Drugstore Cowboy - Drugstore Cowboy
Regia: | Gus Van Sant |
Vietato: | No |
Video: | Vivivideo |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Disagio giovanile |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dal romanzo omonimo di James Fogle |
Sceneggiatura: | Gus Van Sant, Daniel Yost |
Fotografia: | Robert Yeoman |
Musiche: | Elliot Goldenthal |
Montaggio: | Mary Baver, Cortiss Clayton |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Ted D'arms, Janet Baumhover, William S. Burroughs, George Catalano, Matt Dillon, Heather Graham, Eric Hull, Roger Hancock, John Kelly |
Produzione: | Nick Wechsler & Karen Murphy |
Distribuzione: | Filmauro |
Origine: | Usa |
Anno: | 1989 |
Durata:
| 99'
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Trama:
| Insieme alla moglie Dianne e ad un'altra coppia, Rick e Nadine, il tossicodipendente Bob Hughes ha escogitato un sistema di furti nelle farmacie e negli ospedali operando d'astuzia, con diversi stratagemmi. Gentry, un tenente della narcotici, tenta invano di incastrarlo. Lo costringe a cambiare casa, ma Bob, con una lettera anonima e coinvolgendo un rissoso vicino, fa sparare da quest'ultimo ad uno degli agenti che lo sorvegliano, provocando l'ira di Gentry che lo pesta e giura di fargliela pagare. Cambiata aria, ma non vita, il quartetto deve ora fare i conti, al ritorno da un poco fortunato colpo ad un ospedale, con la morte per overdose di Nadine. Con grande rischio, in quanto il motel dove risiedono li sfratta per far posto nientemeno che ad un convegno di sceriffi, trasportano il cadavere in un bosco dove Bob lo seppellisce. Questi decide di smettere e si iscrive ad un programma di recupero, dal quale, nonostante la visita della moglie, che gli lascia subdolamente un pacchetto di medicinali "a rischio", sembra uscire provato.
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Critica 1: | Sceneggiatura del regista e di Daniel Yost da un romanzo autobiografico inedito di James Fogle, scritto in carcere. Secondo film di Van Sant dopo Mala Noche (1985), piccolo film indipendente in bianco e nero, ha il merito di raccontare i personaggi con lucidità, senza compiacimenti né moralismi, con una forza visiva di grande efficacia nella sua scioltezza, suggerendo le radicali scelte esistenziali che sono all'origine della loro vita allo sbando sotto il segno dell'eccesso. Nella piccola parte di un prete tossicodipendente c'è lo scrittore W.S. Burroughs (1914-97) con cui nel 1991 Van Sant realizzò il cortometraggio sperimentale Thanksgiving Prayer sui miti del sogno americano. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Secondo film del trasgressivo regista indipendente americano Gus Van Sant, girato tre anni fa (dopo l'ottimo Mala Noche, dell'86, e prima di My Own Private Idaho, proposto all'ultima Biennale di Venezia) e penalizzato pesantemente dalla distribuzione italiana (qualche uscita sporadica in estate e poi il ritiro dalla circolazione). Si tratta di un'opera del tutto originale per ispirazione e messa in scena: un film duro, crudo e insieme folgorante, dotato di un vertiginoso gusto visivo. La storia narrata è quella di un gruppo di giovani tossici spavaldi nell'America marginale dei primi anni '70, ancora segnata dal clima underground e dalle spinte alla ribellione-affermazione individuale proprie della controcultura (la splendida presenza di un “grande vecchio” come William Burroughs appare emblematica in tal senso). Il culto sfrenato per le droghe è quindi conseguente alle scelte esistenziali radicali compiute dai personaggi, capaci di vivere (come prosaici angeli dannati) perennemente in bilico fra felicità e angoscia, paura e piacere, in una libertà irrefrenabile, sotto il segno dell'eccesso. Bob, il protagonista (interpretato in modo convincente da un Matt Dillon finalmente redivivo) ha già fin dall'incipit il destino segnato: il suo percorso di outlaw lo porterà a scontrarsi perfino con le regole del gruppo pur di affermare la propria individuale ricerca, di sperimentare ogni possibilità (anche quella di uscire dal giro). Per questi sbandati (e per l'autore) il viaggio è occasione di aperture visionarie inusitate, mentre tutta la loro precaria esistenza viene resa espressivamente attraverso un'efficace sintesi estetica basata su un'estrema scioltezza formale, inquadrature inclinate, ripetuti dettagli, incisivi raccordi di montaggio, fotografia sporca, granosa, bruciata, rapidi, bruschi movimenti di macchina. |
Autore critica: | Pierpaolo Loffreda |
Fonte critica: | Cineforum n. 311 |
Data critica:
| 1-2/1992
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Critica 3: | |
Autore critica: | |
Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
Titolo libro: | Drugstore Cowboy |
Autore libro: | Fogle James |
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