Sono innocente - You Only Live Once
Regia: | Fritz Lang |
Vietato: | No |
Video: | Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede - Fonit Cetra Video |
DVD: | |
Genere: | Noir |
Tipologia: | Diritti umani - Pena di morte, Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Graham Baker, Gene Towne |
Sceneggiatura: | Graham Baker, Gene Towne |
Fotografia: | Leon Shamroy |
Musiche: | Louis Alter, Hugo Friedhofer, Paul Francis Webster |
Montaggio: | Daniel Mandell |
Scenografia: | Alexander Toluboff |
Costumi: | Helen Taylor |
Effetti: | |
Interpreti: | Sylvia Sidney (Joan "Jo" Graham), Henry Fonda (Eddie Taylor), Barton MacLane (Stepehne Whitney), Jean Dixon (Bonnie Graham), William Gargan (Padre Dolan), Jerome Cowan (Dottor Hill), Jonathan Hale (Procuratore Distrettuale), Margaret Hamilton (Hester), Warren Hymer (Mugsy), Charles Sale (Ethan) |
Produzione: | Walter Wanger Productions |
Distribuzione: | Non reperibile in pellicola |
Origine: | Usa |
Anno: | 1937 |
Durata:
| 86’
|
Trama:
| Eddie è un piccolo delinquente accusato ingiustamente di omicidio. Con l'aiuto di Joan, la sua donna, fugge di prigione uccidendo il cappellano. La sua innocenza sarà appurata, ma ormai è troppo tardi.
|
Critica 1: | Ingiustamente condannato per omicidio, ladruncolo evade e insieme con la moglie incinta cerca di espatriare nel Canada. Lungo la strada è braccato come una bestia selvaggia. Ottima mistura di romanticismo tragico, espressionismo germanico e malinconia degli anni della Depressione, è uno dei migliori film USA di F. Lang. Intorno alla memorabile coppia, bravi caratteristi. Dialoghi manipolati nell'edizione italiana prebellica. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
|
|
Critica 2: | Sono innocente! è il film piú lirico di Lang, l'equivalente americano, si può dire, di Destino. L'uomo è intrappolato dal destino; la donna innamorata non può fermare il fato inesorabile, il suo intervento peggiora la situazione e alla fine lei perirà con lui. Poco prima che i fuggiaschi giungano alla frontiera messicana che per loro significa la salvezza, la ragazza Jo viene riconosciuta mentre compera le sigarette a un distributore automatico. Con il suo senso dell'ironia del destino, Lang voleva che le sigarette fossero delle «Lucky Strike» (colpo di fortuna). Questo simbolismo fondato su un gioco di parole, infinitamente lontano dal simbolismo tedesco, fu però censurato dal produttore con la motivazione che non si doveva fare pubblicità in un film.
In Sono innocente, appare per la prima volta il motivo del personaggio «colto con la guardia abbassata», che ricorrerà in altri film di Lang. A sedici anni Eddie Taylor (Henry Fonda) picchia un ragazzo, che sta sadicamente strappando le zampe a una rana, e finisce in riformatorio dove, per le cattive compagnie e il naturale risentimento, comincia a scendere la china...
La storia della rana viene raccontata per inciso in una scena d'amore tra le piú liriche del cinema. Nel giardino della Valley Tavern, senza temere il sentimentalismo, Lang crea il paradiso dove l'amore dei due giovani si realizza su uno sfondo di cespugli e fiori, tra il gracidare delle rane.
Vogliono solo vivere. «Forse non troveremo mai la felicità - dice Jo (Sylvia Sidney) piú avanti, durante la fuga in cui ha imparato tanto - ma abbiamo il diritto di vivere.» (...)
La storia della rana, contrapposta alla cattiveria della coppia perbene della taverna, non serve soltanto come contrasto, ma introduce nella sceneggiatura un tipico elemento langhiano. In Liliom, nella scena in cui i due amici balordi progettano la rapina, si sentono le loro voci ma si vede soltanto il riflesso delle loro immagini nell'acqua. Analogamente, qui si vedono soltanto le immagini degli innamorati riflesse nello stagno mentre parlano. Quattro rane sono tranquillamente acquattate sulle foglie di ninfea. In The Frog and I (La rana e io) (...) Lang racconta come lottò per convincere una delle rane a saltare nell'acqua frantumando l'immagine dei giovani sposi. Questo particolare simbolico prepara all'imminente catastrofe con molta piú efficacia dell'albero fiorito che diventa improvvisamente spoglio nei Nibelunghi.(...)
Su Eddie ricade tutto il peso dell'indifferenza di una società che si pretende giusta e umanitaria. Arrivato in ritardo sul lavoro perché con Jo è andato a visitare la casetta malmessa che sarà il loro nido, viene licenziato. Il padrone viene inquadrato dall'alto in maniera da deformarne la figura. In questo modo Lang sottolinea la noncuranza del cittadino perbene di fronte alla disperazione di un uomo che lo implora di dargli un'altra occasione. Il padrone ha fretta di decidere al telefono con la moglie chi invitare al poker, e i problemi di Eddie non lo riguardano. Il suo ironico «Se non ti dispiace, vorrei parlare con mia moglie», esclude definitivamente Eddie dal mondo della sicurezza e della normalità. L'uomo aggiunge: «Io non dirigo il sistema sociale, dirigo soltanto un'impresa di trasporti.» Lang e i suoi coautori, Gene Town e Graham Baker, mettono in luce la mancanza di fantasia e la visione limitata di chi gode della garanzia economica e sociale. Fin da quando viene rilasciato dal carcere Eddie incontra persone che non sono particolarmente malvage, ma semplicemente prive di comprensione e di interesse per le situazioni e la sofferenza altrui. Questa mancanza di partecipazione viene ripetutamente sottolineata: per esempio, il redattore che mastica gomma indifferente davanti alla scelta dei titoli per il giornale: Taylor innocente, con una fotografia di Eddie sorridente; Giuria indecisa per Taylor, con un ritratto inespressivo; o Taylor colpevole, con un volto cupo. (...)
Si ammira ancora una volta la perizia documentaristica di Lang nella sequenza dell'aggressione al furgone della banca, che ricorda per la sua precisione Mabuse e L'inafferrabile. Il volto del bandito è coperto da una maschera antigas e non si può capire se sia o meno lo stesso Eddie. Mani guantate alzano la tenda del finestrino di una macchina e appoggiano il cappello di Eddie sopra una valigia... Dal furgone scendono poliziotti armati, altri accorrono e fanno sgomberare i passanti. Piove a dirotto. Improvvisamente viene gettata una bomba che solleva un muro di gas. Sagome indistinte, poliziotti e passanti si premono la gola e si stropicciano gli occhi. Allo scoppio di un'altra bomba si sovrappone l'urlo delle sirene che ricorda l'effetto sonoro già ottenuto nel secondo film di Mabuse. Attraverso le nubi di gas e la fitta pioggia, il bandito corre verso il furgone. Mentre questo si avvia, l'obiettivo si ferma sul cappello di Eddie rotolato sul marciapiede.
Apertura in dissolvenza su un avviso di interruzione dell'autostrada, al crepuscolo. La camionetta entra ruggendo nel quadro e sparisce dietro una curva. Un solo rumore ancora: il fragore dello schianto. (Il destino di un film a volte è strano. Lang ricorda di essere andato alcuni anni dopo a vedere una pellicola intitolata Dillinger, che gli era stata raccomandata per la sequenza molto ben riuscita di una rapina. Scoprì con stupore che si trattava di 200 metri girati per la rapina della banca di Sono innocente!, inseriti senza difficoltà nel nuovo film, dato che il rapinatore era reso irriconoscibile dalla maschera antigas. Il materiale era stato venduto a Walter Wanger e riutilizzato senza tagli nel suo Dillinger.)
Quando Eddie rientra nel cottage, passando attraverso la finestra, dopo aver saputo della rapina di un milione di dollari, è cambiato e teso. La pioggia cade spietatamente e l'altalena («una bella cosa per far giocare dei bimbi», aveva detto Eddie) dondola lievemente al vento.
Jo non riesce a capire perché Eddie, innocente, voglia fuggire: «Eddie, non puoi fuggire, non puoi. Non potrai mai provare la tua innocenza altrimenti... Eddie, se tu mi ami, resterai qui e affronterai questa cosa.»
Eddie non ha alcun alibi; al momento della rapina girava per le strade della città in cerca di lavoro, perciò sa cosa rischia ma cede alla richiesta di Jo: «Okay, bambina, farò come dici tu! Ma stai giocando con la mia vita, e se sbagli...» Cosí Eddie si trova intrappolato e viene portato via dai federali che, «per risparmiare allo Stato la spesa di un processo», avrebbero preferito sparargli «mentre opponeva resistenza». (...)
La cella della morte appare nella sua naturale astrazione, non con la modalità decorativa della cella di Mackie nell'Opera da tre soldi di Pabst. Lang si era documentato sul sistema carcerario americano, visitando San Quentin e Alcatraz; la sua cella della morte è una ricostruzione esatta di quella di San Quentin, filmata da Leon Shamroy, come ha detto Lang, «con geniale fantasia». Le pesanti sbarre scure nel largo disegno di ombre che si aprono a ventaglio sottolineano la drammaticità della situazione ancora piú intensamente delle righe nere a freccia nel carcere di Il gabinetto del dottor Caligari. La trappola inesorabile del destino viene in questo modo visualizzata. Grazie all'esperienza tedesca, attraverso l'immagine Lang riesce a comunicare un contenuto molto piú vasto delle scarne indicazioni di sceneggiatura: «La gabbia ha sbarre verticali di legno, distanti circa cinque centimetri e visibili dai quattro lati.» L'immagine aiuta lo spettatore a immedesimarsi nello stato d'animo di Eddie, quando viene a sapere che da cinque mesi questi attende nella cella della morte («aspettando, aspettando, aspettando, solo quello»). Dopo il simbolismo elaborato dei film tedeschi, negli Stati Uniti Lang scopre che semplicemente esasperando la concretezza delle situazioni o degli oggetti gli si fa assumere un significato astratto fino a diventare vero e proprio simbolo.(...) |
Autore critica: | L. H. Eisner |
Fonte critica: | Fritz Lang, Mazzotta |
Data critica:
| 1978
|
Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
|
|
Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | |
Autore libro: | |
|