Autunno della famiglia Kohayakawa (L’) - Kohayakawake No Aki
Regia: | Yasujiro Ozu |
Vietato: | No |
Video: | Biblioteca Rosta Nuova, visionabile solo in sede |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | La condizione femminile |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | |
Sceneggiatura: | Noda Kogo, Yasujiro Ozu |
Fotografia: | Nakai Asakazu |
Musiche: | Mayuzumi Toshiro |
Montaggio: | Iwashita Koichi |
Scenografia: | |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Naniwa Chieko (Sasaki Tsune), Kato Daisuke (Kitagawa Yanosuke), Nakamura Ganjiro (Kohayakawa Manbei), Sugimura Haruko (Kato Shige), Morishige Hisaya (Isomura Eiichiro), Kobayashi Keiji (Hisao), Shimazu Masahiko (Masao), Aratama Michiyo (Fumiko), Dan Reiko (Yuriko), Hara Setsuko(Akiko), Tsukasa Yoko (Noriko) |
Produzione: | Takarazuka Eiga - Toho |
Distribuzione: | Non reperibile in pellicola |
Origine: | Giappone |
Anno: | 1961 |
Durata:
| 103'
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Trama:
| Storia di una famiglia proprietaria di una vecchia distilleria di Saké che rischia il fallimento: un vecchio patriarca, due donne destinate a un matrimonio di interesse che alla fine seguiranno le regole del loro cuore.
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Critica 1: | L'autunno della famiglia Kohayakawa ristruttura temi e situazioni tipici del cinema di Ozu, e in particolare di Tardo autunno, Inizio d'estate e Erbe fluttuanti. L'inizio sembra riproporre la stessa situazione vissuta dalla protagonista di Tardo autunno. In entrambi i casi seguiamo le vicende di una madre vedova - che non solo è interpretata dalla stessa attrice, Hara Setsuko, ma che ha nei due film lo stesso nome, Akiko - alle prese con un'offerta di matrimonio, che deciderà, alla fine, di rifiutare. Di Inizio d'estate invece si ripropone il tema della dissoluzione di una grande famiglia composta da tre generazioni e quello della figlia che decide di mandare all'aria i piani di un matrimonio combinato per seguire l'uomo amato sin nella lontana provincia in cui è stato trasferito. La storia di Erbe fluttuanti, infine, è ripresa attraverso il personaggio di Manbei - anche qui l'interprete, Nakamura Ganjiro, è lo stesso nei due film - un anziano signore che incontra una vecchia amante e furtivamente le va a far visita quasi ogni giorno. Il rapporto tra nuovo e vecchio Giappone si impone come uno dei temi dominanti, sin dalle prime sequenze in cui le immagini delle insegne notturne del centro di Osaka - fra cui spicca la scritta «New Japan » - dei suoi bar e dei suoi uffici si contrappongono frontalmente a quelle dei quartieri della distilleria di Fushimi e del ryokan di Kyôto dove vive la Sasake. Immagini, queste ultime di piccole case di legno, lanterne di pietra, geisha che si intravedono sullo sfondo, vie strette, dove si può ancora ascoltare la musica del tradizionale shamisen, il rumore dei martelli di legno degli artigiani, il frinire delle cicale. Un mondo che è ancora fermo all'epoca Meiji e che testimonia il carattere anacronistico del presente nel cinema di Ozu, costruito sull'elemento nostalgia.
La dialettica fra tradizione e modernità trova un'efficace esemplificazione nei personaggi di Akiko e Noriko, la vedova e la giovane donna in età da marito, le cui scelte finali (rifiutare il matrimonio, con la consapevolezza che ciò porterà alla sostanziale chiusura della distilleria), vanno lette come l'affermazione della propria individualità attraverso il superamento del sacrificio personale per il bene del gruppo. Una scelta dunque radicale, nel contesto dei valori tradizionali della cultura giapponese, operata per altro da due personaggi che mai assumono un ruolo di contestazione aperta nei confronti di tali valori. L'operato delle due donne è dunque segno di come la dimensione nostalgica non impedisce all'autore di comprendere l'intera evoluzione di una società e di cercare un valido compromesso fra tradizione e modernità, secondo la prospettiva già propria di Tarda primavera. Non manca poi un accenno polemico nei confronti del rapporto di totale subordinazione nei confronti della cultura americana, propria del Giappone del secondo dopoguerra, come si vede nella scena in cui Manbei nota le sigarette «made in Usa» di un suo impiegato e commenta con amarezza: «Voi giovani dimenticate presto».
Sul piano narrativo e su quello stilistico il film rivela qualche cedimento nell'uso eccessivo di facili simbolismi o accattivanti intrecci. Tuttavia, non mancano significativi esempi di rigore stilistico. La narrazione si avvia lungo intrecci (le proposte di matrimonio ad Akiko e Noriko) che poi si riveleranno subordinati a quello principale (le vicende sentimentali di Manbei). Il gioco insistito di paralleli fra diverse scene conferisce alla narrazione un carattere particolarmente astratto, che ritroviamo anche nel rapporto figurativo tra Akiko e Noriko: ad esempio, nella scena della passaggiata sul fiume, nelle pose simili e nei movimenti all'unisono, nei dialoghi in cui le donne si parlano rivolgendosi entrambe alla macchina da presa e occupando la stessa posizione in rapporto alla cornice delle inquadrature loro dedicate. Un dialogo tra Manbei e il suo impiegato è di nuovo svolto su stacchi a 180 gradi e sulla posizione frontale della macchina da presa in rapporto ai due interlocutori, ma qui l'elemento significativo, che conferisce al dialogo un carattere quasi astratto, è il fatto che in entrambi i piani dei due personaggi campeggia un posacenere giallo - di un giallo assai vistoso - che si trova sul tavolino che li divide. In questo modo l'alternanza delle inquadrature - col posacenere che una volta è a destra del personaggio e l'altra a sinistra - conferisce alla struttura della scena la dimensione di un gioco di specchi.
Nell'epilogo numerose inquadrature si succedono sul cammino in cui bruciano le ceneri del patriarca. Ad esse si alternano le immagini di tutti i membri della famiglia Kohayakawa che lo osservano tristemente. Queste inquadrature sembrano il punto di arrivo e il drammatico epilogo di tutte le immagini di ciminiere che hanno attraversato il cinema di Ozu. Quasi un segno premonitore della sua fine ormai vicina. |
Autore critica: | Dario Tomasi |
Fonte critica | Ozu Yasujiro, Il Castoro Cinema |
Data critica:
| 1-2/1991
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Critica 2: | |
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Critica 3: | |
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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