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Sera della prima (La) - Opening Night

Regia:John Cassavetes
Vietato:No
Video:Biblioteca Decentrata Rosta Nuova, visionabile solo in sede
DVD:
Genere:Drammatico
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:John Cassavetes
Sceneggiatura:John Cassavetes
Fotografia:Frederick Elmes, Michael Ferris, Al Ruban
Musiche:Bo Harwood
Montaggio:Tom Cornwell
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Joan Blondell (Sarah Goode), Brianna Carter (Lena), John Cassavetes (Maurice Aarons), Katherine Cassavetes (Vivian), Fred Draper (Leo), Louise Fitch (Kelly), Ben Gazzarra (Manny Victor), Angelo Grisanti (Charlie Skipes), Laura Johnson (Nancy Stein), Zohra Lampert (Dorothy Victor), Ray Powers (Jimmy), Meade Roberts (Eddie Stein), Gena Rowlands (Myrtle Gordon),Lady Rowlands (Melva Drake), Paul Stewart (David Samuels), John Tuell (Gus Simmons), Sharon Van Ivan (Shirley), Carol Warren (Carla), Eleonor Zee (Sylvia Stein)
Produzione:Al Ruban e Sam Shaw per Faces
Distribuzione:Cineteca dell’Aquila – Cineteca Antoniana – Cineteca Palatina - Zari
Origine:Usa
Anno:1977
Durata:

144'

Trama:

Celebre attrice ormai prossima all'età critica, Myrthle Gordon sta provando in provincia, in attesa di portarla a New York, una commedia la cui protagonista è per l'appunto una cinquantenne, su cui pesano gli anni e il rimpianto della giovinezza perduta. Myrthle, però, si sente più giovane del suo personaggio, teme di non poterne condividere le angosce e, quindi, di non poter avere, interpretandolo senza "sentirlo", quel successo cui tiene moltissimo. Ad accrescere il suo tormento sopravviene la morte, in uno stupido incidente stradale, di una sua giovanissima fan, Nancy. La crisi di Myrthle, che nella tragica fine della ragazza identifica quella dei propri anni migliori, si aggrava: l'attrice cerca rifugio nell'alcool e nel fumo, piange, trascura le prove, ha allucinazioni durante le quali le appare Nancy, a renderle anch'essa la vita impossibile. Nessun aiuto le viene dai compagni di lavoro, che pensano ai capricci di una diva, né le giova una seduta spiritica cui si sottopone per compiacere l'autrice della commedia. Finalmente, in casa di un'esorcista, Myrthle riesce a liberarsi del fantasma di Nancy, "uccidendolo". E' la guarigione: benché terribilmente sbronza, Myrthle trova la forza di presentarsi al pubblico la sera della "prima". Il testo che recita non è tuttavia quello del copione, è improvvisato seguendo ciò che il cuore detta. Gli spettatori non se ne accorgono, credono che ella reciti meravigliosamente, scrosciano gli applausi.

Critica 1:Sconvolta dalla morte accidentale di una giovane ammiratrice (L. Johnson) che l'assedia vampiricamente con le allucinazioni cui la sottopone, l'attrice Myrtle Gordon (G. Rowlands) è sull'orlo di un esaurimento nervoso. Sta collaudando una nuova commedia The Second Woman, scritta da un'anziana commediografa (J. Blondell) di cui non è soddisfatta. I suoi compagni di lavoro sospettano che i suoi dubbi nascano dalla riluttanza a interpretare una donna matura che ha problemi con l'età e con la solitudine, cioè con quelli che sono i suoi problemi personali di attrice quarantenne, senza figlie e schiava della sua professione. Con l'aiuto del primo attore (J. Cassavetes), già suo amante, risolverà la situazione, trasformando il dramma serioso in una commedia ironica. Al suo nono film Cassavetes elabora il suo paradosso sull'attore, mettendo in scena il Teatro come istituzione ufficiale al pari della Famiglia, centro dei suoi interessi di autore. La tesi, fin troppo esplicita, è che si recita nella vita quotidiana, mentre il teatro diventa il momento liberatorio della verità cui si arriva se si ha una conoscenza diretta della realtà e la si accetta in modo attivo. Disposto su tre livelli che s'intersecano (vita, teatro, fantasia o allucinazioni), dà l'impressione, nella seconda parte, di una certa prolissa verbosità. In questo film d'attori recitano tutti bene con l'eccezione di G. Rowlands che recita benissimo.
Autore critica:
Fonte criticaIl Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 2:Con La sera della prima Cassavetes elabora il suo paradosso sull'attore. Dopo tanti film sulla maschera e sulla sua funzione protettiva e liberatoria nella grande commedia umana, dopo tanti film sul teatro inconsapevole della recita quotidiana di ognuno per vivere e affermare una qualche transitoria identità, il regista brucia tutte le mediazioni affabulatorie e mette in scena il Teatro in quanto tale, il Teatro come Istituzione ufficiale, con la Famiglia - oggetto d'indagine privilegiata nella tetralogia - uno dei massimi surrogati borghesi all'angoscia di vivere. E nell'ottica " familiare " e finto-cineamatoriale dell'autore il Teatro è teatro fatto persona - dramatis persona - nelle sembianze della moglie. Ormai, se protagonista di un film di Cassavetes è una donna, questa non può essere che lei, Gena Rowlands (…), vestale nel microcosmo familiare (moglie, madre) e baccante sulla scena, invasata dal furore pantomimico che trascrive la paranoia dei gesti inutili e degli atti mancati, la " follia " della donna troppo donna e troppo madre. La sera della prima è un omaggio a questa doppia natura della versatile Gena (e più degli altri è un film di e per lei), e riesce inoltre ad essere un film meta-teatrale, un'analisi in vitro del contraddittorio rapporto vita/finzione, proprio identificandosi nel comportamento camaleontico di Gena, ora donna e ora attrice, ora vestale e ora baccante.
È lei stessa a spostare l'asse diegetico dei film precedenti e a dettare le nuove condizioni per il suo film: se finora i personaggi di Cassavetes hanno improvvisato la loro recita per essere veri, si sono finti attori per ritrovare l'autenticità di se stessi (…), ora una vera attrice di teatro - una baccante - appare finta nelle congiunture della vita quotidiana, con le depressioni e le isterie della donna, e si mette ad essere se stessa quando è sul palcoscenico, quando dovrebbe rispettare la finzione teatrale e invece la rigetta, mette in crisi il proprio ruolo d'attrice e non recita più, si ritrova donna, libera di dire quello che le pare. La " tesi " del film - persino troppo didascalica, troppo esplicita nella ridistribuzione del gioco delle parti - è che si recita fuori dal teatro, fuori dall'istituzione, si recita per la strada, in autobus, è la vita quotidiana che si recita, è la vita il teatro.
In fondo è la consueta concezione carnevalesca riprodotta con una diversa strategia. Un strategia peraltro meno rigorosa e coerente del solito, perché se è perfettamente intonato tutto il marchingegno parodico del film - col pretesto ludico della messinscena di una commedia degna di una civiltà teatrale da tempo defunta e buona solo in relazione alle modeste pretese culturali di una middle class ultraprovinciale - è assai meno intonata la materializzazione onirica del " doppio " che con le sue implicazioni psicoanalitiche guasta quell'epica della naturalezza creativa a cui il regista ci ha abituato. In altre parole, la "schizofrenica" Myrtle, il personaggio inventato da Gena Rowlands, dovrebbe, il suo "doppio", gestirselo e sceneggiarselo da sé, col proprio corpo e sulla propria pelle, come han sempre fatto - body and soul - tutti i personaggi di Cassavetes, e non farselo proiettare nell'alter-ego della ragazza diciassettenne Nancy (Laura Johnson), che l'assedia vampiricamente con le allucinazioni cui la sottopone. Forse per queste sue suggestioni intellettuali, bergmaniane, il film è piaciuto tanto alle platee sofisticate di tutto il mondo e ha consacrato finalmente il regista quale "Autore". (…)
Autore critica:Sergio Arecco
Fonte critica:Johnny Cassavetes, Il Castoro Cinema
Data critica:



Critica 3:
Autore critica:
Fonte critica:
Data critica:



Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
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