Ragazzo di Calabria (Un) -
Regia: | Luigi Comencini |
Vietato: | No |
Video: | Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede - Domovideo |
DVD: | |
Genere: | Commedia |
Tipologia: | Diventare grandi, Giovani in famiglia |
Eta' consigliata: | Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori |
Soggetto: | Demetrio Casile |
Sceneggiatura: | Francesca Comencini, Luigi Comencini, Ugo Pirro |
Fotografia: | Franco Di Giacomo |
Musiche: | Fiorenzo Carpi; brani da Antonio Vivaldi |
Montaggio: | Nino Baragli |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Diego Abatantuono (Nicola), Giada Faggioli (Crisalinda), Therese Liotard (madre di Mimi'), Santo Polimeno (Mimi'), Gian Maria Volonte' (Felice) |
Produzione: | Italian International Film - Cartmago Film Roma - Canal Plus Prod. Paris |
Distribuzione: | Iif |
Origine: | Italia |
Anno: | 1987 |
Durata:
| 108’
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Trama:
| In un paesino agricolo della provincia di Reggio Calabria vive la famiglia di Mimì, un ragazzo tredicenne, primo di tre fratelli con la passione per la corsa a piedi scalzi. Il padre Nicola, ex contadino attualmente guardiano in un ospedale psichiatrico, dai modi bruschi, amante della caccia, vorrebbe che il primogenito studiasse, si facesse strada nella vita meglio di quanto ha fatto lui e quindi ostacola in ogni modo le aspirazioni sportive del ragazzo, anche con sistemi alquanto discutibili. La madre, dolce e riservata, cerca di proteggere il figlio dalle ire paterne e di nascosto lo aiuta nelle sue speranze di gloria. A spronare di più Mimì c'è anche la simpatia che egli nutre per Crisalinda, una bella giovinetta del luogo che gli sorride durante le sue corse libere fra il verde della campagna calabrese. Ad incoraggiare maggiormente Mimì e a dargli consigli tecnici veri e propri c'è pure Felice, l'autista della vecchia corriera del paese, zoppo dalla nascita, solo, emarginato e malvisto dalla gente del luogo per le sue idee comuniste, il quale nelle aspirazioni sportive del ragazzo rivede i suoi sogni e i suoi ideali giovanili miseramente irrealizzati. Mimì deve vincere tante difficoltà: le prime gare sono un fallimento poichè non è abbastanza allenato e non sa ancora ben calibrare le sue energie. A scuola ha uno scontro violento con l'insegnante di italiano per cui è costretto a ritirarsi. Il padre padrone è sempre più irato contro di lui per la sua ostinazione nel voler correre a tutti i costi, per cui lo porta a lavorare duramente da un cordaio. Però la mamma, dopo essere stata convinta da Felice che il ragazzo ha veramente la stoffa del maratoneta, si reca da zio Peppino, il capo indiscusso del paese, rispettato da tutti, e gli propone di persuadere Nicola a far correre Mimì. Il vecchio è d'accordo; se Mimì si classificherà fra i primi sarà lui stesso poi ad aiutarlo anche in seguito a diventare un vero campione. Il giovinetto vince le qualificazioni in Calabria e a Roma, in gare nazionali arriva addirittura primo. Finalmente il suo sogno è realizzato: Felice esulta poichè era sicuro delle sue capacità; la madre è commossa perchè quasi non crede che suo figlio sia così in gamba; il padre è pentito e senza parole, convinto ormai che Mimì aveva ragione.
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Critica 1: | Commedia divertente e amara allo stesso tempo, che ci mostra uno spaccato di vita di provincia molto efficace. Dietro alla macchina da presa un grande regista italiano, Luigi Comencini. Tra i suoi lavori di maggior successo Pane, amore e fantasia, Lo Scopone scientifico, Le Avventure di Pinocchio, solo per citarne alcuni.
Nel ruolo del padre padrone, Diego Abatantuono, alla sua ventitreesima interpretazione. Altra presenza rilevante quella di Gian Maria Volonté morto in Grecia nel 1994 proprio durante le riprese di un film. |
Autore critica: | |
Fonte critica | archivio.raiuno.rai.it |
Data critica:
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Critica 2: | Poche cose sono difficili da filmare come l'infanzia. Le smorfie adolescenziali, e soprattutto l'orribile caricatura della loro parlata rappresenta, assieme agli spot sui biscottini in scatola per cani e gatti, uno degli abissi che ci riserva la pubblicità televisiva. Con ogni probabilità, quando fra un secolo vorranno dipingere la nostra era in tutto il suo splendore, avranno a disposizione una buona scorta di spezzoni con ragazzini paffuti e ben pettinati.
Ecco perché un artista come l'autore di Incompreso ha diritto a tutta la nostra ammirazione: ancora una volta, anche se questo Ragazzo di Calabria è lungi dall'essere un capolavoro, egli sa avvicinarsi al mondo degli adolescenti con incomparabile facilità.
La sua prospettiva cinematografica non si limita, semplicisticamente, a mostrare il mondo dei grandi dal basso all'alto; visto, cioè, con gli occhi di chi è più piccolo. Ma piuttosto in modo che il mondo degli adulti venga costantemente ridimensionato. La visione di Comencini ha in comune, con quella dei suoi giovani protagonisti, la purezza e la semplicità: e lo sguardo che la cinepresa pone sulla vita smaschera costantemente la relatività dei valori, per non dire l'ipocrisia e la vuotaggine delle idee preconcette.
In questo raccontino, a tratti melodrammatico e trionfalisticamente televisivo, ci sono momenti autentici: gli sguardi sulla civiltà meridionale, con le sue contraddizioni ma anche coi suoi valori. L'inserimento - lirico, ritmato - delle corse del ragazzino nella natura.
Ma i momenti più originali sono quelli nei quali la cinepresa si avvicina al viso del giovane esordiente: allora l'estetica ed i tempi del telefilm sembrano perdere importanza, e solo sembra levitare la grazia e la verità di una dimensione ritrovata. |
Autore critica: | Fabio Fumagalli |
Fonte critica: | rtsi.ch/filmselezione |
Data critica:
| 19/11/87
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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