Orfeo Negro - Orfeu Negro
Regia: | Marcel Camus |
Vietato: | No |
Video: | Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto da un romanzo di Vinicius De Moraes |
Sceneggiatura: | Marcel Camus, Jacques Viot |
Fotografia: | Jean Bourgoin |
Musiche: | Luiz Bonfa', Antonio Carlos Jobim |
Montaggio: | Andree Feix |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Breno Mello (Orfeo), Marpessa Dawn (Euridice), Lourdes De Oliveira (Mira), Lea Garcia (Serafina), Ademar Da Silva (la Morte), Alexandro Costantino (Mercurio), Waldetar De Souza (Chico) |
Produzione: | Sacma Gorpine |
Distribuzione: | Ambasciata di Francia |
Origine: | Francia - Brasile - Italia |
Anno: | 1959 |
Durata:
| 100'
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Trama:
| Orfeo è un giovane meticcio di Rio che fa il tranviere ed è fidanzato con Mira. Amante della musica, Orfeo, quando canta accompagnandosi con la chitarra fa sorgere il sole, come dicono i ragazzini. Alla vigilia del famoso carnevale di Rio, giunge dalla campagna Euridice, una graziosa ragazza, che è venuta a trovare la cugina Serafina. In realtà Euridice è venuta a Rio per sottrarsi alla persecuzione di un misterioso personaggio, che al suo paese vuole ucciderla: ella spera che nella grande città costui non possa raggiungerla. Orfeo, che è anche un famoso ballerino e crea le migliori coreografie carnevalesche, s'innamora della ragazza e la invita ad unirsi ai danzatori che devono esibirsi con lui. Ma durante le danze compare il misterioso personaggio, che nel suo costume simboleggia la morte: Euridice fugge in preda al terrore e si nasconde nel deposito dei tram. Orfeo, accorso per darle aiuto, vorrebbe illuminare l'ambiente, ma per errore innesta l'interruttore dell'alta tensione: Euridice, che stava appoggiata ad un cavo, resta fulminata e il suo corpo è portato via. Orfeo la cerca disperatamente alla polizia, finchè un vecchio lo porta ad una seduta spiritica: qui, sentendo la voce dell'amata, Orfeo non sa resistere alla tentazione di voltarsi, ma alle sue spalle c'è una vecchia megera. Finalmente la ritrova all'obitorio, e porta il suo corpo fino alla collina dov'è la sua capanna; ma Mira e le sue amiche gli si avventano contro e lo fanno precipitare nel burrone. I due corpi restano uniti nella morte: un ragazzino amico d'Orfeo, che ne ha raccolto la chitarra, si mette a cantare e ancora una volta sorge il sole.
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Critica 1: | Una trasposizione del mito di Orfeo ed Euridice nelle favelas di Rio de Janeiro durante il celebre carnevale. Un film pervaso da una frenetica e triste gioia di vivere con la Dawn che delinea una Euridice casta, sensuale e incantevole. Tratto dal dramma Orpheu da conceiçao (1956) di Vinicius De Moraes, sceneggiato da Jacques Viot, è un cocktail di folclore, esotismo e mito (e un po' di turismo) che deve molto del suo facile fascino alle musiche di Antonio Carlos Jobim e Luis Bonfa. Palma d'oro al Festival di Cannes e un Oscar come miglior film straniero. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | A Rio de Janeiro, durante il carnevale, Orfeo – un giovane tranviere, bravo ballerino e cantante – si innamora di Euridice, una contadina fuggita dal paese perché perseguitata da un misterioso individuo simbolicamente raffigurante la morte. Nonostante che Orfeo sia fidanzato con Mira e che questa sia gelosissima, tra i due sboccia l’amore. Sono i giorni folli del carnevale, e l’uomo travestito da Morte tenta ancora di afferrare Euridice. Nel tentativo di salvarla, accidentalmente Orfeo ne provoca la morte. Ritrovato il cadavere all’obitorio, porta Euridice sulla collina, dove abita. Lo raggiunge Mira infuriata, che lo spinge nel burrone, con Euridice in braccio. Un ragazzino, amico di Orfeo, prende la chitarra del ragazzo e canta. Un’altra alba illumina la baia di Rio. Malinconia e mito, folklore ed esotismo. Al ritmo di dolci musiche, la favola di Orfeo ed Euridice si sviluppa, tenera e tragica, nei paesaggi più suggestivi, albe e tramonti in luoghi incantati. Un po’ cerebrale, ingenuamente intellettualizzato e anche troppo scoperto nel suo riferimento mitico, il film rivela, con la naturalezza della ovvietà, che il Brasile è anche questo, oltre a tutti i problemi sociali e politici che lo travagliano. Premiato a Cannes, dove costituì una sorpresa, vale per questo impasto di tradizioni popolari che offre uno sfondo smagliante e frenetico a una tragica storia d’amore. Imbrigliato dalla struttura rigida del mito, Marcel Camus non trova la via per tentare soluzioni più approfondite o più originali. |
Autore critica: | Fernaldo Di Giammatteo |
Fonte critica: | Storia universale del cinema |
Data critica:
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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