Regola del gioco (La) - Regle du jeu (La)
Regia: | Jean Renoir |
Vietato: | No |
Video: | Biblioteca Decentrata Rosta Nuova, visionabile solo in sede |
DVD: | |
Genere: | Commedia - Drammatico |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Karl Koch, Jean Renoir |
Sceneggiatura: | Karl Koch, Jean Renoir |
Fotografia: | Jean Bachelet |
Musiche: | Roger Desormiere, Joseph Kosma, Pierre Monsigny, W.A. Mozart, Camille Saint Saens, Johann Strauss |
Montaggio: | Marthe Huguet, Marguerite Renoir |
Scenografia: | Max Douy, Eugene Lourie' |
Costumi: | Coco Chanel |
Effetti: | |
Interpreti: | Nora Gregor Christine de la Chesnaye, Marcel Dalio Marchese de la Chesnaye, Roland Toutain Andre' Jurieu, Jean Renoir Octave, Paulette Dubost Lisette Schumacher, Nicolas Amato Sudamericano, Julien Carette Marceau il bracconiere, Henri Cartier-Bresson Il cameriere inglese, Tony Corteggiani Berthelin, Eddy Debray Corneille il maggiordomo, Lise Elina La radiocronista, Roger Forster Inviato effeminato, Richard Francoeur La Bruyere, Camille Francois La speaker, Claire Gerard M.Me La Bruyere, Jenny Helia La cameriera, Leon Larive Il cuoco, Pierre Magnier Il generale, Anne Mayen Jackie, Nipote di Christine, Gaston Modot Schumacher il guardiacaccia, Pierre Nay Saint-Aubin, Mila Parely Genevieve De Marrast, Odette Talazac Charlotte, Andre' Zwobada Ingegnere |
Produzione: | N.E.F. |
Distribuzione: | Cineteca Nazionale |
Origine: | Francia |
Anno: | 1939 |
Durata:
| 115'
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Trama:
| Il marchese Chesnay sceglie di lasciare l'amante per non perdere la moglie che, a sua volta, ha due spasimanti, un aviatore e un amico di questi. Intanto anche i relativi domestici intrecciano storie sentimentali. Ma le regole del gioco del 'bel mondo' basate sull'ipocrisia vengono infrante dal guardiacaccia che uccide l'aviatore credendolo in compagnia di sua moglie. Il marchese riuscirà comunque a rassicurare tutti in mondo che il gioco possa ricominciare come prima.
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Critica 1: | Un ricco marchese vuole lasciare l'amante per conservare l'amore della moglie, corteggiata da un aviatore e da un amico; agli amori dei padroni s'intrecciano quelli dei domestici. Epilogo luttuoso. Dramma allegro, uno dei capolavori di Renoir, l'equivalente filmico delle Nozze di Figaro, realismo senza aggettivi. Lo sguardo disincantato, ma con un filo di nostalgia, di un artista sulla società del proprio tempo. Disastro commerciale, mai distribuito in Italia. Restaurato nel 1965. Mandato in onda dalla RAI. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | La règle du jeu è uno scherzo atroce. È l'altra faccia della nostalgia borghese di Renoir, lo specchio in cui si riflette deformata la nobiltà dei Boïeldieu e dei Rauffenstein di La grande illusion. Ma è anche un maurivaudage tradotto nel linguaggio della pochade, una infrazione radicale di tutte le regole del gioco ideologico.
L'inquietudine (il film fu girato nell'imminenza della guerra) consente all'interclassismo renoiriano di tracciare il ritratto di una spregevole decadenza. Sono tutti eguali, aristocratici (o borghesi) e proletari. Il marchese de la Chesnaye, sua moglie Christine, la sua amante Geneviève, l'aviatore Jurieu, il compare Octave non hanno nulla da invidiare al guardiacaccia Schumacher, a sua moglie Lisette (cameriera di Christine), al bracconiere Marceau. Il cinismo che li induce a rispettare le “regole del gioco” mondano, e a violare perciò le regole d'ella decenza, è lo stesso.
Jurieu arriva a Parigi dopo aver sorvolato l'Atlantico a tempo di primato. Orgoglioso e vanesio, ma afflitto perché Christine non è venuta all'aeroporto. Christine non nutre scrupoli d'amore, si lascia vivere fra i molti corteggiatori che ha. E scrupoli non nutre suo marito, il marchese fatuo e collezionista di chincaglierie meccaniche, che tresca con un'amante di cui s'è stancato. Meno scrupoli ancora ha Octave, goffo amico di famiglia, che vive a sbafo e insidia cameriere. Si prepara una partita di caccia nella tenuta di famiglia, in Sologne. Anche Jurieu è invitato.
Al castello la servitú è in grandi faccende. Il guardiacaccia, perlustrando la tenuta con la minuziosa attenzione che gli è abituale, scopre un bracconiere all'opera. Lo trascina dal marchese, ma questi lo trova simpatico e lo fa assumere come famiglio. Perché formalizzarsi? Arrivano gli invitati, Geneviève, Jurieu, gli altri. In cucina, la servitù consuma la cena fra lazzi e commenti. Il bracconiere (Marceau) è della partita. Il mattino seguente, tutti a caccia. Personaggi eleganti, ridicoli (un generale si distingue in questo, secondo la convenzione della pochade). Caccia abbondante, propiziata dalla cura con cui i battitori guidati dal severo Schumacher stanano le lepri e dall'enorme volume di fuoco che gli ospiti accanitamente producono (l'occhio del regista osserva impietoso la carneficina: tanto compassato impegno nell'ammazzare gli animali apre uno spiraglio nella psicologia dei personaggi e anticipa la tragedia che verrà). Il marchese si abbandona con Geneviève alle effusioni dell'addio, sotto gli occhi indifferenti della moglie. Che, infatti, la sera si comporterà con molta amabilità - persino con amicizia - quando dissuaderà la rivale dal partire.
Comincia la festa. Fête de la colinière, si legge sullo spartito del pianoforte. Quattro ospiti, fra cui Octave travestito da orso, improvvisano un balletto. La sala piomba nel buio. Sulla scena personaggi mascherati da scheletri terrorizzano le donne e consentono a chi vuole di appartarsi. Come fa Christine con uno dei suoi spasimanti (il marchese li sorprende e compie il suo dovere di gentiluomo bastonando con fatica il malcapitato) come fa in cucina Marceau con Lisette, la moglie di Schumacher. E anche qui un marito interviene, sfasciando piatti e gettandosi all'inseguimento del bracconiere traditore. La pochade esplode in tutta la sua squallida allegria. Christine ora trama con Jurieu, che vuol partire con lei: e di nuovo il marito offeso deve difendere l'onore della famiglia. Si ode un colpo di pistola. Nella sala, dove adesso gli ospiti stanno ballando, piomba Schumacher sulle tracce di Marceau. Tutti con le mani in alto. Scene di isterismo. Geneviève dà in smanie, la portano via. Qualche ospite si congeda per andare a letto. Il marchese ha un sussulto di autorità e, davanti alla servitù schierata, licenzia Schumacher (Lisette no, ed è felice) e Marceau. Christine s'è nel frattempo trovata un altro spasimante (Octave), nascondendosi con lui nella serra per concordare un piano di fuga: è il senso dell'organizzazione che costoro soprattutto possiedono. Nel castello, il marchese e Jurieu discutono compitamente del loro amore per Christine.
La tragedia nasce per un tipico equivoco da pochade. Octave è tornato dalla serra per prendere il mantello di Christine ma sbaglia e prende quello di Lisette. Incontra Jurieu, ha un attimo di resipiscenza. Rinuncia a Christine e manda nella serra il buon aviatore fiducioso, mettendogli sulle spalle il proprio cappotto. Nel buio. Schumacher e Marceau, uniti dalla comune gelosia, vedono una donna che sembra Lisette in compagnia di un uomo. Schumacher punta il fucile e spara. Jurieu muore, Christine sviene.
Gli invitati sono scesi in giardino. Christine passa fra loro e sale la scalinata come una regina sconfitta. Il marchese tranquillizza gli amici: è stato un incidente, buona notte a tutti. Le ombre degli invitati scorrono enormi sulla facciata del castello, mentre un delizioso brano di Mozart chiude l'azione e il film.
La règIe du jeu fu proiettata a Parigi l'8 settembre 1939. Sette giorni dopo l'invasione tedesca della Polonia, cinque dopo l'entrata in guerra della Francia e della Gran Bretagna. La perfidia anarchica di Renoir aveva trovato la sua espressione più pura e tagliente. |
Autore critica: | Fernaldo Di Giammatteo |
Fonte critica: | 100 film da salvare, Mondadori |
Data critica:
| 1978
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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