Principe di Homburg (Il) -
Regia: | Marco Bellocchio |
Vietato: | No |
Video: | Elle U Multimedia |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Letterature altre - 800 |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dall'omonimo lavoro teatrale di Heinrich Von Kleist |
Sceneggiatura: | Marco Bellocchio |
Fotografia: | Giuseppe Lanci |
Musiche: | Carlo Crivelli |
Montaggio: | Francesca Calvelli |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Barbora Bobulova (Natalia), Fabio Camilli (Hohenzollern), Italo Dall'Orto (Dorflin), Andrea Di Stefano (Il Principe di Homburg), Pierfrancesco Favino (Sparren), Gianluigi Fogacci (Golz), Diego Ribon (Truchss), Federico Scribani (Stranz) |
Produzione: | Filmalbatros |
Distribuzione: | Istituto Luce |
Origine: | Italia |
Anno: | 1996 |
Durata:
| 85'
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Trama:
| Il principe di Homburg lancia la sua cavalleria in battaglia anzitempo, trasgredendo gli ordini ricevuti. Nonostante la vittoria conseguita, l'errore gli costa la condanna a morte. Natalia, innamorata di lui, cerca di intercedere presso il Grande Elettore che dapprima si mostra irremovibile ma, poi, di fronte alle insistenze della ragazza, fa chiamare a sè il principe e gli comunica di volergli offrire la grazia. A questo punto, è però il principe a rifiutare in nome del rispetto totale del codice d'onore. Quando arriva il giorno dell'esecuzione, Homburg, pronto alla morte, viene ugualmente salvato contro il suo volere e reintegrato al suo posto.
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Critica 1: | Dalla tragedia Der Prinz von Homburg (1810-21) di Heinrich von Kleist. Per aver disobbedito a un ordine in una battaglia contro gli svedesi, pur provocandone la sconfitta, il principe Friedrich von Homburg è condannato a morte dal suo sovrano, il Grande Elettore di Brandeburgo, e poi graziato perché accetta la legge del padre (la dittatura della razionalità). Tragedia, apologo o storia di un sogno? ("Certo, un sogno, che altro?" è l'ultima battuta del film.) Fedele al testo di Kleist e ai suoi motivi di fondo con rigore quasi maniacale (tolti alcuni tagli), è il film più bressoniano di Bellocchio, leggibile anche in chiave psicoanalitica, identificando nell'Elettore il Super-ego, l'Io nella capacità di mediazione di Natalia, l'Es nell'irrequieta nobiltà del Principe. Spostata l'azione nel primo Ottocento, calandola in un paesaggio notturno e lunare, il regista ha smorzato con puntiglio il teatralismo d'origine e raffreddato la dimensione romantica. Contrariamente a Gabriele Lavia nella sua maldestra trasposizione del 1984, ha lavorato su Kleist, non da Kleist. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Conflitto molto contemporaneo tra autorità e libertà, scontro fatale tra padre e figlio, grandi nobili sentimenti, empito romantico, e la possibilità di intendere il film in due maniere: secondo l'interpretazione onirico-psicoanalitica che ne dà il regista, e come versione cinematografica di un'opera teatrale alta e perfetta, l'ultimo dramma che Heinrich von Kleist scrisse a trentaquattro anni nel 1811 pochi mesi prima di uccidersi, pubblicato e andato in scena soltanto dieci anni dopo. E' il dramma del giovane principe che sconfigge il nemico svedese nella battaglia di Fahrbellin nel 1675, attaccandolo nonostante l'ordine contrario del suo sovrano, il Grande Elettore del Brandeburgo; per quella disobbedienza il sovrano lo fa processare e condannare a morte; il principe, preso da repentino terrore, sconvolto, chiede pietà; il sovrano lascia che sia lui stesso a decidere la propria sorte; quando il principe accetta la necessità dell'obbedienza e si dichiara pronto a morire, il sovrano lo perdona e gli dà in sposa la propria nipote principessa Natalia che si era battuta per la vita di lui. Bellocchio ha ridotto il dramma, l'ha reso vitale, appassionato. Lo ha dislocato, con un procedimento consueto, dal Seicento all'Ottocento, nel tempo in cui Kleist lo scrisse, per stabilire un rapporto diretto con il Romanticismo. Lo ha fatto interpretare da ventenni dalla recitazione imperfetta, dalla dizione accentata o precipitosa, ponendo invece al primo posto il corpo, l'aspetto, lo sguardo, l'essere degli attori: l'impetuoso protagonista Andrea Di Stefano ha ventiquattro anni; l'attrice slovacca Barbora Bobulova che interpreta Natalia, incantevolmente bella, ne ha ventitré; e ha ventitré anni pure il produttore Piergiorgio Bellocchio, figlio del regista. Il principe di Homburg è spesso collocato in un paesaggio lunare, in un giardino notturno che s'adatta al sonnambulismo del protagonista, condizione doppia, stato di sonno e insieme di veglia in cui diventa speciale il rapporto con la realtà visibile e invisibile: dice Marco Bellocchio che "l'eroe ha caratteri di visionarietà e istintività affettiva, è un artista più che un guerriero, ha dentro di sé qualcosa come una piccola bomba suicida", dice che tutto potrebbe essere un sogno sognato in giardino sotto la luna. Il film condensa pure un dilemma molto personale e contemporaneo: il lieto fine, l'accettazione della legge del sovrano (cioè del padre) esprime pure una critica del regista all'anarchismo distruttivo, alla rivolta antiautoritaria che lo coinvolse nel Sessantotto così direttamente, alle rivoluzioni che vogliono vittime umane. E la nuova convinzione che si possa essere ribelli e anticonformisti nella dimensione interiore, più radicale e profonda. |
Autore critica: | Lietta Tornabuoni |
Fonte critica: | La Stampa |
Data critica:
| 9/5/1997
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Critica 3: | |
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Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Principe di Homburg (Il) |
Autore libro: | Kleist Heinrich Von |
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