Alice in wonderland - Alice in wonderland
Regia: | Tim Burton |
Vietato: | No |
Video: | |
DVD: | Walt Disney Studios Home Entertainment |
Genere: | Fantasy |
Tipologia: | Infanzia di ogni colore, Letteratura inglese - 800, la Fantasia |
Eta' consigliata: | Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori |
Soggetto: | dai romanzi "Alice nel paese delle meraviglie" e "Oltre lo specchio" di Lewis Carroll |
Sceneggiatura: | Linda Woolverton |
Fotografia: | Dariusz Wolski |
Musiche: | Danny Elfmann |
Montaggio: | Chris Lebenzon |
Scenografia: | Robert Stromberg, Karen O’hara, Peter Young, costumi: Colleen Atwood |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Mia Wasikowska, Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Anne Hathaway, Crispin Glover, Alan Rickman, Michael Sheen, Christopher Lee, Matt Lucas, Stephen Fry. |
Produzione: | Team Todd, Tim Burton Animation Co., Walt Disney Pictures, The Zanuck Company |
Distribuzione: | Walt Disney Pictures Italia |
Origine: | USA |
Anno: | 2010 |
Durata:
| 110'
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Trama:
| In questo film la favola di Alice nel paese delle meraviglie viene riproposta in una chiave nuova. Alice, infatti, è ormai diciannovenne e si reca di nuovo nel paese delle meraviglie da lei visitato quando era bambina. A Wonderland Alice ritrova tutti i principali personaggi della favola, il Coniglio Bianco, Pinco Panco e Panco Pinco, Toperchio, il Brucaliffo, lo Stregatto e il Cappellaio Matto. Durante il suo viaggio Alice cercherà di porre fine al regno della Regina Rossa.
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Critica 1: | Alice teme di essere pazza. Da quando è piccola continua a fare sempre lo stesso sogno, non sta mai attenta quando le parlano, è diversa dal resto della buona società che frequenta e non si integra nelle regole del suo mondo. Affinchè non rimanga zitella come la zia, che senza marito pazza lo è diventata sul serio, i parenti le combinano il matrimonio con un ottimo partito: un giovanotto integrato, conformato, di nobile lignaggio e con qualche problema digestivo. Al grande ricevimento nel quale le verrà fatta la proposta però le visioni di Alice si fanno insistenti, il ticchettio di un orologio sembra ossessionarla e sul più bello vede comparire un coniglio in doppiopetto che le indica che è oramai tardi. Alice lo segue nella sua tana e finisce in quel mondo che aveva sognato fin da piccola, dove scopre che esiste una profezia riguardo una sua omonima la quale, con l'aiuto del Cappellaio Matto, del Coniglio Marzolino ecc. ecc. sconfiggerà una creatura malvagia liberando il regno dalla tirannia della Regina Rossa e riportando al trono la sorella più bella, la Regina Bianca.
La produzione è sempre Disney ma siamo totalmente da un'altra parte rispetto al cartone animato del 1951. Benchè la storia ancora una volta mescoli elementi da i due libri di Lewis Carrol: "Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie" e "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò", il mix è inedito. Questa volta l'andamento psichedelicamente caotico per il quale solo perdendosi completamente Alice riusciva a trarre qualcosa dal suo peregrinare è scartato a favore di una trama decisamente più canonica. Arrivata nel paese delle meraviglie Alice ha un destino già scritto, ha una missione e un nemico da sconfiggere.
Dunque non solo non siamo dalle parti dei testi originali ma non siamo nemmeno dalle parti dei film di Tim Burton, nei quali solitamente il protagonista è un outsider che trova in un luogo oscuro e apparentemente ostile il suo vero habitat perchè più sincero ed autentico dei conformismi borghesi cui era abituato. Alice si trova male nel mondo reale perchè è diversa mentre nel mondo delle meraviglie lotterà per riportare lo status quo, per normalizzare quel luogo dalla tirannia folle della Regina Rossa. Peccato che proprio la Regina Rossa sia la vera outsider: sorella maggiore brutta e dalla testa troppo grande che è sempre stata all'ombra della sorella minore, tanto carina e amabile quanto cretina e impalpabile, e che non riuscendo a farsi amare preferisce essere odiata. Ecco perchè dopo un inzio fantastico, che entra di diritto tra le cose migliori che Tim Burton abbia mai girato, il resto del film è una continua delusione. La parte nel paese delle meraviglie è un percorso verso il conformismo di un personaggio ritenuto matto che, come in un film fantasy, subisce una profezia che si deve avverare, ha un'armatura, una spada, nemici mitologici e via dicendo.
E a poco purtroppo servono le molte interessanti intuizioni visive, le mille piccole raffinatezze di scenografia (praticamente tutta in computer grafica), di costumi e di trucco di fronte ad una parabola disneiana nel senso più deteriore del termine, per la quale l'eroina del caso trova la strada che era stata decisa per lei invece di forgiarne una con le proprie mani o secondo i propri gusti.
Di certo non aiutano un 3D realizzato tutto in postproduzione e abbastanza inutile (almeno il 50% del film ne è privo tanto che se guardato senza occhiali non presenta il classico effetto "doppio") e momenti come la "deliranza" del Cappellaio Matto, che da sola è probabilmente la punta più bassa di tutto il cinema di Tim Burton e di quello di Johnny Depp messi insieme. |
Autore critica: | |
Fonte critica | (MyMovies) |
Data critica:
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Critica 2: | Burton ha sicuramente nella sua impronta visiva e nel suo imaginario alcune delle suggestioni dei romanzi di Carroll, e anche se non potevamo in alcun modo pensare a qualcuno di più adatto per riportare su schermo un classico della letteratura fantastica, nel film di Burton non si percepisce mai un empatia per i personaggi, ne tantomeno il bisogno di dargli un’impronta riconoscibile, quell’aria burtoniana che si respirava ad esempio ne La fabbrica di cioccolato, il genuino e quasi infantile entusiasmo di un piccolo lettore cresciuto, in questo film non si percepiscono quasi mai.Cosi ci ritroviamo di fronte al primo lavoro veramente convenzionale e per nulla riconoscibile del regista, mai come in questo caso il film ha tutto l’aspetto di un compito svolto con l’accuratezza di un gran mestierante, senza l’impronta di follia e bizzarro e il bisogno di raccontare a modo suo un mondo amato, visitato nell’infanzia e metabolizzato nella piena maturità artistica, vedi Il mistero di Sleepy Hollow piuttosto che Edward mani di forbice.150 anni, tanto ha il racconto originale, e bisogna ammetterlo in questa versione si sentono proprio tutti, se il film di Burton visivamente non tradisce lo spessore tecnologico dell’operazione, non strabiliando però come avrebbe potuto e dovuto, per dovere di cronaca segnaliamo anche un 3D assolutamente superfluo, i dialoghi restano sin troppo fedeli all’originale generando un involontario cortocircuito con la punta di follia posticcia dei personaggi messi in scena dal regista, così dopo l’ennesimo “Ciciarampa”, un paio di “Ciciacià” e un “Grafobrancio” di troppo, a cui si aggiunge un Johnny Depp mai così sopra le righe e poco convincente, si arriva ad un finale con la povera Alice/Mia Wasikowska che imita Giovanna d’Arco e mostra tutti i sintomi da sovraesposizione da Green screen.
Peccato in Alice in Wonderland c’è un Burton latitante imbrigliato in un soffocante bavaglio tecnologico che stavolta ne limita palesemente le capacità espressive, anche a causa di una sceneggiatura troppo rigida, quasi formale. Ci volevano meno legacci e remore nell’affrontare la tana del Bianconiglio come fece a suo tempo Jim Henson con Labirynth, e recentemente Guillermo del Toro con Il labirinto del fauno, ma comprendiamo anche che il formato family-movie imposto dalla Disney, deve aver inciso non poco sul risultato finale. |
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Fonte critica: | (il Cinemaniaco) |
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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