Aleksandr Nevskij - Alexandr Nevskji
Regia: | Sergej Michailovic Ejzenštejn |
Vietato: | No |
Video: | General Video, Skema, San Paolo Audiovisivi, Bmg Video |
DVD: | KLF |
Genere: | Storico |
Tipologia: | La storia, Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Sergej Michailovic Ejzenštejn, Petr Pavlenko |
Sceneggiatura: | Sergej Michailovic Ejzenštejn, Petr Pavlenko |
Fotografia: | Eduard Tisse' |
Musiche: | Sergei Prokofiev da Testo delle canzoni di Vladimir Lugoskoj |
Montaggio: | Esfir Tobak |
Scenografia: | Konstantin Eliseev, Nikolaj Solovjov, Isaak Spinel |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Nikolaj Cherkasov Principe Aleksandr Nevskij, Nikolaj Oklopkov Vaska Buslaj, Andrei Abrikosov Gavrilo Oleksic, Dmitri Orlov (Ii) Igant, il fabbro, Vasili Novikov Pavsa, Nikolaj Arskij Domas Tverdislavic,
Varvara Massalitinova Amelfa Timofeevna, Vera Ivashova Olga, Aleksandra Danilova Vasilisa, Vladimir Ersov Von Balk, Sergej Blinnikov Sindaco, N. Aparin Michalka, Lev Fenin Vescovo, A. Gul'kovskij Cavaliere, L. Judov Savka, Ivan Klyukvin Guerriero, Ivan Lagutin Monaco Ananij, Ljan-Kun Chubilaj,
P. Paskov Mikula, Naum Rogozin Monaco Nero, N. Vitovtov Cavalieri |
Produzione: | Mosfilm (Mosca) |
Distribuzione: | Collettivo dell’Immagine - Zari Film |
Origine: | Urss |
Anno: | 1938 |
Durata:
| 102'
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Trama:
| E' una ricostruzione storica dell'invasione della Russia da parte della cavalleria teutonica, vi si narrano le gesta di Aleksander che guidò un'armata di contadini contro il nemico sbaragliandolo in un'epica battaglia sul lago Peipus.
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Critica 1: | Prokofev ha scritto una cantata basandosi sulla propria partitura musicale per il film e l'ha intitolata anch'essa "Aleksander Nevkij". Per questo film, nel febbraio 1939, Ejzenstejn ricevette l'Ordine di Lenin (massima onorificenza dell'Unione Sovietica). |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini – Dizionario dei film,Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | “ Aleksandr Nevskij, girato nel 1938, dopo il ritorno di Ejzenštejn dal Messico e dopo Il prato di Bezin ” scrive ŠkIovskij, “ venne considerato da molti come un compromesso. Meravigliò il carattere storico del tema, e venne rimproverato al film di tendere all'opera. La vita dell'uomo si fissa nelle matrici dell'arte, il passato continua a esistere come un dato storico che può innestarsi nella nuova tappa della vita. ” Di fatto, il film era un compromesso e aveva un carattere epico-lirico che lo apparentava alla grande opera russa. In una Russia aperta alle invasioni mongole e alle incursioni dei Cavalieri teutonici, le città di Novgorod e di Pskov sono riuscite a mantenere una relativa indipendenza grazie ai loro ordinamenti interni e a un cauto equilibrio nella composizione dei ceti sociali. Il film (3000 metri, circa due ore di proiezione) si apre con la visione di scheletri e teschi, presenza e simbolo della morte sempre incombente. Sulle rive di un lago i pescatori sono intenti al lavoro. Il principe Aleksandr Nevskij riceve, nella sua residenza di Perejaslav, una missione mongola. Lo invitano a unirsi a loro, ma Nevskij rifiuta. Intanto, a Novgorod le campane chiamano a raccolta il popolo. Si annuncia che la vicina Pskov è caduta nelle mani dei Cavalieri teutonici che stanno avanzando verso oriente. Che fare? I boiari e i mercanti non vogliono la guerra, preferiscono pagare un tributo all'Ordine Teutonico, così come già lo pagano ai mongoli. I piccoli commercianti e gli artigiani intendono resistere: per loro la presenza tedesca significa la perdita della libertà, forse della vita. Il fabbro Ignat è fra i più convinti sostenitori della lotta. Altri due - i cavalieri Vaška Buslaij e Gavrilo Oleksic - levano la loro voce contro i tedeschi.
A Pskov, i Cavalieri hanno dato tutto alle fiamme. Schierato intorno a von Balk, il Gran Maestro dell'Ordine, l'esercito teutonico è un blocco di ferro (elmi, armature, corazze) e di mantelli bianchi con la croce. Un vescovo sta celebrando la Messa e incita gli abitanti a sottomettersi a Roma. Un monaco nero benedice due bambini prima che i Cavalieri li gettino tra le fiamme.
A Perejaslav, Nevskij riceve la delegazione di Novgorod. Va in città e riunisce l'assemblea popolare. Incita tutti a unirsi. Sa che, se i mercanti e i ricchi non lo appoggeranno, gli altri e soprattutto i contadini non esiteranno ad accorrere al suo appello. Così è, infatti. Contadini e pescatori, tutti coloro che abbiamo visto all'inizio intenti in opere di pace, si presentano al principe. Ignat prepara le casacche di maglia di ferro che i guerrieri indosseranno, Gavrilo e Vaška trascurano la loro contesa d'amore per gli occhi della bella Olga e si preparano al combattimento (nella loro vicenda non mancano gli spunti comici: sono gli eroi di una fiaba che si svolge su due livelli, quello alto e nobile del principe e quello popolare, dove ogni infrazione del codice epico è lecita).
In due lunghe sequenze parallele si mostrano i campi delle forze contrapposte. Dapprima il regista descrive il campo teutonico, dominato dal bianco dei mantelli, dalla ferrigna solidità dei ranghi, dai simboli religiosi (si sta celebrando la Messa). A contrasto, ora, il campo russo. I guerrieri, armati alla meglio, sono accanto ai fuochi: prevalgono i toni scuri, la familiarità degli atteggiamenti, l'assenza di ogni simbolo.
È la mattina del 5 aprile 1242. Imponente massa di ferro, avanzano i Cavalieri Teutonici sulla superficie gelata del lago. Si muovono i russi. La battaglia si sviluppa in una serie di feroci corpo a corpo. Attacca ora la cavalleria del principe. Nevskij affronta von Balk, chiuso nella sua corazza. Lo abbatte. Le sorti volgono a favore dei più agili russi. Il ghiaccio del lago comincia a scricchiolare. I Cavalieri Teutonici, impacciati dalle loro pesanti armature, finiscono in acqua e annegano miseramente. A Pskov si celebra il trionfo di Nevskij.
Ejzenštejn, tornato dal lungo viaggio all'estero dalla esperienza deludente di iQue viva Mexico! aveva girato Bezin lug, fra il 1935 e gli inizi del 1937, costretto più volte ad apportarvi modifiche. Alla fine, la lavorazione era stata sospesa, e il progetto giudicato inconciliabile con la politica cinematografica sovietica. La crisi personale del regista era solo una parte infinitesima della grande crisi che stava attraversando il paese. Il 23 febbraio 1937 si apriva la sessione del Comitato Centrale del Partito che avrebbe liquidato l'opposizione di sinistra e aperto la serie dei grandi processi destinati a eliminare una intera classe dirigente. Per le arti, era la fine senza appello di ogni avanguardia. Il “socialismo in un solo paese” esigeva la massima compattezza intorno ad alcune idee-guida: era necessaria la mobilitazione di tutto il popolo, sia dinanzi ai pericoli interni che potevano mettere in forse il piano di industrializzazione accelerata del paese, sia dinanzi alla pressione crescente del fascismo alle frontiere. Occorreva recuperare tutta la tradizione russa, riscoprire i valori nazionali e le figure che quei valori avevano incarnato. Il cinema fu chiamato a contribuire con tutte le sue energie.
Anche il regista del Potëmkin fu invitato al lavoro. Ejzenštejn si impegnò con immenso scrupolo. Si documentò sull'epoca, studiò la pittura storica e di genere del Sette-Ottocento russo, predispose con cura estrema l'apparato figurativo, fissò con esattezza le differenze e le opposizioni che attraverso la metafora avrebbero potuto sostenere la concezione ideologica del film (i bianchi e i neri, i volti coperti dal ferro e i volti scoperti, la simbologia religiosa e il realismo della vita quotidiana), si assicurò la collaborazione di Sergej Prokofev e raccolse ogni elemento in una rigorosa visione unitaria: la minaccia oscura e potente del nemico esterno, la molteplicità degli interessi interni che poteva essere superata dalla forza e dalla lungimiranza di un eroe degno di fede. Nevskij non è Stalin (Ejzenštejn non poteva essere così grossolano), ma certo Aleskandr Nevskij - accolto trionfalmente a Mosca il 23 novembre 1938 - è un film coerentemente stalinista. Un film che produce profonda emozione per la sua forma imponente e suggestiva, per il suo ritmo incalzante. |
Autore critica: | Fernando Di Giammatteo |
Fonte critica: | 100 film da salvare,Mondadori |
Data critica:
| 1978
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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