Dear America - Lettere dal Vietnam - Dear America Letters Home from Vietnam
Regia: | Bill Gouturie |
Vietato: | No |
Video: | Domovideo |
DVD: | |
Genere: | Documentario |
Tipologia: | La guerra |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Richard Dewhurst, Bill Gouturie |
Sceneggiatura: | Richard Dewhurst, Bill Gouturie |
Fotografia: | |
Musiche: | Todd Boekelheid, Gary Clayton, Elvis Presley, Bob Dylan, Rolling Stones e altri |
Montaggio: | Stephen Stept, Gary Weimberg |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Robin Williams |
Produzione: | Bill Gouturie, Thomas Bird |
Distribuzione: | Non reperibile in pellicola |
Origine: | Usa |
Anno: | 1987 |
Durata:
| 87'
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Trama:
| Un documentario scarno e angosciato, in cui una quarantina di lettere a casa, scritte da giovani americani inviati a combattere in Vietnam negli anni dal '65 al '68, rendono testimonianza delle loro sofferenze e degli orrori della guerra, resi più acuti dal ricordo della terra e degli affetti lontani, forse perduti per sempre. Le singole lettere sono scritte nelle pause di marce, attese snervanti e combattimenti nel folto di giungle sempre insidiose e con la morte ad ogni passo. I singoli pezzi sono accompagnati dalla lettura, ad opera di voci fuori campo, a rendere vivissimi la paura, la realtà e gli orrori di una guerra della quale i combattenti non fanno che chiedersi il perchè. La triste serie è conclusa con le parole di una madre, ai piedi del monumento sul quale è, tra gli altri, inciso, a monito contro tutte le guerre, il nome del proprio figlio.
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Critica 1: | Autentico e incisivo documento. Straordinaria infine l'idea di arricchire il film con una colonna sonora, a cui hanno contribuito non solo autori di grande spicco (Dylan, Rolling Stones, Springsteen ed altri), ma musiche di intensa vitalità, spesso anche allegre: quasi a fare della giovinezza e dei suoi miti un contraltare freschissimo e spavaldo ai rituali della guerra. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Segnalazioni Cinematografiche |
Data critica:
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Critica 2: | La lista interminabile degli attori (Robert De Niro in testa) che hanno prestato la propria voce alle lettere scritte dai soldati americani in Vietnam serve a far ricordare ancora di più le parole nostalgiche, arrabbiate, depresse, che contrappuntano le immagini del film: scene di repertorio, reportages televisivi, super 8 girati dagli stessi soldati, tutto quel materiale reale che è servito, in seguito, a costruire la rappresentazione cinematografica dell'epoca Vietnam, dal fantastico coppolano al naturalismo dichiarato e differente di Stone e Kubrick. C'è chi ha visto in Lettere dal Vietnam soprattutto l'inutilità, l'incapacità di riproporre ideologicamente la storia della “sporca guerra”. Noi vi abbiamo letto in particolare, il “sentimento” di una generazione (riproposto, con intensità, nel contrappunto musicale “sixties”) che ha scoperto giorno dopo giorno l'inganno in cui era caduta e l'assurdità per cui moriva e, per la prima volta nella Storia, l'ha lasciato scritto in centinaia di ore di trasmissioni televisive e di immagini. Il progredire dei frammenti di “cinérna direct” mostra la noia, l'abbandono, il silenzio, la paura, le malattie, la disillusione, la sfiducia patiti dai ragazzi spediti nell'inferno a servire una causa poco chiara. Finanziato dai veterani perché “non si dimentichi”, più di tutti i suoi illustri precedenti questo film, fatto di frammenti di memoria, ci ha dato l'emozione violenta (e, appunto, “indimenticabile”) di guardare in faccia una generazione bruciata e vicina, di attraversare i corpi sconvolti di ragazzi abbandonati nella jungla, con un Charlie in agguato in ogni anfratto. Chissà come sarebbe se un identico film di montaggio potesse essere fatto con materiali provenienti dall'altra “generazione bruciata”, quella vietcong... |
Autore critica: | Piera Detassis |
Fonte critica: | Cineforum n. 275 |
Data critica:
| 6/1988
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Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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