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Amori di una bionda (Gli) - Lasky Jedne' Plavovlasky

Regia:Milos Forman
Vietato:14
Video:General Video, San Paolo Audiovisivi
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Milos Forman, Jaroslav Papousek, Ivan Passer, Vaclav Sasek
Sceneggiatura:Milos Forman, Jaroslav, Papousek Ivan Passer
Fotografia:Miroslav Ondricek
Musiche:Evzen Illin
Montaggio:Miroslav Hajek
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Jana Brejchova (Andula), Milada Jezkova (madre di Milda), Vladimir Mensik (Vacovsky), Jana Novakova (Jaruska), Vladimir Pucholt (Milda), Josef Sebanek (padre di Milda)
Produzione:Filmove Studio Barrandov
Distribuzione:Zebra Film
Origine:Cecoslovacchia
Anno:1965
Durata:

87’

Trama:

A Zruce, una cittadina di montagna non lontana da Praga, sono impiegate in una grossa fabbrica di calzature circa duemila giovani operaie che trascorrono il loro tempo libero in un alveare-convitto. La mancanza di uomini sul posto ha già indotto molte delle ragazze ad allontanarsi e della cosa si preoccupa l'anziano e bonario direttore della fabbrica che, rivoltosi all'autorità superiore, riesce ad ottenere unicamente l'arrivo di un gruppo di vecchi soldati della riserva. Nel corso di una festa da ballo, Andula, una intraprendente ragazza, fa la conoscenza di Milda, il pianista dell'orchestra che la invita nella sua camera d'albergo e la seduce. Nei giorni successivi, attesa invano una lettera di Milda, Andula lo va a raggiungere nella capitale, avendole lui stesso indicato l'indirizzo. Giunta nella casa di Milda non lo trova e viene accolta con evidente diffidenza dai genitori di lui, diffidenza che esplode in una serie di rimbrotti al ritorno del ragazzo. Andula, accortasi finalmente dell'inconsistenza dei suoi sogni, ritorna a Zruce ove narra con molta fantasia alle amiche l'incontro amoroso avuto con Milda in città.

Critica 1:In una cittadina di montagna mancano gli uomini per le duemila operaie di una fabbrica. Andula s'innamora del pianista di un'orchestra e lo raggiunge a Praga. Terzo film cecoslovacco di Forman. Acuta analisi di costume, senso dell'umorismo, gusto delle digressioni, cauta satira indiretta.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Gli amori di una bionda non sposta sostanzialmente i termini del discorso de L'asso di picche, anche se, ci pare, lo articola in maniera più complessa, chiamando in causa agganci ancora più solidi con la realtà sociale cecoslovacca contemporanea. Andula, è subito evidente, intrattiene rapporti di strettissima parentela con lo sfortunato Petr, anche se per lei il problema fondamentale non è più quello del lavoro. Non che la sua sia un'occupazione soddisfacente, tutt'altro. Il lavoro di fabbrica - in catena! - è alienante, come dovunque, la vita di relazione con le compagne, grigia, i ragazzotti disponibili per eventuali flirt, rozzi e senza un briciolo di fascino. Il problema, comunque, è spostato in avanti rispetto a L'asso di picche. Oggetto del film è infatti la scoperta dell'amore - quello fisico - da parte di una giovane, delle dolcezze e delle fatali amarezze connesse con questo importante momento al quale Lattuada ha dedicato alcune delle sue opere più convincenti. Ma, se le annotazioni psicologiche sono qui tutte molto pertinenti, e l'attenzione del regista è principalmente diretta in questo senso, non bisogna dimenticare come, ancora una volta, il contesto giochi un ruolo fondamentale. Il lavoro, la vita di relazione, i rapporti con l'altro sesso, gli stessi ambienti fisici sono appannati da un tenue ma percettibilissimo e desolante squallore. Il tentativo del dirigente della fabbrica di ovviare alla situazione si inquadra comicamente in quella programmazione socialista che, partendo dall'economia, dovrebbe coinvolgere le scelte più personali. Se indubbia è la sua buona volontà, i risultati appaiono risibili e gettano una patente di incapacità anche sul Compagno Generale, coinvolgendo nella satira l'intoccabile istituzione dell'esercito. I cui componenti-campione sono veramente lontani mille miglia da quelli che l'iconografia e la retorica ci avevano consegnato. I tre reduci («della Grande Guerra!», esclama malignamente qualcuno), infatti, sembrano usciti ancora una volta dalla penna di Hašek, tanto Forman non risparmia loro banalità, meschinerie (anche cattive: si pensi alla sequenza della bottiglia, prima recapitata per sbaglio alle " racchione ", poi dirottata sulle legittime destinatarie), viltà e ogni genere di sgradevolezze, aspetto fisico compreso. La sequenza del party, amorevolmente diretto dal manager, sposa queste due differenti ma omogenee realtà di squallore in uno dei più straordinari mélanges di tutto il cinema di Forman, in cui l'ironia dimentica la bonarietà e si fa sarcasmo, travolgendo sotto una sequela di gag incalzanti i piccoli uomini scalpitanti e timorosi per l'approccio con le giovani operaie.
Il film è più scontato nella definizione dell'ambiente familiare. Anche se i dialoghi tra i genitori piccoloborghesi, rincoglioniti dalla televisione e dalla coltivata desuetudine a porsi dei problemi, saldamente ancorati ai più vieti luoghi comuni, sono ancora una volta gustosi e incisivi, se la bonarietà e la comprensione di Forman riescono a sposarsi a meraviglia con la critica disegnando due figure degne di abitare il suo book of sketches, tuttavia siamo sempre su registri analoghi a quelli de L'asso di picche, senza peraltro l'incredibile presenza di un geniale non attore come Jan Vostrcil.
Di nuovo, dunque, nel film c'è soprattutto la costruzione della figura femminile. Di Andula, a parte il suo lavoro, sappiamo abbastanza poco. L'occhio della mdp di Forman entra (in)discretamente nel suo piccolo appartamento, accarezza lentamente gli oggetti nella stanza da letto e, come più tardi in Taking Of, si sofferma su una bambola, una chitarra, su oggetti apparentemente insignificanti che costituiscono viceversa informazioni preziose sulla sensibilità della giovane, sul suo vissuto, sul suo mondo fantastico. Un bisbiglio prima indefinito acquista quindi consistenza, mettendoci a parte delle solite confidenze tra adolescenti: il ragazzo, i suoi regali, l'appuntamento. Ma il fidanzato di Andula non è precisamente quello che i suoi sogni rincorrono: tant'è vero che la cravatta che ha comperato per lui sembra più giustificarsi nella necessità di contraccambiare che in un rapporto affettivo. Più avanti, in una delle sequenze più poetiche e insieme divertenti del film, sapremo che il senso reale del dono risiede nella costruzione di un rituale, quello delle modalità della consegna, che vengono provate su un tronco d'albero sotto gli occhi esterrefatti di un guardiacaccia. L'amore di Andula, necessità adolescenziale, è quindi ancora una ricerca senza oggetto, un incerto desiderio di darsi senza destinatario. Questo non può certamente essere il maturo e goffo riservista: con lui Andula potrà giocare senza malizia, provando il momentaneo piacere del corteggiamento. Egli troverà pane più adatto ai suoi denti spuntati in una operaia più anziana, sufficientemente squallida da fare il paio con lui.
L'avventura con Milda, viceversa, è fatale nell'economia del plot. Il ragazzo ha tutte le caratteristiche per essere il primo uomo: è carino, viene dalla città, veste con eleganza, suona il pianoforte, è più " colto " di lei (che non sa chi sia Picasso) e infine è abbastanza uomo di mondo per conoscere tutti gli artifizi (anche truffaldini: si veda la scena in cui insegna ad Andula a " difendersi " dai tentativi di violenza carnale) per fare breccia nel cuore delle ragazze (almeno di quelle più sprovvedute: più tardi, a Praga, una " cittadina " si farà beffe di lui).
La sequenza della seduzione nella camera d'albergo semibuia è una delle più tenere di tutto il cinema di Forman, quella in cui forse sono più evidenti i suoi debiti nei confronti di Truffaut e Skolimowski. (…) Ancora una volta (…) l'ironia del regista costella l'azione di gag che spezzano continuamente l'affiato dei due amanti, distanziando nel riso il pericolo di una eccessiva partecipazione simpatetica (scena della serranda, ad esempio). Piuttosto, è l'introduzione di un elemento esplicitamente " amaro " come la battuta di Andula - «Ho tanto bisogno di crederti!» - mentre sta facendo l'amore e piange, a dare, sia pure per un attimo, alla vicenda uno stridente sapore di melodramma. (…)
Autore critica:Paolo Vecchi
Fonte critica:Milos Forman, Il Castoro Cinema
Data critica:

2/1981

Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
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