Ashik Kerib - Storia di un Ashug innamorato - Ashik Kerib
Regia: | Sergei Parajanov |
Vietato: | No |
Video: | Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede - Mondadori Video |
DVD: | |
Genere: | Commedia |
Tipologia: | Migrazioni |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto da un racconto di M. Lermontov |
Sceneggiatura: | Georgij Badridze |
Fotografia: | Albert Javurian |
Musiche: | Zavansir Kuliev |
Montaggio: | Sergej Paradjanov |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Sofiko Cauteli, Veronique Metonize (Magoul-Meguerie), Jurij Mgoian (Asik Kerib),
Levan Nastrosuili |
Produzione: | Gruzija Film Georgia |
Distribuzione: | Ventana |
Origine: | Urss |
Anno: | 1988 |
Durata:
| 80’
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Trama:
| Asik Kerib è un uomo povero ma dal cuore generoso e dotato di una bellissima voce. Suona la saaza, la balalaika turca, tessendo le lodi dei prodi eroi del Turkistan, ed è sempre invitato alle feste di matrimonio. Un giorno Asik Kerib si innamora della bella Magoul - Méguérie, la figlia di un ricco commerciante turco, e non potendo nemmeno sperare di sposarla per la sua condizione di paria e di vagabondo, decide di partire e di viaggiare per sette anni con lo scopo di far fortuna o di morire. Scaduto il termine, infatti, Magoul - Méguérie andrà sposa ad un ricco signore.
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Critica 1: | E' l'ultimo film di Sergej Parajanov, il grande regista georgiano di origine armena morto dopo averlo presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia dell'88. Come "La leggenda della fortezza di Suran"; lo aveva diretto in collaborazione con un altro regista georgiano, David Abashijle, con cui divideva quelle ricerche su un cinema fatto di pittura, di teatro e di danza che, pur perseguitato dalle autorità sovietiche, lo avevano imposto anche all'estero, alla fine dei Sessanta con ôIl colore del melograno, un'opera che ha fatto epoca. Anche qui lo stesso linguaggio e il gusto spiccato per le leggende ridotte in forma di pantomina. |
Autore critica: | Gian Luigi Rondi |
Fonte critica | Il Tempo |
Data critica:
| 18/11/93
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Critica 2: | Ashik Kerib è un giovane, povero, generoso, con una voce bellissima, suona la balalaika turca (il saaza), tesse le lodi degli eroi del Turkistan, viene invitato alle feste di matrimonio. E si innamora di una bellissima ragazza, figlia di un ricco commerciante turco. A separare i due giovani sono barriere sociali, pregiudizi di corte. Così, Ashik Kerib decide di viaggiare per sette anni, e se farà fortuna potrà sposare la ragazza, altrimenti destinata, al termine di quel periodo, in sposa ad un facoltoso signore. Leggende, tradizioni, avventure si ritrovano nel cinema di Paradianov (coregia di David Abasidze, come nel caso di La leggenda della fortezza di Suram, 1984). Ashik Kerib è un nuovo "pezzo" nel mosaico tessuto dal regista, un altro sacrificio di corpi, lungo viaggio interiore/fisico, mentale/reale, folgorante con-fusione di sguardi, di manipolazione del set, del confine ci nema/teatro, di recitazione, di ossessioni ritornanti (quei pesci boccheggianti, come in Sayat Nova, come in Pirosmani), mentre occhi ciechi tornano a vedere (la madre della ragazza), i tableaux creati da Paradianov si popolano di metafore e di contaminazioni hard (mitra finti, di plastica, teste decapitate dalle quali sgorgano foulards) e una colomba si posa nella sequenza finale su una /sulla mdp. |
Autore critica: | Giuseppe Gariazzo |
Fonte critica: | Cineforum n. 331 |
Data critica:
| 1-2/1994
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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