Ospiti -
Regia: | Matteo Garrone |
Vietato: | No |
Video: | Elle U |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Migrazioni |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Matteo Garrone |
Sceneggiatura: | Attilio Caselli, Matteo Garrone |
Fotografia: | Marco Onorato |
Musiche: | Banda Osiris |
Montaggio: | Marco Spoletini |
Scenografia: | Matteo Garrone |
Costumi: | Matteo Garrone |
Effetti: | |
Interpreti: | Gianni Di Gregorio (proprietario locale), Pasqualina Mura (portiere), Maria Ramirez (Maria), Paola Rota (veterinaria), Paolo Sassanelli (carabiniere), Corrado Sassi (fotografo), Julian Sota (Gherti), Llazar Sota (Ghini) |
Produzione: | Archimede Srl |
Distribuzione: | Pablo |
Origine: | Italia |
Anno: | 1998 |
Durata:
| 78’
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Trama:
| A Roma Ghini e Gherti, due giovani albanesi tra loro parenti, lavorano in un ristorante che organizza anche mostre di pittura e fotografia. Con l'aiuto del proprietario del locale, trovano una stanza per dormire nella casa di Corrado, giovane un po' sconclusionato che abita ai Parioli e fa il fotografo. Un giorno, davanti alla casa di Corrado, Gherti conosce Lino, un sardo che per trent'anni ha fatto il portiere in quello stabile ed ora è stato licenziato a causa degli strani comportamenti della moglie. Ormai un po' fuori di testa, la donna ad un certo punto scompare e, dopo qualche giorno, Lino teme che possa essere lei la sconosciuta trovata annegata sulla spiaggia di Sabaudia. Intanto tra Gherti e Ghini, diversi per carattere, la convivenza diventa difficile, e Gherti alla fine lascia la stanza e il lavoro. Corrado si offre di accompagnare Lino a Sabaudia. Arrivano tutti e quattro insieme, e Lino confessa di avere il terrore dei cadaveri e di non poter procedere al riconoscimento della salma. Delega perciò Gherti che, dopo un po', torna indietro e fa a Lino un gesto di consolazione. Il giorno dopo, Corrado decide di andare alla propria imbarcazione, attraccata in porto e conduce con sé i due ragazzi. Insieme si allontanano verso l'alto mare.
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Critica 1: | Gheni (L. Sota) e Gherti (J. Sota), due giovani albanesi che fanno i lavapiatti a Roma vanno ad abitare in casa del fotografo Corrado (C. Sassi) che diventa presto amico del primo, mentre Gherti, più irrequieto e insofferente, lega con Lino (P. Mura), anziano immigrato sardo che ogni giorno accompagna in giro per la città la moglie (M. Ramires), affetta da depressione e mania di persecuzione. Il taglio del due film di Garrone (Terra di mezzo) è esistenziale più che sociologico; il malessere di Gheni e Gherti, pur così diversi tra loro, non è tanto dell'immigrato, ma di chi è "straniero a sé stesso", condiviso dagli altri due personaggi italiani. "Il film funziona soprattutto nei momenti di stallo in cui la macchina da presa osserva i vuoti, le pause, i silenzi ..." (Michele Marangi). |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Consola, in giorni di rimontante xenofobia, sapere che esiste un film come Ospiti di Matteo Garrone, che racconta le storie di due albanesi in Italia con tono civile e misurato fino dal titolo. Gherti e Gheni (Julian e Llazar Sota) sono parenti; lavorano nello stesso ristorante, ma le differenze di carattere rendono i loro rapporti conflittuali. Attraverso il proprietario del locale, i due giovani trovano ospitalità a casa di Corrado (Corrado Sassi), un simpatico fotografo che vive ai Parioli un po' spaesato, quasi "ospite" - anche lui - nell'elegante quartiere romano. Gradualmente, Gheni e Gherti prendono strade diverse.
Il primo consolida la propria posizione nel ristorante e, insieme, l'amicizia col fotografo. L'altro, invece, lascia il posto di lavoro e comincia a girovagare per Roma. Il ragazzo incontra l'ex-portinaio Lino (Pasqualino Mura), altro "ospite" di lunga data emigrato trent'anni prima da un paesino della Sardegna. Il vecchio è costernato perché la moglie Maria, che ha perduto la ragione, è sparita senza lasciare tracce; Gherti decide di aiutarlo nelle ricerche. Visto a Venezia nella sezione Prospettive, Ospiti è il secondo lungometraggio di un regista trentenne che si era già fatto notare per l'eccellente esordio: Terre di mezzo. Anche in quel film, diviso in tre parti, uno degli episodi riguardava una coppia di albanesi; anche là lo stile era scarno, semidocumentario, in un intreccio ben controllato tra finzione e realtà. Per rappresentare la drammatica condizione dell'immigrato e le difficoltà dolorose dell'integrazione, Garrone allinea piccoli episodi quotidiani, scegliendo di non dare alla vicenda enfasi drammatica ma riuscendo a fissare sulla pellicola momenti di impressionante verità, così che un piccolo film, dal tono sommesso e quasi reticente, può diventare un grosso contributo a favore della solidarietà e della comprensione reciproca. |
Autore critica: | Roberto Nepoti |
Fonte critica: | La Repubblica |
Data critica:
| 25/1/1999
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Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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