Canone Inverso - Making love -
Regia: | Ricky Tognazzi |
Vietato: | No |
Video: | Cecchi Gori |
DVD: | Cecchi Gori |
Genere: | Drammatico |
Tipologia: | La memoria del XX secolo, Razzismo e antirazzismo |
Eta' consigliata: | Scuole medie superiori |
Soggetto: | Graziano Diana, Simona Izzo, Ricky Tognazzi, tratto dal romanzo "Canone Inverso" di Paolo Maurensig |
Sceneggiatura: | Graziano Diana, Simona Izzo, Ricky Tognazzi |
Fotografia: | Fabio Cianchetti |
Musiche: | Ennio Morricone |
Montaggio: | Carla Simoncelli |
Scenografia: | Francesco Bronzi |
Costumi: | |
Effetti: | |
Interpreti: | Hans Matheson (Jeno Varga), Melanie Thierry (Sophie Levi), Lee Williams (Davis Blau), Gabriel Byrne (Il Violinista), Ricky Tognazzi (Barone Blau), Peter Vaughan (Vecchio Barone Blau), Nia Roberts (Costanza), Adriano Pappalardo (Wolf), Andy Luotto (Maestro Hischbaum), Domiziana Giordano (Baronessa Blau), Rachel Shelley (Madre Jeno), Mattia Sbragia (Maestro Weigel), Andrea Prodan (Karl) |
Produzione: | Vittorio Cecchi Gori |
Distribuzione: | Cecchi Gori – Cineteca Lucana |
Origine: | Italia |
Anno: | 1999 |
Durata:
| 118’
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Trama:
| In una notte d'agosto del 1968, anno fatale per la Cecoslovacchia e per il mondo, il violinista Jeno Varga ripercorre la propria vita insieme ad un ragazza di nome Costanza. Jeno racconta di quando, da bambino, in un villaggio della Boemia suonava il violino senza conoscere la musica, sotto gli occhi di sua madre che stupita ripensava all'uomo che aveva amato e che le aveva lasciato la musica, il violino, il figlio e nient'altro. Racconta poi della giovane e celebre pianista ebrea Sophie Levy, di cui si innamora e che anni dopo riesce a conquistare. Racconta anche del Collegium Musicum, che ha il privilegio di frequentare e dove fa amicizia con David, figlio del barone ebreo Blau. L'avvento del nazismo e l'emanazione delle leggi antisemite porta all'allontanamento dei due ragazzi. Ma ora, proprio da quel violino, Jeno capisce che David è suo fratello. Mentre suonano a teatro, Jeno e Sophie vengono arrestati e portati in campo di concentramento. Dal loro amore nasce Costanza, e il violinista con cui la ragazza parla a Praga non è Jeno, morto a Treblinka, ma David che, impazzito per il dolore, è convinto di essere il fratello.
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Critica 1: | Musica, amore, padri e figli. Praga nella breve primavera politica del 1968 e nell'occupazione nazista, un violino prezioso dal manico intagliato, una pianista ebrea piccola bionda ed elegante, due ragazzi violinisti amici-fratelli. Svastiche, conservatorio, misteri, vestiti e automobili d'epoca, castelli, irruzioni naziste in teatro, ebrei perseguitati, racconti che s'intrecciano. Una partitura eseguibile a due, dall'inizio alla fine e dalla fine all'inizio con un movimento simile a quello della memoria, chiamata Canone inverso, il termine che dà il titolo al film con cui Ricky Tognazzi cambia stile. Dopo Piccoli equivoci, suo primo lungometraggio del 1988, in Ultrà, La scorta, Vite strozzate Tognazzi aveva raccontato i problemi brutti dell'attualità italiana. Stavolta passa al grosso film europeo, con interpreti internazionali, con molti flash back e andirivieni nella narrazione, tratto infedelmente dall'ammirato romanzo di Paolo Maurensig (editore Mondadori), collocato in due momenti tragici della vicenda d'Europa, produttivamente impeccabile ma impersonale quanto un kolossal televisivo. Come se si fosse proposto di passare a una categoria diversa, di lasciare la cronaca nazionale per elevarsi alla Storia mondiale, di darsi maggiore nobiltà e importanza con uno sguardo più vasto, Tognazzi racconta con scrupolo. Con poche stonature, anche se è curioso avere delle esecuzioni musicali (che quando valgono sono frutto di applicazione, ripetizione, studio) un'idea tanto romantico-fisica: i suoi violinisti e pianisti sembrano morsi dalla tarantola, la musica li fa sussultare, agitare, saltare, sudare, scuotere la testa e i capelli, muoversi con violenta esaltazione spettacolare. Nel film corretto e medio la più sentita risulta la parte che narra il rapporto difficile tra padre assente e figlio abbandonato. Gli attori sono tutti (salvo il tremendo Gabriel Byrne) ben scelti e ben guidati. E' interessante l'operazione tanto inconsueta per il cinema italiano, pensata in grande, realizzata con cura: e si capisce la delusione di Ricky Tognazzi per il fatto che il suo film di livello europeo non sia stato scelto dal Filmfest di Berlino che ha invece preferito il piccolo film italiano interpretato da suo fratello Gianmarco Tognazzi. |
Autore critica: | Lietta Tornabuoni |
Fonte critica | La Stampa |
Data critica:
| 13/2/2000
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Critica 2: | Stavolta Ricky Tognazzi si rivela più figlio di sua madre, Pat O'Hara, che di papà Ugo: infatti Canone inverso, pur tratto da un romanzo del goriziano Paolo Maurensig (Mondadori), non sembra neppure un film italiano ma una via di mezzo fra la tradizione mitteleuropea e quella di Hollywood. Già aggrovigliata sulla pagina, in una chiave letteraria che da Mann risale a Grillparzer, sullo schermo la trama si complica ancora con aggiunte e varianti che ne insidiano la verosimiglianza (ma per un melò è normale, basta pensare a "Il trovatore"). Entrano in gioco una storia d'amore che nel libro non c'è, un'ambientazione Praga '68 ereditata da Kundera, un rimescolamento d'identità che porta a una soluzione diversa. Forte e bene rispecchiato, nella cornice suggestiva della scuola di musica, rimane l'amore-odio fra i due giovani violinisti, Jeno (Hans Matheson) e David (Lee Williams) che il destino trascina fino a un'agnizione con risvolti patetici. Ottima l'ambientazione, espressiva la fotografia di Fabio Cianchetti, e davvero di buona mano alcune sequenze (come il concorso di violino). Soprattutto coinvolge il ritmo del racconto, incalzato dalla travolgente partitura di Ennio Morricone: ispirato sia quando compone in proprio sia quando manipola il "Clair de lune" di Debussy allo scopo di sottolineare le apparizioni del pianista Melanie Thierry. Nell'insieme, con tutti i suoi limiti, un prodotto di una certa qualità. In margine un'osservazione: i nazisti non avrebbero mai interrotto un concerto per effettuare una retata. Avrebbero aspettato la fine e solo dopo avrebbero razziato i musicisti ebrei per avviarli ai campi della morte. |
Autore critica: | Tullio Kezich |
Fonte critica: | Corriere della Sera |
Data critica:
| 26/2/2000
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Critica 3: | Cos'è che differenzia un film europeo da un film nazional-italiano? Forse le tematiche non strettamente "locali", insieme a un contesto storico più macro che micro. Ma è anche vero che questo "essere europei" sembrerebbe richiedere un linguaggio cinematografico globalizzato, cioè simil-americano. E allora? Lasciamo stare le etichette, e parliamo del film. Che, pur nel suo ripercorrere atmosfere "globali" già viste (da L'attimo fuggente a L'amico ritrovato), e pur nel suo rinviarsi a temi nostrani (l'idea di tante famiglie disastrate che alla fine ne compongono una sola appartiene alla giovane commedia all'italiana, Piccoli equivoci e Maniaci sentimentali - della ditta Tognazzi & Izzo - compresi), presenta innanzitutto una sceneggiatura curata (interessanti le due cornici narrative che si rincorrono e rinviano al cuore della storia). La quale, pur nel suo stravolgere con personaggi nuovi e accenti diversi l'omonimo romanzo di partenza, ne conserva l'anima: questo canone inverso come una strada a doppio senso che permette alle persone (e alla storia, così come alla musica) di mantenere viva la memoria. Il casting? Ironico nel caso di Adriano Pappalardo e Andy Luotto, curioso se si pensa al ruolo che Ricky Tognazzi ha scelto per sé: un artista con un figlio legittimo e uno illegittimo non riconosciuto. Come identificare psicologicamente queste due creature rispetto al suo cinema di ieri e quello (nuovo?) di oggi? |
Autore critica: | Marco Lombardi |
Fonte critica: | Duel |
Data critica:
| 30/3/2000
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Libro da cui e' stato tratto il film |
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