), torna nel locale, assume atteggiamenti infantili e disdicevoli, subisce lo scherno degli allievi, si fa cacciare dalla scuola. È, ormai,
come impazzito. Sposa Lola-Lola, entra a far parte della compagnia di varietà che gira da una città all'altra, si adatta alle più disonorevoli mansioni. Cinque anni dopo, la compagnia ricompare nella città del professore, proprio all' Angelo Azzurro". Il povero Rath si presenta sulla scena nelle vesti di un clown, sbeffeggiato secondo copione dal capocomico che gli fa da spalla e applaudito freneticamente dalla folla accorsa allo spettacolo umiliante. Mentre è in scena, l'ex professore vede la moglie fra le braccia dell'acrobata Mazeppa (freddi occhi azzurri da seduttore, gesti felini, come la consuetudine melodrammatica vuole), lancia il suo disperato chicchiricchí e si scaglia su Lola-Lola. Lo immobilizzano. Placato il furore, Rath è un uomo distrutto. Lo lasciano andare. Esce, ripercorre le strade della sua città (il campanile, l'orologio che batte le ore), si introduce furtivamente nel “suo” liceo, siede in cattedra e muore. Un carrello indietro scopre tutta l'aula dove egli un tempo insegnava e dove ora è venuto a concludere una vita sbagliata (a redimersi, melodrammaticamente), e a scomparire, sempre più piccolo sul fondo, fra le mura “pietose” della scuola. Questa volta, Sternberg costruisce un racconto secco e conciso. La magia del suo linguaggio si manifesta, più che attraverso le morbide volute di uno stile analitico, nella precisa concertazione degli effetti. Le marionette dell'azione sono affidate alle capacità magnetiche di un'attrice-simbolo come Marlene Dietrich (che sarà più tardi la diva degli incantevoli film hollywoodiani di Sternberg Morocco, Dishonoured, Shanghai Express, Venus, The Scarlet Empress, The Devil is a Woman), all'istrionismo - qui perfetto - di Jannings e alla sapienza di buoni caratteristi armonia con le direttive della regia. Se si vuole, Der blaue Engel - presentato a Berlino il 1° aprile 1930, in una copia di 2900 metri - può essere letto in chiave sociologica (la distruzione del principio di autorità come rifiuto dei valori di una repubblica che aveva conservato la struttura sociale dell'impero) e in chiave psicoanalitica (la repressione sessuale come caratteristica fondante della personalità autoritaria, secondo la tesi reichiana). Ma è probabile che siano letture solo parzialmente utili, ed è sicuro che hanno un'importanza secondaria dinanzi a questa nuova “consacrazione estetica ” del mondo cui Sternberg amava soprattutto dedicarsi. |
Autore critica: | Fernaldo Di Giammatteo |
Fonte critica: | 100 film da salvare, Mondadori |
Data critica:
| 1978
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Critica 3: | |
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Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Il professor Unrat |
Autore libro: | Heinrich Mann |
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