Yaaba (La nonna) - Yaaba
Regia: | Idrissa Ouedraogo |
Vietato: | No |
Video: | Domovideo, Coe |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Infanzia di ogni colore |
Eta' consigliata: | Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori |
Soggetto: | Idrissa Ouedraogo |
Sceneggiatura: | Idrissa Ouedraogo |
Fotografia: | Mathias Kalin, Jean Monsigny |
Musiche: | Francis Bebey |
Montaggio: | Loredana Cristelli |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Noufou Ouedraogo (Bila), Roukietou Barry (Nopoko), Fatimata Sanga (Sana) |
Produzione: | Thelma Film Ag Zurich - Les Films De L'avenir - Arcadia Film Paris Imc - Coe |
Distribuzione: | Imc - Ventana |
Origine: | Burkina Faso, Francia, Svizzera |
Anno: | 1989 |
Durata:
| 90'
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Trama:
| Bila, sveglio ragazzetto di un villaggio del Burkina Faso, prova simpatia e affetto per Sana, un'anziana donna che vive sola, relegata ai margini della comunità dagli abitanti, che la ritengono strega. L'animo di Bila, ancor libero da pregiudizi e paure, avverte infatti la pretestuosità della "patente" di strega, affibbiata dai compaesani all'innocua donna e la difende dalle accuse infondate di maleficio, provandone la falsità. Punito severamente a causa del suo coraggioso dissenso, Bila non cessa di proteggere l'infelice donna: ruba per lei del cibo, le tiene compagnia, ne ascolta le storie, la chiama affettuosamente "yaaba" (nonna), l'aiuta a ricostruire la povera capanna, incendiata per scaramanzia dai superstiziosi paesani, e riesce a comunicare anche alla piccola amica Nopoko la propria simpatia per Sana. Mentre la vita del villaggio trascorre fra pettegolezzi, liti, amori e tradimenti, subito palesi a motivo della primitività dei protagonisti, che ancora ignorano le "maschere" in uso presso i "civili", capita che proprio la piccola Nopoko, ferita dal coltello arrugginito di alcuni monelli, diventi preda del tetano. Il fatto viene subito attribuito dai paesani a Sana, come maleficio, con la conseguenza di un acuirsi di persecuzione ed emarginazione nei suoi confronti. Ma quando Nopoko rischia di morire, Sana, insistentemente supplicata da Bila, riesce a trovare, presso un guaritore, una mistura che salverà la bambina, consentendo alla vecchia yaaba di chiudere in serenità e dignità i suoi pur miseri giorni.
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Critica 1: | Girato con l'apporto del COE (Centro Orientamento Educativo) di Milano. In lingua mooré yaaba sta per nonna. Così il piccolo Bila chiama Sana, una vecchia che vive in solitudine, emarginata dai compaesani perché in odore di stregoneria. Film corale che descrive con semplicità e trasparenza rosselliniana la vita quotidiana di un piccolo villaggio africano attraverso una colorita galleria di personaggi. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Pur ambientato in un villaggio contadino africano, il film evita la rappresentazione bucolica di un posto incontaminato dai problemi dell'Occidente, con paesaggi esotici e un punto di vista "turistico". Il bambino e la bambina protagonisti si caratterizzano per il loro sguardo diretto sul mondo e sulle persone e sembrano invitare lo spettatore a essere altrettanto franco e risoluto nell'andare oltre le ipocrisie dell'età adulta.
L'amicizia tra Nopoko e Bila si fonda così su una grande sincerità e sul piacere di fare molte cose insieme, dalle più semplici a quelle più profonde, come accade nelle discussioni sull'atteggiamento tenuto dagli adulti verso la "yaaba" Sana. Tra i due non mancano momenti di dissidio, che vengono però superati con chiarimenti reciproci, senza tracce di rancore. Appare centrale per loro l'esperienza del gioco, in cui il piacere della ludicità si accompagna sempre all'intensità dell'impegno e alla serietà con cui si devono rispettare le regole.
Viceversa, gli adulti fanno altri "giochi", in cui domina la dissimulazione: tradimenti amorosi, rituali para-religiosi del falso stregone o atteggiamenti canzonatori verso chi è considerato buffo a causa di una sofferenza, come nel caso dell'ubriaco. Il villaggio degli adulti appare così caratterizzato da atteggiamenti di pregiudizio e superficialità che tendono a produrre discriminazione e emarginazione, come accade verso Sana, ingiustamente accusata di influenze negative e di poteri malvagi.
In realtà nessuno, se non i due bambini, si perita di verificare la fondatezza di tali accuse, ma tutti preferiscono utilizzarle come scorciatoia sociale e psicologica per farsi una ragione delle difficoltà che affliggono il villaggio: il gruppo, nonostante le differenze tra i singoli, si cementa trovando un capro espiatorio più debole e isolato, su cui scaricare frustrazioni e inquietudini. In questa riflessione, il film appare universale e non riducibile solo al villaggio africano, che diventa l'emblema di un microcosmo riproducibile, pur con i debiti aggiustamenti, in molte altre situazioni molto vicine a noi.
Ouedraogo evita però ogni manicheismo: non esistono adulti cattivi e bambini buoni, non ancora corrotti. Se Bila e Nopoko si pongono in modo critico e consapevole nelle varie relazioni intergenerazionali con gli adulti – ora ascoltati, ora temuti, non capiti o presi in giro –, il gruppetto di coetanei che li aggredisce e ferisce Nopoko è assimilabile a una qualsiasi banda di bulletti, che scimmiottano gli atteggiamenti violenti degli adulti e la prepotenza del gruppo per sentirsi più forti di chi dimostra maggiore personalità e difende idee non condivise da tutti. Proprio l'incidente occorso a Nopoko che rischia di morire, rivaluta la saggezza dell'anziana Sana che senza molte parole sa come operare e, soprattutto, supera i conflitti pregressi e non si rivale contro il villaggio che l'ha discriminata a lungo.
L'incidente è anche la prova chiave per Bila, che dimostra la propria autonomia dal gruppo, interpellando Sana nonostante il divieto dei genitori. In questo senso, la complicità e l'intesa tra l'anziana e il bambino diventano il suggello del circuito necessario per la continuazione della vita, in senso generale, oltre al caso specifico di quella di Nopoko: la bambina salvata, il bambino che diventa più consapevole di sé, più adulto, e l'anziana che può morire serena, riabilitata dal gruppo e consapevole di aver trasmesso il suo sapere alle nuove generazioni. |
Autore critica: | Michele Marangi |
Fonte critica: | Aiace Torino |
Data critica:
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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