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Hello, Dolly! -

Regia:Gene Kelly
Vietato:No
Video:Fox Home Entertainment
DVD:Fox Home Entertainment
Genere:Musicale
Tipologia:Storia del cinema
Eta' consigliata:Scuole medie superiori
Soggetto:Tratto dalla commedia omonima di Michael Stewart, Thornton Wilder
Sceneggiatura:Ernest Lehman
Fotografia:Harry Stradling
Musiche:Louis Armstrong, Lennie Hayton, Jerry Herman, Lionel Newman
Montaggio:William H. Reynolds
Scenografia:
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Joyce Ames, Louis Armstrong, Michael Crawford, Fritz Feld, David Hurst, Tommy June, Judy Knaiz, Danny Lockin, Walter Matthau, Marianne McAndrew, E. J. Peaker, Barbra Streisand
Produzione:Ernest Lehman
Distribuzione:Non reperibile in pellicola
Origine:Usa
Anno:1969
Durata:

145’

Trama:

Dolly Levi, un'affascinante vedova newyorchese, sensale di matrimoni, stanca di essere sola, decide di riprendere marito. L'uomo che le interessa è un suo cliente, Orazio Vandergelder, di Yonkers, un ricco parsimonioso commerciante di mezza età, proprietario di un negozio di mangimi. Ostile alle nozze della nipote Ermenegarda con il giovane Ambrogio, la cui professione di pittore è per lui sinonimo di povertà, Orazio si rivolge a Dolly, perché conduca la ragazza lontana dal suo innamorato. Recatosi, per questo, a Yonkers, Dolly, apprendendo che Orazio ha intenzione di andare a New York per chiedere la mano della graziosa modista Irene Mallow, decide di mandare all'aria il suo proposito. Ottenuto lo scopo con l'inconsapevole aiuto di Barnaby e Cornelio (i due commessi di Orazio), Dolly fa in modo che l'uomo s'accorga finalmente di lei e la chieda in moglie. Convertitosi all'idea che il denaro non è l'unico scopo della vita, Orazio accetta il matrimonio di Ermenegarda con Ambrogio, mentre i due commessi trovano la felicità l'uno tra le braccia di Irene, l'altro tra quelle della sua amica Minnie.

Critica 1:Una giovane ed attraente vedova,Dolly (Barbra Streisand, "Funny Girl", "Il Principe delle Maree"), non si rassegna alla perdita del marito. Intrigante e vivace, Dolly si trasforma in una vera e propria agenzia matrimoniale e, con la scusa di conbinare incontri sentimentali, andrà alla ricerca di un nuovo marito. Ma soltanto dopo una serie di romantiche e divertenti disavventure, Dolly riuscirà a trovare l'anima gemella, sarà un fortunato e ricchissimo mercante (Walter Matthau, "Il Piccolo Diavolo"). Una riuscitissima commedia in perfetto stile Holliwoodiano che nel 1969 vinse 3 Oscar per miglior Colonna Sonora, migliore Art Direction, migliore Scenografia.
Autore critica:
Fonte critica
Data critica:



Critica 2:Nella New York del 1890 una vedova, sensale di matrimoni, stanca di fare la single, mette gli occhi su un facoltoso mercante scapolo. Versione fastosa ed elefantiaca del musical (1964) di Jerry Herman e Michael Stewart, a sua volta derivato dalla commedia The Matchmaker (1954) di Thornton Wilder. Costò 24 milioni di dollari (nel 1969!), e ne fece perdere almeno 15 alla Fox: dal 2 (a quell'epoca) musical teatrale di successo uscì il 2 dopo Darling Lili (1970) insuccesso musicale di Hollywood. Una delle cause è B. Streisand, troppo giovane per una parte che conveniva a Ethel Merman o Carol Channing. C'è, comunque, un bel momento: Louis (Satchmo) Armstrong, direttore d'orchestra, che intona "Hello, Dolly".
Autore critica:
Fonte critica:Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli
Data critica:



Critica 3:New York, 1890. L'affascinante vedova Dolly Levi si guadagna da vivere, con discreto successo, come sensale di matrimoni. Stanca di continuare ad accasare gente rimanendo lei senza partner, ha puntato gli occhi su di un suo cliente, il ricco quanto parsimonioso mercante di sementi e mangimi Horace Vandergelder. Questi, che non vede per niente di buon occhio la relazione tra la nipote Ermengarda e un pittore dalle belle speranze ma di modeste entrate, ha chiesto all'abile sensale di trovare un espediente per allontanare la ragazza dal suo spasimante. Dolly, ben lungi dal voler separare la coppia di piccioncini, coglie la palla al balzo per accalappiare invece il burbero Horace. Fa in modo che vada a monte il matrimonio tra Vandergelder e la modista Irene Mallow (che invece si sposerà col commesso Cornelius) e, dopo una movimentatissima serata in un ristorante alla moda, riuscirà ad avere ragione del riluttante commerciante.
Nelle intenzioni, Hello, Dolly! avrebbe dovuto bissare il successo di Tutti insieme appassionatamente, ma in realtà riuscì a chiudere a malapena in pareggio (38 milioni di dollari a fronte di una spesa di 25). La critica lo disdegnò, soprattutto a paragone dello spettacolo di Broadway da cui traeva origine, a sua volta ispirato a una pièce di Thornton Wilder: troppo giovane per la parte Barbra Streisand (meglio sarebbe stata, secondo i recensori, l'interprete teatrale originale, Carol Channing), troppo "imbranato" nel canto Walter Matthau (anche se ha solo due numeri musicali), troppo di maniera le ricostruzioni ambientali e così via. Sarà...
Visto oggi (…) Hello, Dolly! riesce a mettersi ancora in mostra con tutte le sue ottime qualità d intrattenimento. Le sue frecce all'arco sono un bel po' di belle canzoni (»»Just Leave Everything to Me», «It
Takes a Woman», «Put on Your Sunday Clothes», «So Long, Dearie»), gli arguti dialoghi (di Ernest Lehmann, che nel suo carnet aveva già, fra gli altri, Sabrina e Intrigo internazionale), un polso fermo nella direzione dei numeri di danza come poteva avere solo Gene Kelly (interessante, per inciso, notare il lavoro
di contrasto tra l'ipercinetismo di Michel Crawford e Danny Lockin e la compostezza di tutti gli altri), nonché un'accurata ricostruzione newyorkese che non può non rimandare, visto il nome del regista, al precedente capolavoro Un giorno a New York, sia pure in versione turn-of-the-century.
Un più che riuscito musical, insomma, da ricordare non foss'altro che per due cose: l'ahimé breve duetto fra la Streisand e "Satchmo" (ultima apparizione sullo schermo, tra l'altro, di Louis Armstrong) e la fulminante battuta di Matthau «È un mondo abitato all'ottanta per cento da pazzi, e tutti gli altri sono a rischio di contagio».
Autore critica:Arturo Invernici
Fonte critica:Cineforum n. 392
Data critica:

3/2000

Libro da cui e' stato tratto il film
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