Estasi di un delitto - Ensayo de un crimen
Regia: | Luis Buñuel |
Vietato: | 14 |
Video: | Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Tratto dal romanzo omonimo di Rodolfo Usigli |
Sceneggiatura: | Luis Buñuel, Ugarte Pages |
Fotografia: | Agustin Jimenez |
Musiche: | Jose' Perez |
Montaggio: | Jorge Bustos, Pablo Gomez |
Scenografia: | Jesus Bracho |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Rodolfo Landa (Alejandro), Miroslava Stern (Lavinia), Rita Macedo (Patricia), Ariadna Welter (Carlota), Ernesto Alonso (Archibaldo), Andrea Palma (Signora Cervantes) |
Produzione: | Alfonso Patino Gomez, per Alianza Cin.(Messico) |
Distribuzione: | Cineteca Antoniana - Museo del Cinema di Torinio - Cineteca dell’Aquila – Collettivo dell’Immagine - Zari |
Origine: | Messico |
Anno: | 1955 |
Durata:
| 89’
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Trama:
| Da ragazzo Alejandro vide morire - atterrito ed affascinato insieme - la propria governante, mentre un carillon suonava. La convinzione d'essere stato il responsabile di quella morte, ed il ricordo del contemporaneo suono del carillon, ch'egli credeva dotato di malefico potere, crearono in lui una cronica ossessione omicida, pronta a ripetersi ogni volta che Alejandro, ormai adulto, ode o ricorda quella musica. In verità, i suoi crimini sono soltanto immaginari poichè, ogni volta, una circostanza accidentale od un'altra persona prevengono la realizzazione dell'omicidio, intensamente pregustato. Cosi' accade per una suora, precipitata nel vano dell'ascensore; cosi' per una fatua conoscente, suicida o uccisa dal mal rassegnato consorte. Cosi' infine, per la fanciulla che Alejandro sposa, freddata dall'amante prima ch'egli, informato all'ultimo momento della tresca, possa attuare la meditata vendetta. Tentato invano di convincere il giudice d'essere lui, in sostanza, il responsabile di quelle morti, Alejandro si libera dall'ossessione disfacendosi del carillon. Potrà quindi tornare, finalmente guarito, alla compagnia dell'unica ragazza sopravvissuta alla vocazione omicida del protagonista.
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Critica 1: | Dal romanzo di Rodolfo Usigli: Archibaldo de la Cruz (Alessandro nella versione italiana) è un uomo ricco, distinto e feticista con l'hobby della ceramica. Ha un solo difetto: è un assassino di donne che, però, non ha mai ucciso le sue vittime. S'è limitato ad augurarsene la morte, azionando un carillon. Al resto provvede il caso. "Capolavoro dell'humour nero e del surrealismo" (G. Sadoul). "Allegoria trasparente dell'impotenza sessuale" (A. Moravia). Per la prima e unica volta Buñuel ricorre a un leitmotiv nella colonna musicale. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini – Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Come uccidere la moglie e altre donne è il problema dell'eroe di Estasi di un delitto, un vecchio film messicano di Luís Buñuel che arriva sui nostri schermi con dieci anni di ritardo. Confezione scadentissima, fotografia lurida, attori cani (a eccezione del protagonista, Ernesto Alonso, non privo di comunicativa); né piú né meno di un qualsiasi filmaccio messicano di ordinaria amministrazione. Ma dietro tanta sciatteria c'è il genio di Buñuel, uno dei cineasti piú originali che si conoscano. L'anziano maestro di Un cane andaluso non si pone problemi di stile né di eleganza, tira giù i suoi racconti alla brava: ma da quarant'anni batte e ribatte gli stessi temi, con una coerenza che forse nessun altro regista ha dimostrato. La satira delle commedie hollywoodiane diventa acqua fresca se paragonata alle sarcastiche invettive di Buñuel, che si accanisce contro la falsa rispettabilità borghese, le belle maniere, le istituzioni conservatrici, i bei sentimenti privi di contenuto reale. Come ogni vero artista rivoluzionario, Luís è un moralista. Estasi di un delitto è forse un omaggio a Monsieur Verdoux di Chaplin. Ma il Barbablù messicano è un velleitario che medita golosamente i suoi delitti sessuali e non riesce a compierli. Ci pensa il caso, con lo sberleffo surrealista sempre presente nei film di Buñuel, a completare l'opera dell'assassino impotente. Ciò che piú interessa all'autore è tuttavia il ritratto di un rampollo dell'alta borghesia viziato e coccolato, fermo all'infanzia e ai suoi vizi anche dopo aver raggiunto l'età matura. C'è tutto un mondo di istituzioni, di forme e di riti pronto ad accogliere e a mascherare gli uomini imperfetti, e magari i grandi criminali, quando appartengono alla società-bene. Tanti che chiacchierano di arte impegnata dovrebbero ammirare la semplicità perfetta dell'impegno di Buñuel, la leggerezza delle sue allusioni pesanti, la qualità intellettuale della sua polemica. Come talvolta accade per gli artisti veramente grandi, un piccolo film imperfetto testimonia dell'arte di Luís Buñuel non meno dei suoi capolavori. |
Autore critica: | T. Kezich |
Fonte critica: | Il Film Sessanta, Il Formichiere |
Data critica:
| 1979
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Critica 3: | (...) Si tratta, come è chiaro, di un'allegoria trasparente dell'impotenza sessuale. Buñuel ha saputo giocare con molta abilità su questo simbolo dell'impotenza, attribuendo ad Archibaldo il carattere ambiguo, ironico e distaccato del seduttore, non quello truce e ottuso dell'assassino. In realtà, Archibaldo non vorrebbe che fare l'amore; quei rasoi, quelle rivoltelle di cui si munisce non sono che simboli fallici; e il ripetuto fallimento del delitto non è altro che un fallimento dell'atto sessuale. Senonché i rasoi e le rivoltelle ci sono davvero: e così un'ombra macabra, sadica e necrofila è proiettata sull'amore e l'impotenza. (...). |
Autore critica: | Alberto Moravia |
Fonte critica: | L'Espresso |
Data critica:
| 23/8/1964
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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Autore libro: | |
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