Europeans (The) - Europeans (The)
Regia: | James Ivory |
Vietato: | No |
Video: | Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Letteratura americana - 800 |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Ruth Prawer Jhabvala, dal romanzo omonimo di Henry James |
Sceneggiatura: | Ruth Prawer Jhabvala, dal romanzo omonimo di Henry James |
Fotografia: | Larry Pizer |
Musiche: | Richard Robbins; "Trio", Op. 17, di Clara Schumann, "Deutsche Tanz", Op. 33, No. 7, di Franz Schubert, "Schomberg Gallop" di G.W.E. Friedrich, Valzer da"La Traviata" di Giuseppe Verdi, "French Folk Quadrilles" di Stephen Foster, "Simple Gifts" inno tradizionale Shaker, "Beautiful River" di Robert Lowry |
Montaggio: | Humphrey Dixon |
Scenografia: | |
Costumi: | Judy Moorcroft |
Effetti: | |
Interpreti: | Lee Remick (la baronessa Eugenia Múnster), Robin Ellis (Robert Acton), Tim Woodward (Felix), Wesley Addy (Mrs. Wentworth), Lisa Eichhorn (Gertrude Wentworth), Nancy New (Charlotte Wentworth), Tim Choate (Clifford Wentworth), Kristin Griffith (Lizzie Acton), Helen Stenborg (Mrs. Acton), Norman Snow (Mr. Brand), Gedda Petry (Augustine), James Ivory (l'uomo nel magazzino) |
Produzione: | Ismail Merchant per Merchant Ivory Productions, con National Film Finance Corporation |
Distribuzione: | Non reperibile in pellicola |
Origine: | Gran Bretagna |
Anno: | 1979 |
Durata:
| 83'
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Trama:
| La baronessa Eugenia Mnnster arriva a Boston nel 1850 in compagnia del fratello Felix per incontrare i Wentworth, i ricchi cugini americani.
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Critica 1: | La baronessa Eugenia Münster arriva a Boston nel 1850, in compagnia del fratello Felix, per incontrare i Wentworth, i ricchi cugini americani. Ivory, su una sceneggiatura di Prawer Jhabvala, a partire da un romanzo di Henry James, fa uno dei suoi migliori film, elegante e con una bravissima Lee Remick. |
Autore critica: | |
Fonte critica | film.spettacolo.virgilio.it |
Data critica:
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Critica 2: | Qualcuno rimprovera al film di essere tanto letterario, ma io non vedo proprio come si possa fare un film da James, fedelmente, senza essere letterari. Non può non esserlo, nella buona o nella cattiva sorte. Però, io ho sempre pensato che in questo film l'aspetto visivo fosse molto importante, e non solo per tutte quelle foglie autunnali. Lo sento come qualcosa da guardare più che qualcosa da ascoltare. Il nucleo è in quello che vedete; le parole sono decorazioni. Recentemente, riascoltavo tutte quelle meravigliose battute, che però non sono per nulla naturali e soprattutto non possono essere pronunciate in maniera naturale. Sembra che tutti pensino prima di parlare; e, una volta che qualcuno ha parlato, qualcun'altro ci pensi sopra prima di rispondere.
Se ci si pensa sopra un momento, ci si rende conto che i dialoghi cinematografici (fatta eccezione per Shakespeare e per gli altri classici come lui) si sono quasi sempre conformati alle convenzioni linguistiche del presente. Siamo abituati ad accettarlo: antichi greci o francesi che parlano un inglese moderno o addirittura colloquiale. Non è realistico, ma lo accettiamo. In The Europeans, abbiamo tentato di cambiare questa abitudine e di rendere il linguaggio dei nostri personaggi adeguato alle convenzioni della lingua americana della metà del XIX secolo, come lo scrisse James. Il pubblico sembra non aver avuto problemi con questa caratteristica del film, anzi, sembra averla addirittura apprezzata: la "singolarità" della lingua sembrava corrispondere alla "singolarità" di tutto il resto. Sembrava un vezzo, come le cuffiette legate sotto il mento. Ma in tutto questo, lo stupendo dialogo di James era scritto, da gustare sulla pagina, tutto il contrario di parlato. Sono due cose molto diverse, e neppure l'attore più dotato può farle suonare nella stessa maniera. |
Autore critica: | Ruth Prawer Jhabvala |
Fonte critica: | James Ivory |
Data critica:
| Bergamo Film Meeting ‘85
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Critica 3: | Ivory è cineasta per certi versi lacerato. Nel senso che il tema «indiano» del suo cinema si sposa spesso a quello dell'amore travagliato se non impossibile. In fondo si tratta di due modi di dire la stessa cosa, o se vogliamo, di un modo per dirne un'altra. Sta di fatto però che in The Europeans (1979) l'India non figura affatto. Vi figura invece l'ombra tutelare di Henry James. Aspettiamo con non molta trepidazione i puristi di turno, coloro sempre pronti con la loro polverosa lente di ingrandimento che ci vengano a dire quanto di diverso vi sia nel film rispetto il romanzo di James. Proprio su queste pagine, in occasione di un discorso su Daisy Miller di Bogdanovic, ci era sembrato - riprendendo le parole del regista stesso - di essere stati abbastanza chiari in merito al supposto «problema» delle trascrizioni cinematografiche di una qualche opera letteraria. Ma tant'è: probabilmente chi non vuol capire è il vero motore del pensiero di chi capisce, la dialettica fra ristretteza e larghezza é probabilmente l'unica garanzia di spazio. E quindi non ci interessa minimamente se The Europeans è «fedele» o no al testo di James. Ci interessa invece ammirare il sottile gioco di rapporti che si instaurano fra ospiti e ospitati nella villetta presso Boston, la registrazione dello scontro fra culture (anche qui!) mascherato da scontro fra caratteri. The Europeans, inoltre, è un film che fa comprendere l'amore di lvory per i costumi, i dettagli: qualcosa che non si poteva capire appieno nei suoi film indiani, dal momento che di quei costumi e dettagli sapevamo ben poco. Qui invece il calligrafismo è ammirevolmente leggibile, sostenuto da una formidabile direzione degli attori. Le sfumature di discorsi e caratteri sono mantenute a un livello di calcolata educazione, ma senza mai perdere quello spessore allusivo che, in quell'ambito sociale (e letterario), per definizione devono avere. Il purista lamenterà l'inserimento nel film della scena del ballo. Lo faccia pure, ma lo faccia allora ogni volta che vede un film di Ivory, il quale sembra ossessionato da questa componente immancabile nei suoi film. Le scene di ballo sono per lui momenti chiave nello sviluppo dell'azione, occasioni di riunione nelle quali l'amalgama più diverso e a volte imprevedibile può emergere, o anche la caduta di speranze, sogni, attese. |
Autore critica: | Franco La Polla |
Fonte critica: | Cineforum n. 247 |
Data critica:
| 9/1985
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Europei (Gli) |
Autore libro: | James Henry |
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