Velvet Goldmine - Velvet Goldmine
Regia: | Todd Haynes |
Vietato: | No |
Video: | Lucky Red Home Video |
DVD: | Play Press Publishing |
Genere: | Musicale |
Tipologia: | La musica |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Todd Haynes, James Lyons |
Sceneggiatura: | Todd Haynes |
Fotografia: | Maryse Alberti |
Musiche: | Carter Burwell |
Montaggio: | James Lyons |
Scenografia: | Christopher Hobbs |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Christian Bale (Arthur Stuart), Toni Collette (Mandy Slade), Eddie Izzard (Jerry Devine), Ewan Mcgregor (Curt Wild), Jonathan Rhys Meyers (Brian Slade) |
Produzione: | Christine Vachon, Zenith Production/Killer Films Prod |
Distribuzione: | Lucky Red |
Origine: | Gran Bretagna |
Anno: | 1998 |
Durata:
| 123'
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Trama:
| Agli inizi degli anni '80 Arthur, un giornalista inglese che lavora in un quotidiano di New York, riceve l'incarico di scrivere un articolo sulla vicenda di Brian Slade, mitica star del 'glam rock', scomparso improvvisamente dalle scene all'apice della fama. Arthur, da ragazzo, era stato tra coloro che avevano per Slade una vera passione. Con qualche emozione, Arthur cerca di ricostruire il quadro di quegli anni: comincia ad analizzare il rapporto tra Brian e la moglie Mandy, rintracciandola in un locale di secondo piano ed invitandola a ricordare la sua storia con Brian. Si torna così alla Londra degli anni Settanta, quando ormai dilaga la moda di una musica rock che deve essere sempre più sfrenata e narcisista. Slade si adatta subito a quel clima esibizionistico, indossa abiti sgargianti, pettinature dai colori vistosi, soprattutto insiste sull'ambivalenza e la sfrenatezza degli atteggiamenti sessuali. Si sposa e va in America dove incontra Curt Wild, altra star del rock, di cui diventa intimo amico, lo porta a Londra, la moglie esasperata lo maledice. Si torna agli anni Ottanta e Arthur telefona a Curt Wild che lo invita al concerto di Tommy Stone. Arthur vi si reca, e osserva: quel Tommy somiglia proprio a Brian.
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Critica 1: | La carriera di David Bowie, i suoi incontri con Lou Reed e Iggy Pop, stanno dietro a Velvet Goldmine del trentottenne inglese Todd Haynes, uno dei film più divertenti, belli ed eleganti del 1998, lettura d'un momento storico della pop music, quello dell'esplosione del glam rock nei primi Anni Settanta a Londra, riflessione sul potere dello spettacolo e dell'illusione, ma anche storia d'amore: l'amore tra le star e i loro fans, l'amore tra il misterioso divo Brian Slade e sua moglie, e l'americano Curt Wild che diventa il suo doppio e insieme suo fratello, il suo amante. "Epoca favolosa, vivevamo i nostri sogni. Ma tutto se n'è andato, perduto": il film però non ha nulla dell'amarezza o della cerimoniosità mortuaria della nostalgia, ha invece la vitalità di tutte le passioni. Nel 1984, un giovane giornalista viene incaricato di rievocare con un'inchiesta quel tempo e quel mondo. Non soltanto la musica, anche la rivoluzione portata nel costume dai cantanti: l'ostentazione della bisessualità, la stravaganza dei comportamenti, l'influenza liberatoria esercitata su molti ragazzi, il glamour del look (finti assassinii in palcoscenico, nudità, gioielli, paillettes, grandi collari di piume, abiti settecenteschi tutti d'oro, body argentati come corazze, stivali dagli alti tacchi). Piccoli cuori rossi palpitano nelle pupille della star Brian Slade (Jonathan Rhys-Meyers, una rivelazione), sposato a una bionda intelligente (Toni Collette), quando s'innamora di Wild (Ewan McGregor). La relazione spettacolare ed erotica (strette carnali, lunghi baci sulla bocca), il triangolo arrischiato, sembrano il coronamento d'un momento di massima frenesia, fantasia, eccentricità: "Il primo dovere nella vita è posare". Fascino e felicità finiscono troppo presto in promiscuità, abbandoni, cocaina, rinunce: "Volevamo cambiare il mondo, abbiamo cambiato soltanto noi stessi". Il film romantico insegue con le immagini il ritmo della bellissima musica, inventa immagini originali, è molto riuscito. |
Autore critica: | Lietta Tornabuoni |
Fonte critica | La Stampa |
Data critica:
| 29/1/1999
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Critica 2: | Facendosi annunciare da Oscar Wilde, l'americano trentasettenne Todd Haynes ricrea in Velvet Goldmine, facendo esplodere un grande fuoco d'artificio kitch, la resistibile ascesa della cultura glam-rock, addì Londra anni '70. Cultura colorata, sensuale, lussuriosa in cui riconosciamo le basi dell'estetica del look, della vita come apparenza, oltre alla nuova morale che permetteva a David Bowie di affermare la propria bisessualità. Forte di un plus valore eccentrico, Haynes non fa un'operazione nostalgia, ma ricrea con gran suggestione un film “glam(orous)”, con piccoli cuoricini palpitanti nelle pupille, body argentati, capelli verdi, paillettes, piume, stivali. Prendendo a prestito la struttura di Quarto potere, Velvet Goldmine ci mostra come un giornalista americano (Christian Bale, il bambino dell'Impero del sole), nell'anno caro a Orwell, 1984, vada alla ricerca di una star del rock persa nel passato e di cui egli fu, per una notte, non solo un fan. Interrogando il suo manager e la moglie, ne rievoca la vita lussureggiante fino al virtuale assassinio in scena, il trionfo di mascara e l'amore per un cantante americano con cui avrà una relazione per nulla platonica. Il film “en travesti” che annuncia la dittatura della società-spettacolo, del Grande Artificio, non è naturalmente un giallo, è un puzzle sulla doppia identità sessuale redatto con lo stile degli eccessi, in cui ogni riferimento a David Bowie, a Iggy Pop, agli Slade, a Curt Kobain a Lou Reed non è casuale. Il dr. Haynes, esperto in malattie vitali, dopo Poison e Safe, mostra di avere un ottimo io diviso, sfidando le ipocrisie anche del cinema biografico musicale. Se l'operazione riesce nonostante la sovrabbondanza di ogni suo fattore, è anche merito di un tris di attori di psicosomatismo sensazionale, dal divino Jonathan Rhys Meyers a Ewan McGregor a Toni Collette che deve sopportare di tutto e in nome di sesso, droga e rock'n'roll. |
Autore critica: | Maurizio Porro |
Fonte critica: | Corriere della Sera |
Data critica:
| 6/2/1999
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Critica 3: | |
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Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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