Liam - Liam
Regia: | Stephen Frears |
Vietato: | No |
Video: | Artificial Eye |
DVD: | Elleu Multimedia |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Il lavoro |
Eta' consigliata: | Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dal romanzo "Back Crack Boy (The)" di Jimmy McGovern |
Sceneggiatura: | Jimmy McGovern |
Fotografia: | Andrew Dunn |
Musiche: | Johon Murphy |
Montaggio: | Kristina Hetherington |
Scenografia: | Stephen Fineren |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Anthony Borrows, Claire Hackett, Ian Hart, Julia Deakin, Russell Dixon |
Produzione: | Liam Films Production, Road Movies; coproduzione Mida, Diaphana, Bim |
Distribuzione: | Bim |
Origine: | Gran Bretagna |
Anno: | 2000 |
Durata:
| 90'
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Trama:
| Negli anni Trenta a Birkenhead, quartiere di Liverpool, Liam è un bambino di sette anni che cresce in una comunità irlandese prevalentemente cattolica. Dopo un periodo di tranquillità, la situazione si è fatta all'improvviso difficile. La crisi economica incombe. Il padre resta disoccupato, prova a cercare un nuovo lavoro ma passa molto tempo al pub a bere e ubriacarsi, discutendo di politica con gli amici. Teresa, la sorella più grande di Liam, entra a servizio dagli Abernathy, ricca famiglia borghese ebrea, e in quella casa è bene accolta. Liam intanto, nonostante soffra di dislessia, comincia a frequentare la scuola elementare. I ritmi di studio sono scanditi dalla presenza di padre Ryan, sacerdote dai modi rigidi e severi che vigila anche sui comportamenti delle famiglie del quartiere. Passano i giorni, e di fronte al peggiorare della situazione, il padre di Liam si lascia convincere a seguire i movimenti più estremisti che gridano rivolta e odio contro stranieri e persone non gradite. Anche gli Abernathy cominciano ad essere guardati con sospetto. Teresa, anche in seguito ad un rapporto consumato nella casa, vorrebbe licenziarsi. Ma ormai il furore ha preso il sopravvento. Insieme agli altri esagitati, il padre arriva al palazzo degli Abernathy e getta dentro una bomba carta. Teresa, ancora dentro, rimane ustionata. Il padre la raggiunge, sconvolto. Ma lei gli dice "perdonami".
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Critica 1: | Dopo la brillante divagazione nella commedia Alta fedeltà, Frears mette in immagini minimaliste un romanzo semi-autobiografico di Jimmy Mcgovern, alternando con lodevole senso dell'equilibrio i toni allegri e quelli amari. Se i fatti sono tristi, dolorosi o addirittura disperati, il film non rinuncia a una certa leggerezza di tocco, ottenuta filtrando gli eventi con gli occhi di un piccolo umorista senza saperlo. La sceneggiatura, scritta bene, articola la progressione degli eventi in un crescendo efficace (...). Tutto il cast è perfettamente all'altezza del compito: dal versatile Ian Hart alla giovanissima Megan Burns, da Claire Hackett a Anthony Borrows, bimbetto dalla faccia di gomma che inciampa nelle parole ma sa guardare la vita con l'ottica giusta. |
Autore critica: | Roberto Nepoti |
Fonte critica | la Repubblica |
Data critica:
| 19/3/2001
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Critica 2: | Come può nascere (come è effettivamente nato, qua e là per il mondo) il fascismo in seno alla classe operaia? Il problema non è da poco e i dolorosi personaggi di Liam rappresentano un tentativo di illustrarlo nel quadro retrospettivo di un aspetto poco noto della storia britannica. Sulla falsariga di un copione di Jimmy McGovern, autore televisivo di qualità, il registi Stephen Frears ci trasporta nel quartiere degli immigrati irlandesi a Liverpool nei primi anni Trenta. E appunto l'epoca in cui Oswald Mosley fondò la famigerata British Union of Fascists, caratterizzata da un feroce antisemitismo. A questa vicenda starebbe bene un famoso titolo di De Sica e Zavattini, I bambini ci guardano, perché la catastrofe che le conseguenze della depressione economica provocano in una famigliola serena la vediamo attraverso gli occhi di Liam, un bimbo di sette anni. Mentre la sorella Teresa (Megan Burns, Premio Mastroianni per la migliore esordiente alla Mostra di Venezia) deve andare a servizio per aiutare la famiglia, quando il cantiere navale chiude i battenti e papà si ritrova disoccupato. Obnubilato dalla smania di trovare i responsabili delle sue disgrazie, l'operaio se la prende con gli ebrei e indossa la camicia nera, subito disponibile a qualche folle sortita da bombarolo; e purtroppo quella in cui è andata a lavorare la meschina Teresa è proprio la villa in cui abita la famiglia dell'ebreo proprietario del cantiere... Liam si rivela molto riuscito finché resta nell'ambito di un trepido minimalismo, descrivendo fra l'altro i guasti che un fanatico insegnamento religioso provoca nella scuola elementare con tutti quei minacciosi discorsi sull'inferno che terrorizzano il bambino. Qualche dubbio suscita il finale, dove Frears tenta un po' acrobaticamente di coniugare ideologia e melodramma. Però Ian Hart è un attore che non ha paura di affrontare la sgradevolezza in un ritratto molto duro e impietoso sul quale gli storici dovrebbero meditare; e il piccolo Anthony Borrows è il migliore avvocato del film. |
Autore critica: | Tullio Kezich |
Fonte critica: | Corriere della Sera |
Data critica:
| 17/3/2001
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Critica 3: | Ambientato in un’Inghilterra degli anni Trenta in cui la disoccupazione e la precarietà materiale seguiti alla crisi economica procuravano un forte consenso alla destra nazionalista e xenofoba, il film sceglie un’originale prospettiva per avvicinarsi a questi temi. Il piccolo protagonista è infatti costretto a crescere in un clima familiare di pesante tensione, venutasi a creare dopo che suo padre è rimasto senza lavoro. Una tensione che sfocerà nel dramma della giovane Teresa, la sorella di Liam, menomata dall’attentato ordito dal genitore, diventato un militante in camicia nera per trovare un riscatto alle umiliazioni subite da parte dei suoi datori di lavoro.
Lo sguardo di Liam viene utilizzato come filtro per evitare allo spettatore di stare troppo emotivamente dentro agli eventi narrati e, quindi, di perdere di vista questa originale pagina di storia. Un pagina dove quell’antisemitismo che di norma si è abituati a collegare ai paesi governati dai sistemi totalitari di matrice nazifascista è qui presentato all’interno della società britannica. Ma al di là di quest’utilizzo per così dire “strumentale” (dal punto di vista narrativo, si intende) della figura del bambino, resta la centralità del personaggio di Liam in quanto portatore di uno sguardo nuovo sugli avvenimenti della realtà. Quasi un invito allo spettatore contemporaneo, assuefatto e indifferente, a imparare a osservare il mondo con lo stesso senso di scoperta e di meraviglioso stupore con cui Liam rimane spesso e volentieri a guardare a bocca aperta: questo ad esempio accade quando contempla la madre che fa il bagno nuda sotto la doccia o guarda di nascosto i quadri di Vermeer che costituiscono il primo affiorare della coscienza della sessualità. Qui, tra l’altro, l’ispirazione all’arte figurativa del grande maestro fiammingo e al suo gusto per i dettagli e i piccoli oggetti consente di amplificare quella attenzione per le cose apparentemente insignificanti che caratterizza la percezione del mondo da parte dei bambini. Lo sguardo di Liam è una metafora. Infatti, quella che si potrebbe definire la sua incapacità a mettere a fuoco la realtà secondo una prospettiva che sappia attribuire il giusto valore alle varie componenti, riguarda tutti i membri della sua famiglia. Tutti accomunati dall’incapacità di operare una visione consapevole e lucida della realtà, di cui la difficoltà di comunicazione è la manifestazione più evidente: la madre è completamente incapace di rapportarsi agli abitanti del quartiere senza litigare, il padre trova ogni occasione buona per attaccare rissa, la sorella è impaurita e sottomessa quando si trova all’interno della casa in cui presta servizio. Una difficoltà di comunicazione generalizzata, di cui la dislessia di Liam è solo l’aspetto più eclatante, di certo amplificata dalla figura severa di padre Ryan, un prete cattolico maestro di scuola e di catechismo, abituato a irreggimentare la vita secondo una serie di rigidi rituali religiosi che inibiscono la libera espressione individuale. |
Autore critica: | Umberto Mosca |
Fonte critica: | Aiace Torino |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Back Crack Boy (The) |
Autore libro: | MacGovern Jimmy |
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