Nascita di una nazione - Birth of a Nation (The)
Regia: | David Wark Griffith |
Vietato: | No |
Video: | Cde Home Video, Mondadori Video |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Dai romanzi di Thomas F. Dixon Jr. "The Clansman" e "The Leopard's Spots" |
Sceneggiatura: | Thomas F. Dixon Jr., David Wark Griffith, Frank E. Woods |
Fotografia: | Gottlob Wilhelm Bitzer |
Musiche: | Joseph Carl Breil, David Wark Griffith |
Montaggio: | David Wark Griffith, Joseph Henabery, James Smith, Rose Smith |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Lillian Gish Elsie Stoneman, Mae Marsh Flora Cameron, Henry B. Walthall Colonnello Ben Cameron, Miriam Cooper Margaret Cameron, Mary Alden Lydia Brown, Josephine Crowell Mrs. Cameron, Spottiswoode Aitken Dr. Cameron, George Beranger Wade Cameron, Maxfield Stanley Duke Cameron, Robert Harron Tod Stoneman, Joseph Henabery Abraham Lincoln, Ralph Lewis Austin Stoneman, Walter Long Gus, Wallace Reid Jeff, George Siegmann Silas Lynch, Raul Walsh John Wilkes Booth |
Produzione: | David Ward Griffith Corp.; Epoch Producing Corporation |
Distribuzione: | Cineteca del Friuli - Cineteca Griffith |
Origine: | Usa |
Anno: | 1915 |
Durata:
| 165'
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Trama:
| Dai romanzi The Clansman e The Leopard's Spots di Thomas Dixon. Due famiglie legate da forti vincoli di amicizia, gli Stoneman della Pennsylvania e i Cameron del South Carolina, sono separate dalla guerra civile che fa vittime tra gli uni e gli altri. Il ritorno della pace non calma gli animi. Lincoln è assassinato. Il Sud sconfitto è in mano ad affaristi del Nord senza scrupoli e ai neri violenti e ignoranti. Come reazione nasce il Ku Klux Klan che vendica i torti, ristabilisce l'ordine e salva i Cameron e gli Stoneman, assediati dalla soldataglia nera.
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Critica 1: | Resta una pietra miliare del cinema per il montagio parallelo, alternanza di primi piani e campi lunghi,il lavoro fatto sugli attori e sulla costruzione dei personaggi, le grandiose scene di massa e sull'uso della luce. i liberali americani insorsero contro la tesi razzista per cui era stato il Ku Klux Klan a salvare il Sud dall'anarchia. Il regista si difese dalle accuse girando nel 1916 "Intolerance". Comunque la pubblicità gratuita che ebbe il film per queste polemiche ne decretò lo strepitoso successo commerciale. Costato 110 mila dollari, cifra impensabile per i tempi, ne incassò 15 milioni.
(...) Umanista di radici cristiane, potente narratore che spiritualmente appartiene all'Ottocento, vicino per il gusto del melodramma più a Dickens che a Whitman, reazionario sulla questione razziale (era figlio di un colonnello razzista), ma liberal in altri campi, Griffith (1875-1948) fa un film innegabilmente razzista, celebrativo e non storico, ma, come disse Ejzenstejn, "nulla può togliergli la gloria di essere stato uno dei veri maestri del cinema americano". Enorme fu la sua importanza sugli sviluppi tecnici, produttivi e narrativi del cinema americano: aprì definitivamente la strada al lungometraggio sulla quale si erano già messi diversi film europei, soprattutto italiani (La caduta di Troia, 1910, e Cabiria, 1914, di Pastrone e Quo Vadis?, 1913, di Guazzoni). Inedita combinazione di epica e di melodramma, il film ha per tema centrale la famiglia: come il doppio matrimonio finale tra Cameron e gli Stoneman conferma, la famiglia del Sud e la famiglia del Nord debbono riunirsi in una unica grande famiglia (la nazione) sotto l'egida paterna di Lincoln. Ma dev'essere una famiglia ariana, bianca. La guerra non è più tra Nord e Sud, ma tra bianchi e neri. Le sequenze da ricordare sono molte: la morte di Flora Cameron (M. Marsh); la battaglia di Gettysburg; l'incendio di Atlanta e l'esodo degli abitanti; il montaggio delle 3 azioni parallele nel finale. Billy Bitzer e Karl Brown furono i responsabili della fotografia. Erich von Stroheim, Raoul Walsh (che appaiono brevemente) e Jack Conway fecero gli assistenti alla regia. Esiste una copia su laser, la più completa, per ora, con 31 minuti in più. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Le storie del cinema pongono The Birth of a Nation in un luogo privilegiato: è il primo film “maturo” del cinema americano, il capolavoro di Griffith, una pietra miliare nella evoluzione dell'industria e dell'arte cinematografica. Quando l'autore - al termine di sei settimane di sceneggiatura, dieci di riprese, sedici di montaggio, dal maggio al dicembre del 1914 - licenziò l'edizione definitiva, il film si componeva di 1544 inquadrature in dodici rulli, per una durata in proiezione di circa tre ore. Alla “prima” dell' 8 febbraio 1915, al Clune's Auditorium di Los Angeles, si intitolava come il romanzo da cui era stato ricavato, The Clansman. Esordendo a New York, al Liberty Theatre, in marzo, prese il titolo che alludeva alla “nascita di una nazione” (uscita da una sanguinosa guerra civile, protesa verso un futuro di unità e di progresso economico). Ebbe un successo strepitoso.
David Wark Griffith (Crestwood, KE, 22 gennaio 1875 - Hollywood, 23 luglio 1948) aveva al suo attivo oltre 400 film, fra corti e lungometraggi, realizzati presso la Biograph e la Reliance Majestic. Era già uno dei più quotati e innovatori registi del cinema statunitense. Per produrre The Birth of a Nation escogitò una combinazione finanziaria che ruotava intorno a una società di cui era azionista (la Epoch Film) e che gli consentì di disporre della somma eccezionale (per quel tempo) di 110.000 dollari. Griffith godeva di credito sufficiente per indurre il capitale a correre i suoi rischi.
Il progetto è ambizioso e provocatorio. Discende da un romanzo razzista del pastore battista Thomas Dixon (1864-1946), scritto nel 1905: una macchinosa storia apologetica del Ku Klux Klan. Griffith ne accetta l'ordito (la vicenda di due famiglie americane, una del South Carolina l'altra della Pennsylvania, coinvolte nella guerra dai campi opposti) e ne condivide il tema. Contrappone nord (violento, cinico) a sud (patriarcale, idillico), descrive con accorata partecipazione lo sfortunato valore dei sudisti nella battaglia di Petersburg, illustra minutamente l'esplosione del terrorismo negro (il governo del South Carolina è dominato da una maggioranza di negri affrancati e di avventurieri bianchi), affida la salvezza dei protagonisti perseguitati e la “redenzione” dei nordisti traviati all'intervento provvidenziale dei cavalieri con la croce di fuoco. Al centro del conflitto, due coppie di giovani: Benjamin Cameron, detto “il piccolo colonnello”, appartiene alla famiglia sudista e ama Elsie, figlia del deputato nordista Austin Stoneman; Phil, figlio di Austin e fratello di Elsie, ama Margaret, sorella del “piccolo colonnello”. Phil e Benjamin, che abbiamo visto amici all'inizio del film, si ritrovano alla battaglia di Petersburg. Ben, prigioniero e ferito, riceve le cure e l'amore di Elsie. Dopo l'assassinio di Lincoln, al Congresso trionfano gli estremisti. Il Sud è abbandonato nelle mani dei negri, con i quali si schierano gli Stoneman. Le famiglie diventano nemiche, mentre gli ex schiavi si scatenano. Una sorella di Ben, Flora, si uccide per sfuggire alla violenza di un negro che era stato servo nella sua casa. Ben raccoglie intorno a sé le forze dei bianchi angariati, fondando la setta segreta del Ku Klux Klan. Perfino Elsie (che ha dovuto rompere il fidanzamento con Ben) rischia di finire vittima della brutalità di chi ha il potere: il vicegovernatore dello Stato, il mulatto Lynch, pretende di sposarla. Questo avviene mentre la sua famiglia è rifugiata in un casolare nei campi (è con loro anche Phil, che si è convertito alla giustizia) e sta sostenendo l'attacco della inferocita polizia negra. La città è alla mercé della plebaglia. I cavalieri guidati da Ben piombano al galoppo sui facinorosi. Salvano i Cameron, che nel casolare erano sul punto di soccombere, e liberano Elsie. E ammazzano ogni negro che faccia resistenza. La pace ristabilita vedrà il matrimonio di Ben con Elsie e di Phil con Margaret.
The Birth of a Nation fu oggetto di aspre controversie. Ma nessuno dei suoi avversari poté negare a Griffith il riconoscimento della maestria strutturale e del vigore narrativo con cui aveva composto il film. Mai prima d'ora era stato realizzato, con metodo così efficace, il montaggio delle azioni parallele (il cosiddetto “ finale alla Griffith ”, che il regista impiega non soltanto alla fine). I due esempi migliori sono la sequenza della fuga e della morte di Flora (inseguita da Gus e invano rincorsa da Ben) e il blocco delle tre azioni (Elsie insidiata da Lynch, i Cameron assediati, l'accorrere del Ku Klux Klan) che convergono nella liberazione della città.
Ogni elemento della storia, ogni frammento della realtà cinematografica creata dalla luce e dall'an-golazione, ogni gesto: tutto è subordinato a una ferrea concezione del montaggio. Per costruire questo impianto occorrono forti contrasti, e il re-gista non esita a caratterizzare la violenza immon-da dei negri e il freddo egoismo dei nordisti con sottolineature continue, grevi, al limite del ridi-colo; allo stesso modo si comporta con i perso-naggi positivi, soprattutto con le figure femminili (luce soffusa, sguardi sofferenti, volti liliali). Non per sposare il razzismo di Dixon, ma per realizzare il suo progetto di racconto per immagini. |
Autore critica: | Fernaldo Di Giammatteo |
Fonte critica: | 100 film da salvare, Mondadori |
Data critica:
| 1978
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Clansman (The) - Leopard's Spots (The) |
Autore libro: | Dixon Thomas F. Jr. |
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