Mio corpo ti scaldera' (Il) - Outlaw (The)
Regia: | Howard Hughes |
Vietato: | No |
Video: | San Paolo Audiovisivi, Cde Home Video |
DVD: | |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | Storia del cinema |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Jules Furthman |
Sceneggiatura: | Jules Furthman |
Fotografia: | Gregg Toland |
Musiche: | Victor Young |
Montaggio: | Wallace A. Grissell |
Scenografia: | Perry Ferguson |
Costumi: | |
Effetti: | Roy Davidson |
Interpreti: | Jack Buetel (Billy The Kid), Jane Russell (Rio Macdonald), Thomas Mitchell (Patt Garret), Walter Huston (Doc Holliday), Mimi Aguglia (Guadalupe), Frank Darien (Shorty), Emory Parnell (Dolan), Gene Rizzi (lo straniero), Joe Sawyer (Charley Woodruff) |
Produzione: | Howard Hughes per la Hughes Productions |
Distribuzione: | Cineteca Lucana |
Origine: | Usa |
Anno: | 1941 |
Durata:
| 117’
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Trama:
| A Doc, noto fuorilegge, è stato rubato il cavallo. Mentre va in giro per cercare di rintracciarlo, incontra Garrett, suo vecchio amico, che nel frattempo è stato nominato sceriffo. Nell'uscire dall'albergo, dove è stato a bere con Garrett, Doc vede il suo cavallo legato al palo. Billy, giovanissimo fuorilegge, dichiara di averlo comperato e di considerarlo suo. Doc, che ha una segreta simpatia per Billy, lascia correre. La sera Billy, durante una rissa, uccide un uomo. Garrett vorrebbe arrestarlo e nella mischia lo ferisce gravemente. Doc s'impadronisce del corpo del ferito e sottraendosi all'inseguimento, lo porta in una capanna, abitata dalla propria amante, Rio. La ragazza prodiga le sue cure al giovane. Quando Doc ritorna alla capanna, Billy è guarito; ma Doc s'accorge che i rapporti tra Billy e la donna sono divenuti intimi. Doc vorrebbe inveire contro il giovane, ma la necessità di sottrarsi alle ricerche di Garrett lo costringe a soprassedere. Garrett riesce ad arrestarli tutti e tre, ma attaccato dagli indiani, deve liberarli, perchè si difendano. Più tardi Garrett vuole arrestarli di nuovo: Doc s'oppone all'arresto di Billy e viene ucciso. Billy riesce a incatenare lo sceriffo e parte con la ragazza.
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Critica 1: | Una delle tante versioni della rivalità tra Billy the Kid e lo sceriffo Pat Garrett, complicata dalla presenza di Doc Holliday e della sua bruna. C'è la mano di Howard Hawks in questo bizzarro western del miliardario H. Hughes, fondato sul disprezzo della donna, valutata da tutti meno di un cavallo. La storia della lavorazione e delle lotte con la censura (che ne permise la libera circolazione soltanto nel 1950) è quasi più interessante del film stesso che, comunque, giustifica la frase di Hughes sulla sua attrice: "Ha il più bel paio di tette che abbia mai visto!". Fotografia del grande Gregg Toland. La durata varia secondo i paesi e le loro censure. |
Autore critica: | |
Fonte critica | Il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli |
Data critica:
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Critica 2: | Da qualunque verso oggi lo si accosti, The Outlaw appare a disagio dentro lo stretto ruolo di responsabile dell'innesto, o meglio dell'irruzione del sesso, sotto spoglie femminili, nel genere western, ruolo assegnatogli ancor prima dell'uscita e troppo spesso riconfermato dalle successive letture critiche. II motivo per cui il film fece epoca negli anni Quaranta sembra ora meno significativo ed altri ci paiono i punti di forza di questa pellicola stravagante, sgradevole e recalcitrante ad ogni sistemazione.
Già le vicende produttive e distributive sono tortuose. Si comincia a girare nel 1940 con Howard Hawks nel ruolo di regista e Howard Hughes in quello di produttore. Dopo soli dieci giorni di riprese, dedicate alle scene iniziali dell'arrivo di Doc Holliday a Lincoln e del suo incontro con Pat Garrett e Billy the Kid, Hawks abbandona il set. Dissensi con Hughes? Al riguardo, Hawks è diplomaticamente pungente: «Ho avuto la possibilità di fare li sergente York, con Gary Cooper. Così ho detto a Hughes: 'Hai sempre voluto diventare regista; perché non finisci tu questa roba?' E lui: 'Pensi che possa?' Risposi: 'Te lo dirò quando l'avrai fatto'. Dopo che ebbe finito il film, dissi: 'Non lo so'. Non pensavo fosse gran che».
A dirigere il film passa dunque Hughes, uomo d'affari, miliardario, recordman d'aviazione, appassionato di cinema e di belle attrici, tycoon leggendario ed eccentrico, eremita volontario nei suoi ultimi anni. II film esce nel febbraio del 1943 nella sola San Francisco. Hughes lo ritira quasi subito: «The Outlaw is banned by the censors!» La Legion of Decency si mobilita contro il film. Ma allo stesso Hughes la cosa non dovette spiacere troppo. Il film era costruito apposta perché la censura si innervosisse e gli attribuisse l'utile contrassegno dello scandalo.
The Outlaw ricompare nel febbraio del 1946. Sono state tagliate alcune scene, due delle quali diventate nel frattempo tanto famose da indirizzare critica e spettatori su di una strada a senso unico e, tutto sommato, limitativa. Non si vedranno più Doc e Billy giocarsi a poker il diritto di scelta tra Rio e Red, la donna e il cavallo; e neppure si vedrà più Rio riscaldare, nuda (ma davvero la prima versione era tanto ardita?), il tremante e moribondo Kid per salvarlo da morte certa.
La sorte del film è segnata: due uomini preferiscono un cavallo ad una donna; Jane Russell - è lei ad essere inopinatamente giudicata inferiore a Red, il cavallo roano - introduce apertamente il motivo sessuale in un genere come il western, da sempre scosso dagli spari delle pistole e dagli zoccoli dei cavalli ma non ancora minacciato da un profilo di donna più marcato del consueto. La presenza perturbante della donna e il disprezzo riservatole dagli uomini che le girano narrativamente intorno indicano, dal punto di vista dell'evoluzione del genere, una novità sicuramente inattesa. Prostitute dal gran cuore e ragazze immacolate devote al buon cowboy avevano fino ad allora rappresentato il doppio volto tranquillizzante della presenza femminile nel western. In The Outlaw, al contrario, Rio non nasconde le proprie credenziali e per questa sua forza inquietante si vede superata da un cavallo.
Ha infatti di fronte a sé una «società di spartiati» costituita da Billy the Kid, Doc Holliday e Pat Garrett, riassuntiva dell'universo tipicamente maschile di tutto il western e non disposta a concedere spazio ad una donna, soprattutto quando essa si faccia portatrice di un elemento tanto dirompente quanto il proprio erotismo. Il grado di pericolosità della presenza femminile è poi reso più acuto dall'instabilità dei rapporti fra gli uomini. C'è molto più della consueta amicizia virile tra lo sceriffo Garrett e il giramondo Holliday. L'omosessualità maschile, di norma ben protetta dal paravento del rapporto cameratesco e dalla complicità di gruppo, è da Hughes portata allo scoperto con evidente compiacimento. Mentre l'erotismo di Rio fa da specchietto per sviare le indagini dei censori, Billy, il fuorilegge per definizione cui il film si intitola, si esercita a scardinare il legame tra Garrett e Holliday e con esso tutte le amichevoli relazioni tra gli eroi del West. - Il modo provocatorio con cui Billy, in una delle prime scene, lancia un perfetto anello di fumo, circolarmente allusivo, sotto il naso di Garrett, e le risposte di questi a Doc («Non ti riconosco più Doc. Ti metti contro un amico»; e poco più avanti: «Doc, questa volta tra me e te è finita sul serio, finita») indicano fin dall'inizio la natura dei rapporti mascolini. Così, se ancora lo spettatore avesse bisogno di una conferma decisiva, lo stesso Garrett, nel momento culminante dello scontro finale con Doc, sbotterà in una risibile scenata di gelosia, rivolgendosi all'amico di un tempo per rinfacciargli il tradimento col giovane Billy («Dovevo aspettarmi questo epilogo. Da quando lo conosci, mi tratti come una cane. Fin dall'inizio ti sei messo dalla sua parte. E adesso tutti ridono alle mie spalle... Sei un idiota, Doc. Ti sei schierato a fianco di quel verme schifoso, contro di me, l'unico vero amico che tu abbia mai avuto e che potresti ancora avere se non fosse per lui»). Non serve il tentativo del navigato Holliday di calmare l'amico («Dai a questa storia più importanza di quanta ne abbia. Quando ci incontreremo di nuovo, ci riderai su, vedrai»). Quella tra Doc e Billy non può essere solo un'avventura; e Garrett spara.
La minaccia femminile e l'intrusione del giovane fuorilegge si sommano. La miscela di erotismo, disprezzo della donna, omosessualità maschile costituisce dunque la superficie di scorrimento del congegno narrativo di The Outlaw, una superficie, certo, piuttosto ribollente per le censure, la pruderie, le fantasie frustrate degli anni Quaranta. Ma oggi più tranquillamente attraversabile per raggiungere la zona in cui il film continua a dimostrarsi efficace.(…)
La trasparente manifestazione del dissolvimento delle regole comportamentali del western mitizzante si rivela nell'andamento narrativo di ogni scena del film. The Outlaw è percorso elettricamente da correnti bizzarre. I vettori tematici (la sessualità femminile, l'omosessualità maschile, il gioco delle trappole...) agiscono contemporaneamente dentro tutte le sequenze, spostandole lungo un percorso segmentato, browniano, del tutto imprevedibile. Come il rapporto tra i personaggi è segnato dai reciproci colpi bassi, ugualmente Hughes carica di maligne e repentine svolte la materia narrativa.
In una stessa scena si trascorre più volte dai toni ridicolizzanti a quelli drammatici per poi tornare ai primi. Spia puntuale di questa irrisolta altalena è la colonna sonora dove si intersecano almeno tre linee musicali. Come tappeto sonoro, in funzione di sottofondo e collocazione ambientale, si usano motivi tradizionali western. A Rio tocca, certo beffardamente, un tema preso di peso dalla Patetica di Ciaikovski. Infine, ed è il livello in cui si fa più esplicita la funzione di controcanto dell'azione, la musica si sdoppia per commentare ironicamente, con caustici squittii e perfide scalette, i passi falsi dei protagonisti, e per appesantire drammaticamente i momenti di tensione. Il passaggio tra i vari livelli è spesso improvviso e sbeffeggiante. Si veda la sequenza, canonica nel western, del seppellimento di Doc. Lo si deve commemorare, come impongono le regole del genere. Il tono di partenza pare serio. Billy chiede a Garrett di dire qualcosa. Ma Garrett non è pratico di discorsi: «Non ho mai detto niente per quelli che ho ucciso». Billy: «Per Doc credo che bisognerebbe farlo». Garrett: «Pensaci tu». Si tolgono il cappello. Billy: «Addio, Doc». Si rimettono il cappello. Billy: «Pat, mi dispiace vederti così». Garrett lo guarda con aria interrogativa. Billy: «Ieri sera ero pronto ad ucciderti; ma alla luce del sole vedo tutto molto più chiaro. Tu e Doc eravate amici da molti anni. Se non mi fossi messo in mezzo, questo non sarebbe successo». Garrett: «È incredibile con quanta facilità le strade di tre uomini possono incrociarsi e poi dividersi. Andiamo». Le battute potrebbero essere finalmente sincere. Ma si cambia subito strada. La musica diventa derisoria e villana. Billy fa un inchino a Garrett e lo invita a passare per primo, mica lo sceriffo gli spari alle spalle. Doc è bell'e dimenticato. Sono gli scarti e le divagazioni narrative a tonificare il film. Gli ossequi alla convenzione e ai luoghi comuni del western si ribaltano nel loro contrario. L'intervento degli indiani, ad esempio, serve narrativamente solo per ridare a Doc e a Billy le pistole che Garrett ha loro tolto quando è riuscito a catturarli. Ma permette a Doc di pronunciare, davanti ai segnali di fumo, una battuta come «Quest'anno i mescaleros cominciano presto», con l'aria di chi se ne intende di indiani e di film western. Nella successiva fuga a cavallo, le immagini di Rio inseguita dai pellerossa sono accompagnate da un Ciaikovski eseguito al gran galoppo. Hughes gioca e si diverte. Da miliardario, senza preoccupazioni finanziarie - il film doveva costare 440.000 dollari, ne costò quasi tre milioni e ne incassò cinque - si concede di tutto. Nei deserti del New Mexico, le folate surrealistiche scompaginano le gesta assurde e infantili di sceriffi e banditi. |
Autore critica: | Bruno Fornara |
Fonte critica: | Cineforum n. 263 |
Data critica:
| 4/1987
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Critica 3: | |
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Fonte critica: | |
Data critica:
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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