Dalle nove alle cinque... Orario continuato - Nine to five
Regia: | Colin Higgins |
Vietato: | No |
Video: | no |
DVD: | Fox Home Entertainment |
Genere: | Commedia |
Tipologia: | Il lavoro |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Patricia Resnick |
Sceneggiatura: | Colin Higgins, Patricia Resnick |
Fotografia: | Reynaldo Villalobos |
Musiche: | Charles Fox |
Montaggio: | |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Dabney Coleman (il capufficio), Jane Fonda (Judy), Sterling Hayden (il Presidente),
Marian Mercer, Dolly Parton (Doralee), Lily Tomlin (Violet), Elizabeth Wilson |
Produzione: | 20th Century Fox |
Distribuzione: | Non reperibile in pellicola |
Origine: | Usa |
Anno: | 1980 |
Durata:
| 109’
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Trama:
| Avendo da poco divorziato con Dick, la giovane Judy Bernly ottiene un impiego presso una grossa azienda ove si presenta per iniziare il lavoro. La nuova arrivata viene presa sotto tutela dall'esperta Violet Newstead e ne diventa amica. Ben presto a loro si aggiunge Doralee che, segretaria particolare del caporeparto Hart, è invidiata da tutte le altre colleghe e ingiustamente accusata di essere l'amante del capo. In realtà Hart è un autentico despota che tiranneggia il personale di cui scopre gli errori grazie alle 'soffiate' di Roz. Violet capeggia il terzetto che, un giorno, tra i fumi di uno spinello, escogita di condannare a morte Hart.
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Critica 1: | Stanche di essere vessate dal dispotico capoufficio, tre segretarie lo sequestrano e lo sostituiscono. Ma una mattina il prigioniero si libera e ricompare sul lavoro. Avrà delle sorprese. Dopo una prima parte un po' troppo descrittiva e interlocutoria, il motore della commedia imbocca l'irresistibile strada della farsa. Molto brave e divertenti le tre briose protagoniste. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Fonte: Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Sgomberiamo il terreno dagli equivoci. Equivoci che Jane Fonda porta con sè e amplifica compiaciuta nelle sue interviste. Dalle 9 alle 5... non è un film che pretenda mobilitare la classe delle segretarie d'azienda se non per calamitarle nei cinema dove è in programmazione. A giudicare dai risultati, la sua ideazione risponde a una ricerca di mercato e non a un atto (fosse anche impuro) della lotta di classe. L'esercito delle segretarie, nelle società invase dal terziario, certo si amplifica, e forse si proletarizza, ma questo fenomeno non trova nel film riscontro se non per qualche annotazione, del tutto marginale, e relegata nella sfera del costume: Judy, ultraquarantenne e reduce da un divorzio, cercando un lavoro inesorabilmente finisce al tredicesimo piano di un grattacielo; Doralee abbandona il «mare d'erba» del Texas e si lascia inurbare a tappe forzate.
Dalle 9 alle 5... non è neppure soltanto un nuovo capitolo cinematografico della battaglia femminista. Non basta infatti, per salire sulle barricate, proporre un film che ha per protagonisti assoluti sole donne, se queste si muovono in una dimensione tutta maschile, senza avvertirne i limiti; e se maschili sono pure i loro sogni.: Judy fantastica di punire il capo - ufficio indossando le vesti dello sceriffo, Doralee quelle del cow-boy. Non basta neppure, per salire sulle barricate, allineare alcune figure di con
torno che rivendicano il diritto al lavoro nelle sue varianti femminili (part-time, asili-nido, fiori e colori nell'ambiente di lavoro) o che le circostanze (e i maschi) hanno reso schiave di vizi (l'alcoolista, la spia in menopausa). Ma, poi, perchè ricercare il film che non c'è? Dalle 9 alle 5... non tarda a dichiarare onestamente le proprie generalità: quelle di una commedia sofisticata, dove volano velocissime battute per 90 minuti come fossero palline da ping pong. Unica variante, ma assai prevedibile, rispetto ai canoni: nessun matrimonio corona l'ora e mezza di bisticci. Ma l'apporto del nuovo è tutto qui: il resto si dispone sul terreno di scontro tra segretarie e capi - ufficio, così battuto negli anni '30 e '40, e un po' troppo a lungo lasciato incolto.
Delusione? Andiamoci piano. Il quarantenne Colin Higgins ha il grosso merito di non prendersi sul serio. Lavora sul «deja,vu» e non finge di dimenticarlo. E convenzionale e prevedibile quasi sempre, ma anche frizzante quando la sceneggiatura glielo permette: il sogno vendicatore di Violet (con l'apporto, non nuovissimo ma divertente, dei cartoni animati), il trafugamento del cadavere, le avances di Hart a Doralee, la prigionia di Hart. In sostanza, Higgins gestisce la prevedibilità propria del genere con i limiti propri degli artigiani. In nessun caso, cerca di riscattare la prevedibilità innovando o personalizzando i modi di svolgimento, che sono poi i canali nei quali si sviluppa e si misura, nel cinema dei generi, la personalità di un autore.
Higgins, nato sceneggiatore e in quella veste apprezzato sopratutto per Harold & Maude, non sa apportare al film come regista se non un indispensabile decoro che solo il livello mediobasso raggiunto dalla produzione italiana delle commedie ci consente di apprezzare oltre il lecito.
E non è la nostra generosità da poco, perché Dalle 9 alle 5... è l'ultimo prodotto di un genere che proprio in America ci ha riservato risultati eccellenti e figura di prepotenza nell'album dei nostri ricordi. A fronte degli illustri paragoni che si possono citare (da Cukor a Hawks, da Preston Sturges a Wilder), il film di Higgins appare un significativo, ma non solitario, test di come la Hollywood anni '80 abbia dimenticato la sua capacità di animare con la macchina da presa le necessità «verbali» del film, di mantenere intatta la verve di un dialogo e una recitazione teatrali attraverso un uso dialogico del montaggio e della ripresa. (…) |
Autore critica: | Giorgio Rinaldi |
Fonte critica: | Cineforum n. 205 |
Data critica:
| 6-7/1981
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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