Butch Cassidy - Butch Cassidy and the Sundance Kid
Regia: | George Roy Hill |
Vietato: | No |
Video: | Fox |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Da un testo di William Goldman |
Sceneggiatura: | William Goldman |
Fotografia: | Conrad Hall |
Musiche: | Burt Bacharach |
Montaggio: | John C. Howard, Richard C. Meyer |
Scenografia: | Philip Jefferies, Jack Martin Smith |
Costumi: | Edith Head |
Effetti: | L. B. Abbott, Art Cruickshank |
Interpreti: | Paul Newman (Butch Cassidy), Robert Redford (Sundance), Katharine Ross (Etta Place), Strother Martin (Percy Garris), Jeff Corey (Sceriffo Steve Bledsoe), George Furth (Woodcock), Cloris Leachman (Agnes),
Ted Cassidy (Harvey Logan) |
Produzione: | 20th Century Fox |
Distribuzione: | Non reperibile in pellicola |
Origine: | Usa |
Anno: | 1969 |
Durata:
| 112'
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Trama:
| Il film racconta la vera storia del più simpatico fuorilegge del west, Butch Cassidy, che insieme al compare Sundance Kid decide di "trasferirsi" in Bolivia quando una speciale squadra viene costituita apposta per catturarli.
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Critica 1: | È la biografia dei capi di Branco selvaggio, gli ultimi grandi fuorilegge del West. Sundance era il braccio e Butch il cervello. Rapinarono banche e treni finché il cerchio degli agenti di Pinkerton si strinse intorno a loro. Emigrarono in Bolivia con la bella Etta finché i "corregidores" non li massacrarono a fucilate. È un film fondamentale per molti motivi. Intanto viene indicato come il western più significativo dell'ultima generazione (quella del tramonto) e poi è l'occasione per alcuni esperimenti che Hill tentò e azzeccò: una certa ironia sempre presente, la musica completamente autonoma e avulsa dal racconto (la canzone di Burt Bacharach, Raindrops keep fallin' on my head, ebbe l'Oscar e una popolarità straordinaria). E poi rappresenta la consacrazione a grande divo di Robert Redford. Nel successivo film che i due protagonisti fecero insieme, La stangata, sempre di Roy Hill, le parti si invertirono. Redford tolse lo spazio principale a Newman, che se la prese moltissimo e litigò col suo vecchio amico e allievo. Un cenno infine sull'efficace fotografia di Conrad Hall, che usò la tecnica della luce soffusa, un artificio che avrebbe dettato legge negli anni Settanta per i film rievocativi del tempo passato. |
Autore critica: | |
Fonte critica | mymovies.it |
Data critica:
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Critica 2: | Butch Cassidy era un vero fuorilegge, vissuto alla fine dell’Ottocento, che si chiamava George Parker. Aveva messo su una banda che rapinava banche su banche nel sud-ovest degli Stati Uniti, ma, benché fosse uno dei banditi più ricercati d’America, era noto come una specie di “ladro gentiluomo”, il fuorilegge più affabile e simpatico della storia del West. La mitologia, legata al personaggio, racconta che non avesse in realtà mai ucciso un uomo ed anche sulla sua fine in Bolivia si nutrono molti dubbi (alcuni sostengono che, in realtà, non fosse morto lì, ucciso dai militari locali). Quello che George Roy Hill girò, nel 1968, era un western del tutto atipico ed i due banditi Butch Cassidy e Sundance Kid (il pistolero Harry Longbaugh) venivano presentati come due moderni antieroi, un po’ selvaggi e decisamente anarchici, più vicini ai protagonisti di Easy Riders (che arrivò l’anno dopo) che non ai classici del genere. Non per niente la scelta del cast ricadde su Paul Newman, che veniva da una fase della sua carriera non particolarmente brillante e che venne rilanciato dal film, e Robert Redford, divo agli inizi, che con quel film conquistò il grande pubblico. Ma fu soprattutto l’ironia, i dialoghi spiritosi, quel presentare la storia sotto un’inedita forma di commedia, oltre all’insolito rapporto a tre tra Newman, Redford e Katherine Ross, a conferire al film un’aura innovatrice, molto in linea con le nuove sensibilità che in quegli anni le nuove generazioni stavano sperimentando. Le avventure dei due banditi, dopo un inizio brillante e vincente, sono raccontate seguendo pedissequamente la loro fuga dagli sceriffi che li inseguono, presentati come delle ombre che in lontananza li minacciano, senza dargli tregua. Hill poi inserì tre momenti musicali che costituirono il leitmotiv del film, celebrati dalla conquista dell’Oscar per la famosa canzone di Burt Bacharach “Raindrops Keep Fallin’ On My Head”, eseguita nella scena in cui Newman e la Ross si divertono in bicicletta. Butch Cassidy prese altri tre Oscar: per la fotografia (Conrad Hall), la sceneggiatura (William Goldmann) e la colonna sonora. |
Autore critica: | |
Fonte critica: | dvd.it |
Data critica:
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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