Quarto potere - Citizen Kane
Regia: | Orson Welles |
Vietato: | No |
Video: | Ricordi Video, M & R, Nuova Eri, Fonit Cetra Video, Panarecord, San Paolo Audiovisivi, Sirio Home Video, Cde Home Video, Gruppo Editoriale Bramante, L'Unità Video |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Mass media, Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori |
Soggetto: | Herman J. Mankiewicz, Orson Welles |
Sceneggiatura: | Herman J. Mankiewicz, Orson Welles |
Fotografia: | Gregg Toland |
Musiche: | Bernard Hermman |
Montaggio: | Mark Robson, Robert Wise |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Orson Welles, Joseph Cotten, Agnes Moorehead, Charles Bennett, Dorothy Comingore |
Produzione: | Orson Welles per la Mercury Productions |
Distribuzione: | Cineteca Nazionale - Immagine |
Origine: | Usa |
Anno: | 1941 |
Durata:
| 119'
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Trama:
| Charles Kane è un figlio di modesti genitori. Quand'egli è ancora un fanciullo, sua madre eredita una grossa sostanza. Questa deve passare al figliolo che dovrà venire educato, lontano dai suoi, in modo corrispondente alla sua futura posizione. Kane ha avuto dalla sorte ingegno non comune, forte volontà, temperamento vulcanico. Divorato da una straordinaria ambizione, si getta nel giornalismo e ben presto controlla trentasette giornali. Vuol entrare in politica e sta per essere eletto governatore quando un avversario, gettando discredito sulla sua vita privata, riesce a stroncarlo. Divorzio dalla moglie, che qualche tempo dopo muore insieme all'unico figlio, in un incidente automobilistico. Sposa un'oscura cantante, ch'egli ama da un pezzo e, mosso dall'ambizione, vuol imporla al pubblico a suon di dollari; ma non vi riesce, benchè abbia fatto costruire per lei uno splendido teatro. Fa costruire un fantastico castello e vi raccoglie immensi tesori d'arte. Lì si ritira a vivere con la moglie che, mal sopportando quella fastosa solitudine, l'abbandona. Egli muore solo, rimpiangendo la serena povertà e i giochi innocenti dell'infanzia.
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Critica 1: | Al suo esordio il ventiseienne O. Welles condensa in un solo film un patrimonio di complesse esperienze tecniche e artistiche, portando a compimento un'intera fase della storia del cinema. Nel suo barocchismo, è un potente spettacolo-riflessione sul capitalismo nordamericano. "Soffre di gigantismo, di pedanteria, di tedio. Non è intelligente, è geniale: nel senso più notturno e più tedesco di questa parola" (J.L. Borges). Regolarmente in testa alla lista dei dieci migliori film del mondo. Con Gregg Toland (fotografia) e Bernard Hermann (musica), Welles fu candidato all'Oscar per il miglior film, la regia e come attore, ma vinse solo quello per la sceneggiatura con Hermann Mankiewicz. Come uno dei giornalisti, compare Alan Ladd (1913-64), peraltro attivo sullo schermo dal 1932. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Citizen Kane (due ore di proiezione, “prima” a New York il 1 maggio 1941) è l'esposizione di un enigma: un simbolico cartello - No Trespassing, vietato l'ingresso - apre e chiude il film. No Trespassing nel castello di Xanadu romanticamente avvolto nella nebbia, residenza del magnate della stampa Charles Foster Kane. No Trespassing nell'io del protagonista, che è - e resta -inconoscibile. Il film si presenta come un blocco chiuso, una struttura che si vuole impenetrabile. In quale modo può essere aggredita? E che cosa attendersi dall'aggressione?
L'enigma resiste all'inchiesta che il giornalista Jerry Thompson svolge per svelarlo. Non resisto alla “onniscienza” dell'autore. Orson Welles, apprendista stregone in pratiche psicoanalitiche (anticipatore di quella straordinaria diffusione della dottrina freudiana negli Stati Uniti che di lì a poco avrebbe toccato anche il cinema), ha pronta una semplice chiave; il trauma che il piccolo Charles Kane provò quando fu strappato ai genitori, un giorno d'inverno, mentre stava giocando con una slitta che aveva per nome "Rosebud" bocciolo di rosa (ossia, nell'uso americano del termine: giovane immaturo). Dunque, la chiave del comportamento “titanico” e sempre insoddisfatto di Kane è la sua immaturità: che è una spiegazione ovvia, quasi una tautologia psicologica. L'inconscio sondato dall'autore dà una risposta che non è una risposta. E rivela non tanto la psicologia di Kane (che, infatti, non rivela) quanto quella dell'autore, lui sì immaturo e sfrontato per nascondere la vertigine provata nell'affacciarsi, scientificamente sprovveduto, sui misteri dell'inconscio. Welles mostrò più tardi, indirettamente, di essersene accorto, allorché in un'intervista del 1963 dichiarò: “La trovata di "Rosebud" è proprio quella che nel film mi piace meno. È una brutta trovata, del Freud alla portata di tutti”. Nato a Kenosha (Wisconsin) il 6 maggio 1915, aveva venticinque anni quando girò, nell'estate-autunno del 1940, questo suo primo film, dopo una notevole esperienza teatrale e un intenso lavoro di drammaturgo e di presentatore radiofonico (è rimasta celebre la sua trasmissione del 30 ottobre 1938, Invasion from Mars, riduzione della wellsiana Guerra dei mondi). I suoi approcci con le professioni dello spettacolo erano avvenuti sotto il segno della irruenza. La medesima irruenza con la quale affrontò il cinema: quella che celava, e nello stesso tempo acuiva, l'immaturità di fondo.
Il fascino del film risiede - più che nelle innovazioni e nelle prodezze tecniche, più che nella alterazione della consequenzialità cronologica dei fatti narrati - in questa immaturità esibita inconsapevolmente sullo schermo e continuamente (consapevolmente) negata da una presunzione di onniscienza. Come ogni “titanismo”, anche questo di Welles-Kane è figlio della insicurezza. Ed è proprio l'insicurezza il carattere distintivo della vicenda di Kane e della stessa struttura del film.
Nel castello di Xanadu coperto di neve, Kane muore bisbigliando una parola: Rosebud. Davanti a un cinegiornale che, partendo dal funerale, descrive a ritroso le tappe più importanti della vita del magnate (arrivismo sfrenato, gli affari, i due matrimoni, la fallita avventura politica, la crisi, la morte in solitudine) e raccoglie su di lui opinioni difformi, alcuni giornalisti discutono sul mistero di questa personalità così affascinante. Chi era veramente Charles Foster Kane, e cos'è Rosebud? Jerry Thompson inizia una inchiesta, che si svilupperà attraverso una serie di incastri (rievocazioni di episodi della vita del personaggio) disseminati lungo il cammino percorso dal giornalista. L'inchiesta, che prende a prestito dalla narrativa “gialla” il procedimento della progressiva rivelazione della verità (Rosebud equivale all'assassino da scoprire), costituisce perciò la cornice entro la quale sono iscritti i flashes back sulla esistenza dell'inquisito.
Ma questa cornice, a sua volta, ne contiene un'altra, rappresentata dalla presenza ostile di Susan, la seconda moglie di Kane, che dapprima rifiuta di parlare e poi racconta le fasi finali - le più drammatiche - del suo infelice rapporto con il marito. La doppia cornice è, insieme, vera e falsa, un elemento reale del racconto e una illusione ottica. Infatti, tutto ciò che Thompson apprende, fra la prima e la seconda visita a Susan, non nasce dalle rivelazioni della donna (che non accetta di farne) ma soltanto dalle ricerche che il giornalista compie. Eppure, le sequenze con Susan si aprono entrambe allo stesso modo, con la macchina da presa che, attraverso il lucernario, scende nel night club dove la cantante si esibisce: a suggerire un legame fra i due episodi, come a chiudere fra parentesi (in una cornice appunto) tutta l'indagine di Thompson. Fuori della parentesi rimangono soltanto, in chiusura, la visita di Thompson al maggiordomo Raymond (dalla quale si apprende, in flash back, della furia di Kane quando fu abbandonato da Susan e della sua solitudine, riflessa e ingigantita da due specchi), le inconcludenti congetture del giornalista davanti alle innumerevoli casse che contengono le collezioni d'arte di Kane, il fuoco che brucia tutto quel che Xanadu contiene e alla fine distrugge anche la slitta "Rosebud".
Intanto, gli episodi raccolti da Thompson nella biblioteca di Walter Thatcher (che era stato il tutore di Kane), e dalla viva voce di due collaboratori del grand'uomo (Bernstein e Leland), hanno permesso di vedere il trauma infantile, l'ascesa del giovane Kane come direttore-proprietario dell"'Inquirer", la grande festa per celebrare la vittoria sul giornale concorrente, il viaggio in Europa alla vigilia della crisi del 1929, il matrimonio con Emily Norton, l'incontro con Susan, la partecipazione alle elezioni per la carica di governatore, la sconfitta, il divorzio da Emily e le nuove nozze con Susan, aspirante cantante lirica, il licenziamento di Leland che rifiuta di recensire favorevolmente una sua penosa esibizione. A questo punto si inserisce la seconda sequenza di Susan al night, con il racconto-visualizzazione della sua sfortunata carriera, la reclusione nel castello per volere di un Kane sempre più cupo, il tentativo di suicidio, la lunga noia che sfocia nel litigio e nella fuga.
Tutto nel film rivela incertezza, contorsione sforzo di comprendere e impossibilità di farlo, continuo tormento espressivo. L'uso dei grandangoli, lo sfruttamento della profondità di campo fino ai limiti estremi, una illuminazione fortemente chiaroscurata, la scenografia che comprende anche i soffitti degli interni, la sovrabbondanza di modellini, di “effetti speciali” e di dissolvenze, le angolazioni “abnormi” (dal basso, dall'alto): ogni cosa è al servizio di un atteggiamento culturale che, se per l'immaturità è proprio dell'esordiente regista, per i suoi riflessi profondi interessa l'intero panorama letterario e ideologico americano. La inconoscibilità del reale, alla quale si può opporre soltanto la registrazione di comportamenti frammentari tra cui non è dato scorgere il nesso, era il principio (teorizzato dalla filosofia pragmatista e dalla psicologia behavioristica) che informava la letteratura contemporanea (Anderson, Fitzgerald, Faulkner, Hemingway, ecc.).
Non si può conoscere (se non parzialmente). Non si può dominare la realtà. La si può soltanto rappresentare. Orson Welles è stato il primo, nel cinema americano, a dimostrarlo, con generosa e geniale magniloquenza. |
Autore critica: | Fernaldo Di Giammatteo |
Fonte critica: | 100 film da salvare, Mondadori |
Data critica:
| 1978
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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