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Ricomincia da oggi - Ça commence d’aujourd’hui

Regia:Bertrand Tavernier
Vietato:No
Video:Elle U
DVD:
Genere:Drammatico - Sociale
Tipologia:Diventare grandi, Il lavoro, Il mondo della scuola - Bambini, Razzismo e antirazzismo
Eta' consigliata:Scuole medie inferiori; Scuole medie superiori
Soggetto:Dominique Sampiero, Tiffany Tavernier, Bertrand Tavernier
Sceneggiatura:Dominique Sampiero, Tiffany Tavernier, Bertrand Tavernier
Fotografia:Alain Choquart
Musiche:Louis Sclavis
Montaggio:Sophie Brunet, Sophie Mandonnet
Scenografia:Thierry François
Costumi:
Effetti:
Interpreti:Philippe Torreton (Daniel), Maria Pitarresi (Valeria), Nadia Kaci (Samia), Didier Bezace (l’ispettore scolastico), Véronique Ataly (la signora Liénard), Nathalie Bécue (Cathy), Emmanuelle Bercot (la signora Tiévaux), Françoise Bette (la signora Delacourt), Christine Citti (la signora Baudoin), Christina Crevillen (Sophie), Sylviane Goudal (Gloria), Betty Teboule (la signora Henry), Gérard Giroudon (il sindaco)
Produzione:Les Film A. Sarde - Little Bear Productions - TF1 production
Distribuzione:Bim
Origine:Francia
Anno:1999
Durata:

118’

Trama:

Harnaig, piccola cittadina nel nordest della Francia. Daniel è il direttore di una scuola materna situata in una delle zone più povere del paese, in crisi economica dopo la chiusura di molte miniere. La vita professionale del maestro si scontra quotidianamente con situazioni di disagio familiare, emarginazione e analfabetismo, e spesso anche i servizi sociali, per insensibilità o incapacità di risolvere le situazioni critiche, gli si mettono contro. Daniel prova, invano, a migliorare le condizioni di vita della signora Henry, madre alcolizzata di due bambini, disoccupata, con un compagno che non le dà da vivere, costretta a stare in una casa senza riscaldamento e luce; oppure del piccolo Jimmy, che arriva spesso a scuola con i segni delle violenze subite in famiglia. Solo i bambini e le bambine danno al maestro la forza di continuare nella sua opera, grazie alla loro gioia, alla voglia di giocare o di colorare il mondo. La realtà, tuttavia, appare disinteressata a ogni serenità fanciullesca: la signora Henry si suicida con i due figli e a Daniel sembra cadere il mondo addosso.

Critica 1:Ricomincia da oggi non è solo il titolo del film, è il motto, l’auspicio, la morale stessa del racconto. Come si può portare avanti l’idea di lavorare per migliorare, almeno un poco, il mondo che ci circonda se ogni giorno ci si imbatte in problemi irrisolvibili, come accade a Daniel, impotente di fronte all’ottusità dei servizi sociali, alle “mani legate” del sindaco comunista di Harnaig o, più in generale, al crudele sistema economico-politico che, a ogni congiuntura sfavorevole, toglie lavoro ai poveri e ai più indifesi? Come si fa a superare i fallimenti della vita o il senso di inadeguatezza che coglie chi, come il protagonista del film, ha cercato di aiutare invano una madre in condizioni di estrema povertà, visto che la stessa donna ha tolto la vita a sé e ai suoi figli per la troppa disperazione? Come si può mantenere viva una relazione sentimentale, quando la mente distratta e le fatiche di una giornata non permettono di dedicare le dovute attenzioni alla propria compagna?
L’unica risposta è provare a “ricominciare da oggi”, come se ogni giorno contasse per se stesso, non per dimenticare il passato – è del maestro la frase programmatica: «Dai nostri padri abbiamo ereditato un mucchio di pietre e il coraggio di sollevarle» –, ma per ricostruire ogni giorno ciò che abbiamo intorno. Daniel lo sa, ma l’incalzare degli eventi lo porta a recedere, a farsi immobilizzare da un sentimento d’impotenza. Ci pensa il finale del film a ricordarci dove si trova la forza per iniziare da capo, in quella serie di primi piani di bambini e bambine che danno il senso di un futuro (forse) diverso, ma anche di un presente che dovrebbe essere vissuto come un gioco, nonostante gli abusi e le violenze del quotidiano.
I primi piani dei bambini non edulcorano la situazione descritta dal film, per certi versi amplificano il carattere di denuncia sociale che legittima ogni inquadratura. Attorno a Daniel, vero punto di convergenza dei fili narrativi del film, ruota una cittadina con tutti i suoi problemi: la disoccupazione causata dalla chiusura delle miniere e gli inevitabili problemi economici che ricadono sulle famiglie (una madre, vergognandosi, confesserà a Daniel di non poter pagare la retta mensile della scuola perché con quei soldi fa mangiare i suoi figli), l’impossibilità della politica di cambiare le cose (ancor più significativo vedere che il sindaco di Harnaig, comunista, è sordo alle richieste di aiuto del maestro), l’ottusità della burocrazia e la colpevole insensibilità dei servizi sociali, altro fiore all’occhiello del welfare francese messo alla berlina dal film (quando Daniel prova a mobilitare gli assistenti sociali per aiutare la famiglia Henry ottiene, al contrario, la visita di un ispettore che verifica il suo lavoro a scuola) e poi ancora l’incomunicabilità tra padri anziani e figli, l’instabilità della coppia.
La pellicola, attraverso la storia di un maestro qualsiasi, mostra – senza mai cercare di dimostrare, facendo scaturire dal contesto in modo spontaneo qualsiasi lettura sociologica – che anche nelle società del cosiddetto primo mondo esistono condizioni di estremo disagio, le cui colpe non sono da imputare ai singoli, quanto alle cariche istituzionali che essi rappresentano, puntando il dito contro il sistema in generale. Un cinema-verità che svela un pezzo di mondo che tutti cercano di dimenticare, ma che esiste, come conferma il fatto che il film sia stato tratto da un’esperienza vera, quella dello sceneggiatore e maestro d’asilo Dominique Sampiero.
Autore critica:Marco Dalla Gassa
Fonte criticaAiace Torino
Data critica:



Critica 2:Ricomincia da oggi è, nel panorama del cinema contemporaneo, una specie di Ufo, uno strano oggetto a metà strada tra documento e denuncia, tra film deamicisiano e action movie - anche se di tipo tutto particolare. Dal punto di vista dell'ispirazione, è un film all'antica, che attinge la sua forza dalla sua onestà e dalle sue convinzioni. Da quello della forma, che pedina la realtà con brillante efficacia, è classicamente moderno. Da quello del progetto, è un film-ossimoro: pessimista sul presente, e tuttavia convinto che ci sia da fare e che si possa fare. Dal punto di vista dello spettatore in cerca di emozioni è sconcertante: non ci sono star, non c'è "spettacolo", eppure si attraversa il film a passo di carica, in tensione. Scritto per Bertrand Tavernier da un suo amico insegnante e scrittore, Dominique Sampiero, e da sua figlia Tiffany Tavernier, Ricomincia da oggi ricorda da vicino L.627, che ci portava nella vita quotidiana di una stazione di polizia. Anche qui la traccia narrativa è labile e gli attori sono volti poco noti, presi dalla strada o... dall'asilo, ma la sensazione di spiare la realtà è molto più forte e appassionante, il tema ci tocca più intimamente. Tavernier (a cui France Cinéma ha dedicato una retrospettiva) ci porta in una scuola materna di una cittadina del Nord Est della Francia, nella zona mineraria di Germinal. Ma potremmo essere in qualsiasi area urbana segnata dalla povertà e dalla disoccupazione. E la sua denuncia non investe l'istituzione scolastica, incarnata qui da una straordinaria figura di insegnante (il suo amico Philippe Torreton, "un attore autobiografico", secondo la definizione del regista, instancabile e appassionato), ma le carenze, le colpe e l'indifferenza della macchina dell'assistenza sociale, che si rivela incapace, in un contesto sempre più complicato e difficile, di fare il suo mestiere. In un copione denso di esperienze reali e di aneddoti minuti e tragici che compensano la labilità della traccia narrativa, il maestro Lefebvre deve far fronte al problema di una madre alcolizzata e così povera da non avere nemmeno i soldi per la luce di casa, di un bambino picchiato dall'amante della madre, dei piccoli allievi che non possono pagare la mensa scolastica e che un regolamento draconiano vorrebbe fossero messi fuori. Se un limite si può trovare a questo finto documentario generoso e appassionato, è l'intrusione di un tentativo di "trama", e, più fastidiosa, un'inutile voce off di intonazione poetico-pedagica che commenta fuori registro una realtà ben altrimenti forte. Poco importa: il resto del film commuove, disturba, travolge, lascia il segno. Anche se le sue premesse non giustificano, purtroppo, l'ottimismo del finale.
Autore critica:Irene Bignardi
Fonte critica:la Repubblica
Data critica:

11/11/1999

Critica 3:Sottovalutato a Berlino, premiato dal pubblico di San Sebastiàn, questo é un film nato per caso. E da una conversazione fra Tavernier e l'amico Dominique Sampiero, maestro d'asilo e poeta, che uscì l'idea di una cronaca aggiornata e disincantata dal mondo prescolastico. Le scelte di fondo sono le stesse collaudate con Legge 627 (1992), non il miglior film di Tavernier - noi almeno gli preferiamo L'orologiaio di Saint-Paul, La morte in diretta e Colpo di spugna - ma certo quello che meglio rappresenta l'universo espressivo e morale del regista francese: una sintesi personale tra fiction e documentario, una messa in scena più sollecitata al momento che costruita prima, ottenuta inserendo alcuni professionisti in un ambiente che resta com'era; operazione che gli consente aderenza alla realtà senza fare ciò che Victor Hugo rimproverava a Émile Zola, e cioè "turismo nella miseria umana". Il film prende posizione suggerendo responsabilità individuali, collettive e politiche per una situazione di degrado che relega la scuola a parcheggio dei piccoli da parte di nuclei familiari sfaldati e incoerenti. Ma l'autore evita giudizi trancianti e unilaterali, consapevole che i mali di una società non sono riconducibili a pochi colpevoli. ll punto di vista sugli eventi é quello di Daniel, che coincide solo in parte con ciò che percepisce lo spettatore. Tavernier, quasi a ribadire costantemente l'ambivalenza di Daniel, osservatore privilegiato ma anche attore nelle vicende narrate, limita i primi piani, colloca la mdp a media distanza e lo inserisce spesso ai margini delle inquadrature. Non ci presenta un eroe, ma un educatore che svolge con passione il proprio lavoro e che fatica come tanti per trovare equilibrio nella vita privata. Non a caso lo interpreta Philippe Torreton, già in prima linea contro i tedeschi nei panni del magnifico capitano Conan di una precedente pellicola di Tavernier, e qui di nuovo in trincea per combattere i mali interni del sistema socio-educativo francese. Un personaggio che nei momenti di spensierato disincanto ricorda quel monsieur Malausséne creato da Pennac e che tanto ha inciso sull'immaginario del popolo transalpino; un Don Chisciotte, solo più consapevole dei limiti del proprio idealismo, esattamente come Tavernier. Se nel mondo del meticcio Peckinpah ai perdenti non restava che reggere i cavalli, in quello del militante Tavernier non ci sono opzioni diverse dalla lotta. A qualunque risultato essa porti.
Autore critica:Enrico Danesi
Fonte critica:Duel
Data critica:

23/11/1999

Libro da cui e' stato tratto il film
Titolo libro:
Autore libro:

A cura di: Redazione Internet
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